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domenica 16 agosto 2020

L’INCENDIO DI ROCCABRUNA
di Alfredo Panetta


La raccolta di racconti L’incendio di Roccabruna di Angelo Gaccione mi proietta nella Calabria che più amo: quella mitica-nostalgica di Corrado Alvaro, quella della realtà contadina di Mario La Cava, quella lirica-sensuale di Rèpaci, quella cruda neorealista di Saverio Strati. È la Calabria che ho vissuto personalmente fino all’età di 20 anni, dove a una natura dal fascino selvaggio l’uomo alterna pennellate di atavica violenza. Come se solo nei chiaroscuri dell’anima si depositasse la cifra di quella gente così lontana da una straniante modernità. Gaccione sa scavare, pur usando la misura breve del racconto, negli strati più reconditi e crudi degli uomini di Roccabruna, un paese inventato di sana pianta. Inventato forse per dare più risalto alla realtà dei fatti, spesso tragici, magistralmente narrati dall’autore. Non manca l’arcaico senso di giustizia (o giustizialismo) popolare rispetto ai soprusi dei potenti, come accade nel racconto che dà il titolo al libro. Né la vendetta del marito, emigrato oltreoceano, tradito da un destino avverso prima che da una moglie infedele. Vendetta che è sentimento dominante in tutta la raccolta, dove c’è poco o niente spazio per la pietà cristiana (Per i roccabrunesi la vendetta è l’unico perdono…). Nel racconto L’innocente Gaccione abbozza con sapienti tocchi l’odissea di milioni di meridionali in cerca del bengodi nelle Americhe. Tra i momenti più intensi della raccolta ci sono episodi di inaudita crudeltà, quale ad esempio quello descritto ne L’uccisione dei cani a chiusura di raccolta. Se c’è un aspetto che non possiamo rimpiangere né tollerare del passato narrato da Gaccione è la gratuita violenza verso i più deboli. Per il resto, si può ragionare.


Angelo Gaccione
L’incendio di Roccabruna
Di Felice Ed. 2019
Pagg. 120 - € 12,00