Rossana
Rossanda, Juliette Gréco: in una settimana abbiamo subito la perdita di due
persone arrivate a noi da quel secolo lungo e breve che così si chiude (quasi)
definitivamente. Se ne va l’anticonformismo del ‘900. Ci
resta la memoria di quella diversità e quell’ “essere contro” che non
rappresentavano mode o atteggiamenti ma stavano pienamente dentro al flusso
intellettuale dell’avanguardia. Si rappresentava una prefigurazione dei tempi
nella politica, nel costume, nel modo di intendere la vita. Non
fu dovuto al caso che Rossana tentasse di mettere in contatto Sartre con
Togliatti. Togliatti le aveva affidato il compito di rendere la cultura del PCI
adeguata a ciò che stava accadendo nel profondo delle viscere dell’epoca. Bisognava
tenere assieme avanguardia e tradizione avendo sempre davanti il domani. Togliatti
agiva con la prudenza della “langue russe”, Sartre cercava impaziente le
ragioni dell’impegno che superasse “la nausea del vivere”. Rossana
e Juliette si trovavano ai confini di quella temperie proponendo la realtà e
muovendosi rispetto ad essa in direzione ostinata e contraria cercando,
ciascuna a suo modo, di rivoluzionarla. La
loro vita è stata segnata da quell’idea e per una strana combinazione se ne
sono andate assieme lontane dal loro tempo. Ci
troviamo così in questo stupido “nuovo” dell’omologazione culturale, del peso
dei modelli imposti dall’alto accettati perché è ormai subito senza combattere
lo spavento della disuguaglianza. Siamo
diseguali prima di tutto nell’espressione del pensiero ormai quasi posto ai
limiti dell’umano. Restiamo attoniti al ritorno spaventoso del dèmone di un
richiamo a quella differenza negativa che pensavamo di essere capaci di
estirpare dalla storia. Aver lottato contro quel demone con il pensiero e la
poesia ha accomunato la storia di due persone come Rossana e Juliette così
diverse dallo stare dalla stessa parte (verrebbe da aggiungere “della
barricata” ma non è proprio il caso).