di
Silvia Pinelli
Paolo Finzi |
Un
ricordo di Silvia Pinelli per la grave perdita
di Paolo Finzi.
di Paolo Finzi.
Molti
hanno detto e scritto di Paolo in questi giorni.
Per
noi che lo conoscevamo (con la sua compagna Aurora) da mezzo secolo è stata una
doccia gelata apprendere della sua “scelta”, nonostante fossimo al corrente del
suo travaglio.
Con
lui io e Claudia abbiamo partecipato a tanti incontri e sempre struggente il
suo ricordo di nostro padre, il “suo” Pino, il “suo” maestro di anarchia che
conobbe in quel lontano marzo 1968 di pieno risveglio sociale e ogni volta che
ne parlava la commozione aveva il sopravvento.
Preciso
se non addirittura pignolo (prima di “sposare” qualsiasi “causa” si
documentava, pretendeva di incontrare personalmente i “promotori”, come è stato
ad esempio per la Catena Umana Musicale organizzata il 14 dicembre dello scorso
anno per ricordare mio padre), attento, rispettoso, prudente (il soprannome
“casco” gli venne dato scherzosamente da Pino perché in quegli anni era l’unico
che girava in motorino munito, appunto, di “casco”), generoso e non solo di
sentimenti.
Viveva
del suo anarchismo illuminato dalla coscienza della libertà.
E
in piena “libertà” ha deciso che era giunto il suo momento, ha deciso di non
aspettare, ha scelto ciò che non condivido ma rispetto, ha scelto liberamente
perché la sofferenza non poteva avere il sopravvento su uno spirito libero, di
chi aveva fatto della sua vita e del suo impegno politico “poesia di vita”.
Buon
viaggio Paolo!