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lunedì 7 settembre 2020

L’ OPINIONE
IL “NO” NEL REFERENDUM PER MEMORIA DEL CLN
di Franco Astengo


Stiamo vivendo un momento molto particolare per la democrazia italiana.
La forma democratica che la Costituzione ha dato all’Italia si trova al centro di un duro attacco. Un attacco che va respinto ricordando le origini della nostra convivenza politica e sociale.
A questo proposito rievocare l’8 settembre, la formazione del CLN e la “Repubblica dei Partiti” (dalla felice definizione di Pietro Scoppola) diventa un dovere morale e una indicazione di prospettiva per il futuro.
L’8 settembre si verificò uno di quegli eventi grandi, eccezionali che pongono i popoli e le donne e gli uomini che ne fanno parte davanti alla necessità di scelte drastiche e decisive per l’avvenire della loro nazione, della loro entità collettiva e per loro stessi.
Nella storia si verificano passaggi storici che quasi “costringono” a prendere coscienza di verità che, in precedenza, apparivano come latenti o la cui piena consapevolezza sembrava riservata a pochi.
L’8 settembre 1943 ha rappresentato uno di questi passaggi di coscienza e di impegno. In quel contesto emerse la necessità, per i singoli, di compiere scelte cui la gran parte non aveva mai pensato di dover essere chiamata.
In quel drammatico frangente emerse la necessità di esplicitamente consentire o dissentire: il sistema stava crollando e gli obblighi verso lo Stato non costituivano più un sicuro punto di riferimento per i comportamenti individuali. Ma non tutto era stato lasciato alla coscienza dei singoli: in quegli stessi giorni dove i potenti cedettero alla fellonia della paura avvenne un fatto politico determinante per il futuro del Paese.
Il 9 Settembre 1943 Roma viene occupata dai tedeschi, le parole dell’Armistizio risuonano alla popolazione come un rompete le righe, molti se ne tornano a casa. Qualcuno invece cerca di difendersi: nello stesso giorno in gran segreto 1943 in via Adda alle ore otto si svolse la riunione dei comitati antifascisti sotto la guida di Bonomi e fu fondato il CLN. Alla riunione erano presenti: Giorgio Amendola (Pci), Mauro Scoccimarro (Pci), Meuccio Ruini e Ivanoe Bonomi (Democrazia del lavoro), Alcide De Gasperi (Dc), Pietro Nenni (Psiup), Giuseppe Romita (Psiup), Ugo La Malfa (P.d’azione), Sergio Fenoaltea (Pd’azione), Alessandro Casati (Pli) .
In quell’occasione, formando il Comitato di Liberazione Nazionale, si stabilì oggettivamente quel radicamento dei partiti nella società che poi caratterizzò la vita politica italiana per un lungo periodo del dopoguerra.
Lo si può affermare ancora adesso, con sicurezza e con orgoglio, fu su queste basi che si rese possibile, nel corso di frangenti quanto mai complicati, scrivere la Costituzione Repubblicana.
È quello della Costituzione Repubblicana il testo nel quale si stabilisce la centralità di quella forma di governo parlamentare che oggi si intende mandare in crisi: soltanto il “NO” nel referendum del 20 settembre può rappresentare l’argine per fermare questa pericolosa deriva antipolitica. Un “NO” che va pronunciato nel pieno spirito del CLN.
Torniamo all’8 settembre 1943: con la formazione del CLN costituito dai partiti antifascisti si realizzò  la saldatura tra chi aveva combattuto il fascismo nel Ventennio , chi era salito in montagna dopo l’8 Settembre e l’insieme delle donne e degli uomini del popolo: una saldatura che avrebbe consentito di formare una nuova classe dirigente, una “generazione lunga” che ,pur tra fatiche, contraddizioni, conflitti sarebbe riuscita a ricostruire una convivenza civile e una coscienza collettiva; ciascheduno per la propria parte, con le proprie convinzioni ma nell’idea di fondo che attraversò i resistenti italiani: non ci si poteva limitare alla disfatta tedesca, bisognava recuperare prima di tutto un senso comune per una Nazione distrutta che era necessario far riemergere dal baratro in cui monarchia e fascismo l’avevamo gettata.