A
proposito de L’incendio di Roccabruna
La copertina del libro |
Desidero
fare una breve considerazione relativa alle storie che compongono L’incendio
di Roccabruna dove Lei descrive situazioni che portano a violenze che, con
ogni probabilità, sono state perpetrate nei secoli in seno alle società
contadine e non solo.
Nel
corso della lettura ho notato, cosa che non viene rimarcata nei numerosi
giudizi e recensioni, che Lei nel contesto della narrazione non si è soffermato
sui dettagli delle crudeltà commesse, rendendo così la lettura adatta anche a
persone particolarmente sensibili. Le chiedo se ritiene che io abbia colto la
veridicità di questo aspetto dei suoi racconti.
Jana
Giupponi
***
Ha
perfettamente ragione: la violenza è una costante della storia, come la guerra.
Ha riguardato ogni tipo di società, non solo quelle di tradizione contadina, e
non solo al Sud. Direi che lei ha colto con precisione il discorso sulla
crudeltà su cui l’autore non indugia e soprattutto non mostra alcun
compiacimento. Non ne esibisce i dettagli e i particolari, come lei ben scrive.
C’è un passaggio di un racconto particolarmente crudele dal titolo “I cannibali”,
in cui l’autore prende le distanze in maniera inequivocabile con questa
considerazione finale: “A volte, devo confessarvelo, sono terrorizzato,
pensando a che sangue mi scorre nelle vene”.
Angelo
Gaccione