di
Vittoria Orlandi Balzari
Particolare dei dipinti |
Il
Grechetto torna a casa: il lieto fine di una odissea
durata
quasi 2 anni
L’altro
ieri il giornalista Pierluigi Panza nel suo articolo sul Corriere della Sera ha
annunciato ufficialmente che la Commissione di esperti incaricata dal Comune di
Milano della destinazione delle tele che ornavano la sala conferenze chiamata
“Sala del Grechetto” della Biblioteca Centrale di Palazzo Sormani debba
ritornare nella sua sede storica. Si è saputo inoltre che attualmente le tele
si trovano all’Ansaldo per il necessario restauro.
Mi
sono pubblicamente battuta in difesa del ritorno delle tele di Orfeo alla
“loro” Sala del Grechetto, assieme ad altri illustri studiosi, primo tra tutti
il professor Morandotti; alla fine il buonsenso ha prevalso su qualsiasi altra
ragione.
Ciò
che conta è che un bene della comunità cittadina sia restituito ad essa e
ricollocato nell’unica sede possibile e, cioè Palazzo Sormani, da più di mezzo
secolo la biblioteca dei milanesi.
Veduta della Sala |
Le tele seicentesche che narrano la favola di Orfeo (e non solo) appartengono a questo edificio storico di Porta Vittoria da ben prima che divenisse sede della Biblioteca centrale comunale, dove generazioni di studenti si sono preparati agli esami universitari, studiosi hanno fatto lunghe ricerche bibliografiche, semplici pensionati hanno letto riviste e quotidiani ecc. La Sala del Grechetto, ossia così chiamata in virtù della attribuzione storica del ciclo al pittore genovese Giovanni Benedetto Castiglione detto il Grechetto, che si trova al primo piano della nostra biblioteca, accedendo da una monumentale scala, dove i più autorevoli autori hanno presentato i loro scritti e si sono tenute tante conferenze di alta cultura, è stata allestita con le tele suddette nel suo aspetto definitivo nel 1907, quando il palazzo apparteneva ancora alla nobile famiglia dei Sormani Andreani, al cui cognome avevano da poco associato quello dei Verri, altrimenti estinto con la morte dell’ultima discendente, loro madre. È proprio in virtù dell’allestimento di più di un secolo fa che non sarebbe stato possibile cambiare sede alle tele e metterle in una sequenza diversa. Le motivazioni sono essenzialmente tecniche e oggettive: le tele furono create a metà Seicento per ornare un palazzo sito nell’attuale via Monte Napoleone e distrutto dai bombardamenti del 1943 che allora apparteneva ai Visconti del ramo di Carbonara.
Uno scorcio della Sala |
La
sequenza originale delle tele non era questa che vediamo perché erano maggiori
sia le dimensioni della sala per la quale furono dipinte sia il numero delle
finestre rispetto a quelle di Palazzo Sormani. Quando Carolina Verri si trovò
costretta a vendere il palazzo di famiglia in via Monte Napoleone, nel 1877,
volle far trasferire le tele nell’attuale edificio, dove abitava col marito,
Alessandro Sormani Andreani, e i loro figli. Per trent’anni però le tele non
erano riuscite ad essere rimesse a muro proprio perché in Palazzo Sormani non
c’era una sala identica a quella originaria. Solo dopo la morte di Carolina,
nel 1904, i figli decisero di affidare le tele, conservate in uno sgabuzzino,
all’architetto Mainoni e la sua équipe di restauratori-pittori affinché adattasse le tele alle misure e alle aperture
(finestre e porte) dell’unico salone che per capienza si avvicinava a quello di
Palazzo Verri. Come in un grande collage, l’architetto si è trovato a far
tagliare e riassemblare le tele, in parte stravolgendo la disposizione
primitiva, riducendo le dimensioni di alcune, escludendone altre e soprattutto
integrandole per dare un senso di uniformità all’insieme definitivo.
Il volume della Balzari dedicato al Grechetto |
Il
tentativo, lodevole, di ricreare la sequenza esatta delle tele nella mostra dal
titolo “Il meraviglioso mondo della natura” (2019), seguendo in parte la
ricostruzione da me proposta nel mio libro “L’Incanto di Orfeo”
(2018) ha avuto il merito di mettere in
evidenza le incongruenze e le misure discordanti dovute proprio agli interventi
di taglio e integrazioni d’inizio Novecento. Anche con un restauro massivo che
avrebbe cancellato le integrazioni novecentesche rischiava di aumentare,
peggiorare anziché migliorare la percezione globale dell’opera rendendo le
lacune dovute al “collage” di cento anni fa ancora più evidenti. Ammesso,
parlando per ipotesi, che il restauro fosse stato eseguito con tali
accorgimenti da non depauperare ulteriormente la superficie pittorica, già
compromessa e che necessita invece di un serio restauro conservativo, rimaneva
il problema della collocazione delle tele nella sequenza ricostruita, cioè una sala
in tutto e per tutto identica a quella originaria di Palazzo Verri, che non
esiste più.
Vittoria Orlandi Balzari che si è battuta come noi in favore del ritorno delle tele al Grechetto |
Durante
l’incontro pubblico a Palazzo Reale organizzato dall’assessorato alla cultura
milanese sono state messe a confronto le varie opinioni degli esperti in materia,
tra chi immaginava di creare un grande nuovo polo museale diffuso, trasferendo
altrove sia l’Università Statale dalla Ca' Granda sia la biblioteca centrale da
Palazzo Sormani e magari inserendo le nostre tele nella crocera dell'ex
ospedale, chi sistemarle nel salone di palazzo Dugnani (non molto in sintonia
con gli affreschi di Tiepolo sul soffitto) pur avendo anche questa sala
maggiori dimensioni e aperture incompatibili con il ciclo di Orfeo, chi al
Castello Sforzesco (in virtù del fatto che aveva ospitato le tele durante la
Seconda Guerra Mondiale per salvarle dai bombardamenti), chi al Museo di Storia
Naturale per evidenti motivazioni zoologiche e botaniche, chi addirittura
prospettando un nuovo edificio (magari generosamente progettato pro bono da qualche
archistar) per contenerle. Anche la sensatissima, ma non apprezzata
proposta, arrivata dal pubblico di lasciare in modo permanente le tele
nell’apparato effimero costruito per la mostra suddetta, si è rivelata
inattuabile perché il salone delle Cariatidi costituisce lo spazio espositivo
più utilizzato per le mostre di Palazzo Reale.
Finita
la mostra e smontate le tele, per mesi ci si è domandati quale sarebbe stato il
loro destino: l’unico dato certo emerso era che le tele avrebbero dovuto
trovare una nuova sede, contro ogni logica e contro le petizioni cittadine che
chiedevano il loro ritorno alla Sala del Grechetto.
Da
un paio di mesi però giravano voci circa un ipotetico ritorno nella loro sede
storica ma senza comunicazioni ufficiali da parte della Giunta. Ora finalmente
la certezza tanto agognata, pur con qualche adattamento: la Sala del Grechetto
(meglio dire di Orfeo) verrà convertita da sala conferenze a spazio
musealizzato insieme allo scalone di accesso.
È
con gran gioia, mia e di coloro che non hanno smesso di sperare, che presto
potremo dire: bentornato a casa Orfeo.