di Roberto D’Alessandro
Ursula Von der Leyen |
Un giovane ingegnere di Taranto scrive una lettera al presidente Von der
Leyen, tradotta anche in inglese e che “Odissea” invita a firmare e a far
girare. Fino a pochi minuti fa l’Appello aveva raggiunto circa 1000 adesioni.
Egregia
Sig.ra Presidente Ursula Von der Leyen,
Siamo disperati e furiosi!
Siamo Italiani e tutti sappiamo quanto duramente la pandemia ha colpito l’Italia. Fortunatamente, la situazione sta lentamente tornando alla “normalità” e noi siamo preoccupati di tornare nella “normalità” italiana.
Presidente Von der Leyen, siamo una categoria “minore” di Italiani; siamo Italiani del Sud!
In realtà non siamo “minori” in alcun senso. Ma tali ci considera la parte del Paese in cui da sempre si concentrano quasi tutti gli investimenti pubblici, dalle infrastrutture alla ricerca scientifica. Ci chiamano “inferiori” nei talk show televisivi Nazionali, cantano cori razzisti contro di noi negli stadi. Sono convinto che anche Lei ne è a conoscenza, vero? Nel Nord del Paese, con i soldi di tutti gli italiani, ci sono bellissime autostrade e ferrovie (alcune di riserva, nel caso servissero), bellissimi treni a buon prezzo, tanti servizi e finanziamenti pubblici. Nel Mezzogiorno d’Italia non abbiamo nulla di tutto questo: pensi che Matera, capitale europea della Cultura 2019, non è ancora collegata con le ferrovie dello Stato, in una regione che nonostante contribuisca alla ricchezza nazionale con i più grandi giacimenti petroliferi non off shore del continente, è pure senza autostrade e aeroporti! Siamo discriminati, in una condizione coloniale. Ogni volta e in ogni situazione, si trova una scusa per non fare investimenti pubblici nel Sud Italia e spendere i soldi di tutti gli Italiani solo al Nord.
Il Principio di Addizionalità dei fondi europei è pura fantasia, anche dopo l’ammonimento inviato lo scorso ottobre all’Italia dal Direttore generale Marc Lemaitre; lo 0.47% del PIL dovrebbe essere investito nel Meridione d’Italia, dove vive il 34% della popolazione sul 41% circa del territorio nazionale.
Ultimamente, sono stati stanziati 8 Miliardi di soldi pubblici per la rete ferroviaria, di cui meno di un quarto nelle Regioni del sud Italia e Isole, nelle quali non sono stati portati avanti, e in molti casi avviati, progetti per realizzare/completare, per esempio, la Rete TEN-T e le altre reti TEN. Analoga la situazione delle aree interne italiane, pertanto due terzi del territorio nazionale e quasi della popolazione risultano privi di connessioni, collegamenti, reti e servizi adeguati. In più, a seguito della pandemia Coronavirus, nel Mezzogiorno d’Italia, il rischio che le aziende non riaprano è circa quattro volte maggiore che al Nord. Aumenteranno ancora i disoccupati.
E il divario socio-economico-infrastrutturale anziché ridursi rischia di aumentare, in antitesi con le politiche di coesione dell’Unione Europea.
Abbiamo visto questa scena più e più volte, però adesso siamo stanchi! Siamo arrabbiati!
Crediamo profondamente nella Comunità Europea, maestra di solidarietà nel mondo. Ma che fine fanno questi valori, se esistono discriminazioni così gravi tra aree diverse di uno stesso Paese europeo?
Molte volte abbiamo reclamato i nostri diritti. Inutilmente. Ora, per il Recovery Fund, i presidenti delle Regioni più ricche che, nella graduatoria Eurostat sono tra le prime 20 in UE per Pil pro-capite, pretendono che le risorse di tale fondo (smentendo i criteri di alti indici di disoccupazione e basso Pil) siano destinate al Nord, non alle Regioni del sud e delle isole, che sono all’altro estremo della classifica, nel gruppo di 57 regioni europee con Pil pro capite uguale o inferiore al 67% della media UE. Sono le aree meno sviluppate d’Europa che danno senso e ragione all’attuazione del Work Programme 2020 che, mirando alla coesione dei popoli, individua in modo prioritario interventi di sostegno e sviluppo a vantaggio delle regioni in maggiore difficoltà, come il Sud d’Italia. Noi, donne e uomini, giovani e meno giovani del Mezzogiorno d’Italia siamo pronti a contribuire a far crescere questa parte dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo e Lei, Presidente Von der Leyen?
Sono un giovane ingegnere di Taranto: nella mia città è stato sospeso persino il diritto costituzionale alla salute, per consentire la lavorazione a caldo dell'acciaio soppressa a Genova, per tutelare la salute dei genovesi.
Siamo disperati e furiosi, Presidente Von der Leyen; e quando questo avviene, possono succedere cose inaspettate. La coesione stessa del Paese potrebbe essere messa in dubbio.
Siamo disperati e furiosi!
Siamo Italiani e tutti sappiamo quanto duramente la pandemia ha colpito l’Italia. Fortunatamente, la situazione sta lentamente tornando alla “normalità” e noi siamo preoccupati di tornare nella “normalità” italiana.
Presidente Von der Leyen, siamo una categoria “minore” di Italiani; siamo Italiani del Sud!
In realtà non siamo “minori” in alcun senso. Ma tali ci considera la parte del Paese in cui da sempre si concentrano quasi tutti gli investimenti pubblici, dalle infrastrutture alla ricerca scientifica. Ci chiamano “inferiori” nei talk show televisivi Nazionali, cantano cori razzisti contro di noi negli stadi. Sono convinto che anche Lei ne è a conoscenza, vero? Nel Nord del Paese, con i soldi di tutti gli italiani, ci sono bellissime autostrade e ferrovie (alcune di riserva, nel caso servissero), bellissimi treni a buon prezzo, tanti servizi e finanziamenti pubblici. Nel Mezzogiorno d’Italia non abbiamo nulla di tutto questo: pensi che Matera, capitale europea della Cultura 2019, non è ancora collegata con le ferrovie dello Stato, in una regione che nonostante contribuisca alla ricchezza nazionale con i più grandi giacimenti petroliferi non off shore del continente, è pure senza autostrade e aeroporti! Siamo discriminati, in una condizione coloniale. Ogni volta e in ogni situazione, si trova una scusa per non fare investimenti pubblici nel Sud Italia e spendere i soldi di tutti gli Italiani solo al Nord.
Il Principio di Addizionalità dei fondi europei è pura fantasia, anche dopo l’ammonimento inviato lo scorso ottobre all’Italia dal Direttore generale Marc Lemaitre; lo 0.47% del PIL dovrebbe essere investito nel Meridione d’Italia, dove vive il 34% della popolazione sul 41% circa del territorio nazionale.
Ultimamente, sono stati stanziati 8 Miliardi di soldi pubblici per la rete ferroviaria, di cui meno di un quarto nelle Regioni del sud Italia e Isole, nelle quali non sono stati portati avanti, e in molti casi avviati, progetti per realizzare/completare, per esempio, la Rete TEN-T e le altre reti TEN. Analoga la situazione delle aree interne italiane, pertanto due terzi del territorio nazionale e quasi della popolazione risultano privi di connessioni, collegamenti, reti e servizi adeguati. In più, a seguito della pandemia Coronavirus, nel Mezzogiorno d’Italia, il rischio che le aziende non riaprano è circa quattro volte maggiore che al Nord. Aumenteranno ancora i disoccupati.
E il divario socio-economico-infrastrutturale anziché ridursi rischia di aumentare, in antitesi con le politiche di coesione dell’Unione Europea.
Abbiamo visto questa scena più e più volte, però adesso siamo stanchi! Siamo arrabbiati!
Crediamo profondamente nella Comunità Europea, maestra di solidarietà nel mondo. Ma che fine fanno questi valori, se esistono discriminazioni così gravi tra aree diverse di uno stesso Paese europeo?
Molte volte abbiamo reclamato i nostri diritti. Inutilmente. Ora, per il Recovery Fund, i presidenti delle Regioni più ricche che, nella graduatoria Eurostat sono tra le prime 20 in UE per Pil pro-capite, pretendono che le risorse di tale fondo (smentendo i criteri di alti indici di disoccupazione e basso Pil) siano destinate al Nord, non alle Regioni del sud e delle isole, che sono all’altro estremo della classifica, nel gruppo di 57 regioni europee con Pil pro capite uguale o inferiore al 67% della media UE. Sono le aree meno sviluppate d’Europa che danno senso e ragione all’attuazione del Work Programme 2020 che, mirando alla coesione dei popoli, individua in modo prioritario interventi di sostegno e sviluppo a vantaggio delle regioni in maggiore difficoltà, come il Sud d’Italia. Noi, donne e uomini, giovani e meno giovani del Mezzogiorno d’Italia siamo pronti a contribuire a far crescere questa parte dell’Italia e dell’Europa nel Mediterraneo e Lei, Presidente Von der Leyen?
Sono un giovane ingegnere di Taranto: nella mia città è stato sospeso persino il diritto costituzionale alla salute, per consentire la lavorazione a caldo dell'acciaio soppressa a Genova, per tutelare la salute dei genovesi.
Siamo disperati e furiosi, Presidente Von der Leyen; e quando questo avviene, possono succedere cose inaspettate. La coesione stessa del Paese potrebbe essere messa in dubbio.
Per firmare
TRA I PRIMI FIRMATARI
Giuseppe (Pino) Aprile presiedente M24A-ET
Annamaria Pisapia vice presidente M24A-ET
Raffaele Vescera
Roberto D'Alessandro
Michele Eugenio Di Carlo
Emiliano Pagano
Massimiliano Vaccaro
Domenico Iannantuoni
Nicola Manfredelli
Giuseppe Ercolino
Crocifisso Aloisi
Franco Calderone
Paolo Spadafora
Enzo Lionetti
Massimo Mastruzzo
Lino Patruno
Aldo Pirillo
Emilio D'Agostino
Angela Tuccillo
Gianfranco Rogato
Erasmo Venosi
Giancarlo Pugliese
Donato Rinaldi