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venerdì 24 luglio 2020

INTERROGATIVI
Gandhi, Fornari e la “Psicanalisi della guerra atomica



Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo” questa frase di Gandhi, col senno di poi e senza compiacimento alcuno, porrebbe, a mio parere, un’altra domanda. Può esserci un cambiamento totale, vero, se non sei completamento libero? Infatti una parte di te, la tua violenza, non la deleghi, consapevole o no, allo Stato, con riferimento alla situazione dell’oggi? E allora, per cambiare, non devi prima riprendertela e magari sentirtene responsabile proprio come avviene all’ interno dello stesso Stato, dove, se uccidessi, saresti punito? E il non uso della violenza, tuo e di altri cittadini che hanno capito che fare guerre oggi è più che mai deleterio, non salverebbe lo Stato medesimo da una possibile distruzione insieme all’ambiente?
Ecco la necessità di questo atteggiamento e di questa libertà piena, di scelta, per creare una situazione in cui l’uomo conti insieme alla natura di cui è parte, possa costruire strade nuove con il fine di salvaguardare anche le generazioni future e vivere una vita senza confronti armati e senza furbastrerie nei riguardi degli altri, riconoscendoci finalmente in una posizione comune sul pianeta terra che noi abitiamo. La nostra arroganza umana ma statuale, dimentica che un virus infinitesimale ha colpito e ucciso milioni di persone di tutti i Paesi e siamo qui a dirci che “io” sono migliore di te, sono più ricco (avendo magari “rubato” prima le tue ricchezze, in vari modi), senza una apertura mentale che si ricolleghi, in caso di guerra, ad una potenziale sparizione  di milioni se non miliardi di persone, compreso gli uomini e le donne dei Paesi belligeranti. Lo ricordino e anche, facciamolo ricordare, ai nostri responsabili, cui abbiamo dato la delega di agire anche in quel senso.
Una precisazione doverosa. Con la domanda in apertura non ho inteso minimamente sminuire la grandezza di Gandhi che comunque ha centrato l’obiettivo contenuto nella sua frase. Avendo, il sottoscritto, utilizzato tesi desunte dal libro, citato sopra, di Franco Fornari, auspicherei un apprezzamento dello stesso per il suo impegno pacifista di alto livello: umano soprattutto.
Giuseppe Bruzzone
(Obiettore di coscienza anni 1966-1968)