Cosa sta
avvenendo all’Istituto della Sacra Famiglia?
Nell’Istituto
della Sacra Famiglia vigeva il Ccnl della Sanità Pubblica fino a quando
l’Azienda, controllata dalla Curia milanese, con la complicità dei sindacati
Confederali, sostituiva il Contratto dei propri dipendenti con quello Aris
della sanità privata, notevolmente peggiorativo. Non contenta di ciò la
Direzione Aziendale, sempre con la complicità dei sindacati Confederali, per
ridurre ulteriormente i costi, dal 2008 assumeva i nuovi dipendenti, pur nelle
medesime mansioni, con un altro Ccnl, quello Uneba della sanità privata, ancora
meno costoso. È evidente la logica, con tale operazione, oltre di un notevole
risparmio sulle spalle dei lavoratori, di dividerli per renderli più deboli e
ricattabili. Cosa che infatti è avvenuta in tutti questi anni. Dopo alterne
vicende, con accordi vari che cercavano di ridurre le differenze tra le due
diverse posizioni contrattuali, l’Azienda ha imposto a tutti i dipendenti un
solo Contratto di lavoro, quello più vantaggioso per lei, cioè l’Uneba, in
vigore dal primo gennaio.
Dopo
diverse iniziative e mobilitazione da parte dei lavoratori e lavoratrici ed una
giornata di sciopero il 19 febbraio, è arrivata la terribile pandemia che tutto
sappiamo, con il divieto del governo di sciopero e di mobilitazione per tutto
il settore della sanità, mentre i dipendenti dell’ex Aris erano costretti a
subire la decurtazione del salario e l’aumento dell’orario di lavoro. In questa
situazione d’immobilismo imposta ai lavoratori è stato sottoscritto un preaccordo
da Cgil, Uil, AdL di Varese, Cisl, scavalcando la stessa RSU che successivamente
l’ha approvato a stretta maggioranza. L’accordo successivamente dovrà essere votato da un
referendum.
Nel
preaccordo sottoscritto, comunque, per i turnisti dell’ex Aris si aumentano le
ore di lavoro, da 36 a 38 ore alla settimana. Sempre per i turnisti si riduce
la maggiorazione turno del lavoro festivo, notturno e notturno festivo, si
riducono anche le indennità di turno. Per tutti gli ex Aris si riduce la paga
oraria. Ci rimettono sugli aumenti salariali che deriveranno dall’accordo del
rinnovo del Contratto Aris che si sta per concludere dopo 13 anni. Si riduce la
copertura della malattia e dell’infortunio. Questo per stare alle cose principali.
USI Sanità, assieme al Cobas Sanità, ha organizzato un primo Presidio di
protesta davanti ai cancelli ISF nella giornata del 10 giugno.
Nel
frattempo l’USI Sanità ha distribuito un volantino che ha anche affisso, in
formato A3 in tutti i reparti, che ha riscosso notevole successo da più parti,
come dice il nostro Rappresentante Sindacale Angelo Ruggeri “ha fatto il
botto”.
Enrico
Moroni
Esecutivo
Unione Sindacale Italiana USI - CIT
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COME UNA PUGNALATA ALLA SCHIENA
L’arroganza
e la mancanza assoluta del rispetto delle regole contrattuali da parte della
Direzione Aziendale, ha imposto, a partire dal 1° gennaio, in modo arbitrario
la cancellazione di diritti acquisiti nell’Istituto della Sacra Famiglia, con
conseguenze disastrose che tutti sappiamo.
l’Assemblea
Generale dei lavoratori si era esplicitamente espressa per una trattativa che
prevedeva il ripristino del Ccnl Aris. Questo
era il mandato per le RSU e per le organizzazioni sindacali presenti.
Quando
le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto hanno partecipato con successo alla
giornata di sciopero del 19 febbraio e alla protesta sotto la sede della Curia
milanese, responsabile di questa situazione, era per riaffermare questi
obbiettivi irrinunciabili.
Poi è arrivata la tremenda epidemia del coronavirus
con le conseguenti sospensioni da parte del governo del diritto di sciopero e
di mobilitazione.
Mentre
gli organi d’informazione esaltavano l’eroismo degli operatori della sanità
(sappiamo bene in che condizioni sono stati costretti ad affrontare la
situazione) l’Azienda non si è fatta
scrupolo, anzi ha approfittato cinicamente di mantenere le condizioni di
saccheggio dei diritti verso i propri dipendenti.
In questa situazione di estrema debolezza ed
impotenza da parte dei lavoratori l’Azienda ISF ha colto l’occasione di
chiudere la partita con la complicità dei sindacati che, tradendo il mandato
dell’Assemblea Generale, hanno sottoscritto un preaccordo, una vera e propria disfatta su tutti i fronti.
Tutti
i dipendenti dell’Istituto ci perdono pesantemente: sia gli ex Aris, turnisti e
non, sia quelli già Uneba.
Dopo
la già gravissima responsabilità dei sindacati Confederali nella cancellazione
del Ccnl della Sanità Pubblica oggi
s’impegnano nella cancellazione definitiva del Ccnl Aris della sanità privata.
Di
certo con questi sindacati la riduzione dei diritti non si fermerà qui.
Questa squallida operazione è il tentativo estremo
da parte dei sindacati firmatari di togliere le castagne dal fuoco all’Azienda prima
che, con il ripristino del diritto di sciopero e di mobilitazione, riprenda il
conflitto da parte dei lavoratori per la rabbia dei gravi torti subiti. Da sempre rifiutiamo
questo vostro egualitarismo al contrario, dove si tolgono i diritti per
peggiorare le condizioni a tutti lavoratori. È esattamente il contrario che
bisogna fare: aumentare i diritti per
chi ne ha di meno.
La nostra proposta è quella di una lotta unitaria di
tutto il settore della sanità per la conquista di un Contratto Unico, con le
migliori condizioni possibili. Solo così ci sarà vera uguaglianza, solidarietà e giustizia
per tutti i lavoratori della sanità, soprattutto nel settore privato, dove i
dipendenti vengono divisi da più contratti all’interno della stessa azienda.
Cominciamo dal rifiutare questo accordo che ci rende
tutti più poveri.
Come USI, di fronte alla gravissima situazione che
si è creata all’Istituto della Sacra Famiglia, ci impegniamo a farne un caso di
vergogna nazionale, denunciando le gravissime responsabilità della Direzione
Aziendale in questa operazione finalizzata al profitto sulla pelle dei
lavoratori.
Denunciamo anche le responsabilità di chi sta
dietro: gl’interessi speculativi della Curia milanese, rappresentata in Azienda
ISF dal Presidente Don Marco Bove.
“Mentre si predica la carità, si cancellano i
diritti dei lavoratori e delle lavoratrici”.
Unione Sindacale Italiana Sanità
- USI CIT
Cesano
Boscone