Lettera
aperta al signor Ministro
Spett.
Ministro della Salute Roberto Speranza
Quello
che scriviamo a lei e al governo che rappresenta è un atto di accusa per
l’ingiustizia che subiscono soprattutto i lavoratori e le lavoratrici del
settore della sanità privata. Gli operatori della sanità, così esaltati dai
media come eroici nel momento in cui hanno dovuto, malgrado le gravi difficoltà
che sappiamo, affrontare la fase critica della pandemia nell’interesse
generale, una volta calato il sipario si sono visti trattare come prima, cioè
male, anzi molto peggio di prima. In diverse situazioni si è approfittato, ci
riferiamo particolarmente nel settore della sanità privata, della pandemia che
sospendeva i diritti di sciopero e di mobilitazione, per cambiare in modo
peggiorativo il contratto di lavoro. È quanto è accaduto all’Istituto della
Sacra Famiglia di Cesano Boscone (MI) che dei due contratti presenti in
azienda, Aris e Uneba, è stato cancellato dalla Direzione aziendale quello più
oneroso, con conseguenze nella riduzione del salario e dell’aumentando l’orario
di lavoro da 36 a 38 ore settimanali.
Questo
è avvenuto perché le vostre leggi lo permettono, dando il potere di arbitrio ai
datori di lavoro, come avviene nel settore della sanità privata, di introdurre
due o più contratti divisivi all’interno della stessa azienda, pur facendo le
stesse mansioni, e di sostituire ai propri dipendenti i contratti di lavoro in
modo peggiorativo.
L’intesa
raggiunta successivamente in tale Istituto sottoscritta dai sindacati
Confederali (Cgil, Cisl, Uil) con alcune integrazioni salariali, non compensano
le perdite subite e il peggioramento delle condizioni di lavoro. La riduzione
dei diritti e l’attacco alla dignità dei lavoratori, trattati come merce,
ratifica l’ingiustizia subita.
Come
Unione Sindacale Italiana, il sindacato con maggior numero di adesioni nell’Istituto,
anche se non riconosciuto dall’Azienda (ne riconosce solo i delegati eletti
nelle RSU) tale accordo non l’abbiamo accettato, opponendo mobilitazioni (pur
penalizzati del Covid) ed anche ricorsi legali.
Ma
quello che soprattutto vorremmo evidenziare ancora è l’enorme insopportabile ingiustizia
delle vostre leggi che permettono scempi del genere, passando in modo
arbitrario sopra le regole più elementari della stessa contrattazione.
È
una enorme ingiustizia sociale che un datore di lavoro possa decidere quale
contratto gli conviene applicare ai suoi dipendenti, perfino introdurre nella
propria azienda più contratti per dividere e indebolire i propri dipendenti,
per esercitare un vero e proprio ricatto su di loro.
È
quello che permettono di fare le vostre leggi.
Quando
nel 3 luglio 1993 le parti sociali (Governo, Associazioni datoriali e Sindacati
Confederali) sottoscrissero l’intesa definita “Per la politica dei redditi” a
spese dei lavoratori si garantiva almeno che ogni categoria doveva avere un
unico contratto di lavoro. Come mai oggi assistiamo alla presenza di un
arcipelago di contratti di lavoro, uno peggio dell’altro, presenti nella sanità
privata? In tanti oggi parlano, perfino esponenti del governo, della necessità
di riduzione delle disuguaglianze sociali, ma quello che avviene in pratica,
come stiamo costatando, è l’esatto contrario: la riduzione dei diritti dei
lavoratori e lavoratrici per parificarli con quelli che ne hanno meno e tutto
con la complicità delle leggi in vigore.
Come
è possibile che si permetta alle aziende della sanità privata la parificazione
con la Sanità Pubblica, attraverso l’accreditamento con il Ssn (Servizio
Sanitario Nazionale) senza porre condizioni che impediscano l’utilizzo di
contratti di lavoro con costi inferiori a quello della Sanità Pubblica. Questo,
oltre a determinare un grave danno per le condizioni di lavoro e di vita dei
dipendenti nel settore della sanità privata, permette una concorrenza sleale a
svantaggio delle strutture sanitarie pubbliche.
Ricordiamoci
sempre che la salute non è una merce, né dovrebbe essere un ambito in cui fare
profitto, altrimenti saremo sempre impreparati di fronte a nuove pandemie.
Finché
le vostre leggi permetteranno tali scempi vostra e solo vostra è la
responsabilità dei gravi danni ed ingiustizie che subiranno gli operatori
sanitari e le disfunzioni gravi dell’intero settore della sanità.
Enrico
Moroni
Unione
Sindacale Italiana (USI - CIT)