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mercoledì 28 ottobre 2020

DE GUSTIBUS…
di Angelo Gaccione




A proposito di premi letterari


Non avrei mai pensato di occuparmi di un argomento tanto frivolo come i premi letterari, ma si dà il caso che negli ultimi tempi hanno riguardato alcuni miei libri, ed è per questa ragione che mi è venuta alla penna questa riflessione. Lasciamo da parte finalità e scopi di chi li istituisce, qualità letteraria, importanza delle tematiche, gusti personali e collettivi, e veniamo alla sostanza vera. E la sostanza vera si invera (bella questa assonanza) in un unico dato incontrovertibile: il confronto non avviene fra libri, ma fra case editrici; non avviene fra libri, ma fra autori. Le case editrici che si fronteggiano, schierano tutta la loro potenza di fuoco; le loro macchine da guerra che possono mettere sul campo. Va da sé che gli eserciti più agguerriti e meglio equipaggiati sono quelli delle maggiori sigle editoriali nazionali. Con la concentrazione editoriale, poi, molte di loro appartengono allo stesso cartello e fanno monopolio. Non dobbiamo dimenticare inoltre, che le giurie sono composte al 99% da giurati che sono autori di quelle stesse case editrici, e che critici, giornalisti e docenti universitari presenti nella stragrande maggioranza delle giurie, sono legati a nodo doppio con quelle editrici, con i loro giornali e riviste su cui scrivono, con tutti i benefici del caso. Aggiungiamo a tutto questo, il nome dei loro autori già rodati; noti da anni e obbligatoriamente recensiti, qualunque cosa pubblichino. Sono autori che godono di una vasta pubblicità sia nei giornali che in televisione. Molti di loro sono presenti in tutti i cosiddetti talk show; ospitati in trasmissioni popolari e di massa a disquisire di argomenti fra i più vari, con una competenza da tuttologi, e passano da una Rete televisiva all’altra con un ritmo superiore a quello impiegato da Nostro Signore per i sette giorni della Creazione.
Non c’è trasmissione, impegnata o di intrattenimento, dove non vengano ospitati a mostrarsi e a parlare dei loro libri. Questi autori sono oramai divenuti noti e popolari come un qualsiasi prodotto commerciale. Non si dice per l’appunto che la pubblicità è l’anima del commercio? Anche se è molto raro che di anima il commercio ne abbia una.
Avete a questo punto capito che un autore marginalizzato e senza poteri di sorta, non potrà mai competere con queste schiere. Semplicemente non c’è partita, per usare un abusato termine sportivo. Quando poi si verifica (in rarissimi casi) che dalle maglie strette della rete riesce a passare qualche pesciolino (una minuscola casa editrice, un autore poco noto o sconosciuto), la speranza di arrivare al traguardo è pari a zero. Se riesce ad ottenere una menzione “onorifica”, è già un miracolo.
Poiché non potete influenzare nessun giurato; poiché non potete vantare alcun contropotere; poiché non potete mettere sul piatto alcuna merce di scambio, non vi resta che una ironica rassegnazione.
Veniamo ora ai premi cosiddetti minori, anche se a giudicare dal fasto delle cerimonie di alcuni di loro, minori non lo sono affatto. Si permettono il lusso di costosissime soubrette e personaggi televisivi, di attori strapagati e così via. Vengono detti minori perché accettano autori poco noti, editori sconosciuti al grande pubblico e giurati di seconda fila. Alcuni di loro sono più opachi e scandalosi dei premi maggiori, ma molti altri si comportano bene e con serietà. Di alcuni si rimane a volte sconcertati dalle scelte, ma ci si può consolare ricorrendo al famoso motto latino: De gustibus non est disputandum. È giusto: i gusti non si discutono.
Però a volte, come sono di pessimo gusto, i gusti!