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giovedì 30 luglio 2020

CONFRONTI
A proposito de L’incendio di Roccabruna

La copertina del libro

Desidero fare una breve considerazione relativa alle storie che compongono L’incendio di Roccabruna dove Lei descrive situazioni che portano a violenze che, con ogni probabilità, sono state perpetrate nei secoli in seno alle società contadine e non solo.
Nel corso della lettura ho notato, cosa che non viene rimarcata nei numerosi giudizi e recensioni, che Lei nel contesto della narrazione non si è soffermato sui dettagli delle crudeltà commesse, rendendo così la lettura adatta anche a persone particolarmente sensibili. Le chiedo se ritiene che io abbia colto la veridicità di questo aspetto dei suoi racconti.
Jana Giupponi

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Ha perfettamente ragione: la violenza è una costante della storia, come la guerra. Ha riguardato ogni tipo di società, non solo quelle di tradizione contadina, e non solo al Sud. Direi che lei ha colto con precisione il discorso sulla crudeltà su cui l’autore non indugia e soprattutto non mostra alcun compiacimento. Non ne esibisce i dettagli e i particolari, come lei ben scrive. C’è un passaggio di un racconto particolarmente crudele dal titolo “I cannibali”, in cui l’autore prende le distanze in maniera inequivocabile con questa considerazione finale: “A volte, devo confessarvelo, sono terrorizzato, pensando a che sangue mi scorre nelle vene”.
Angelo Gaccione