IL PASSO DEL GAMBERO DEL CENTRO DESTRA di
Franco Astengo
Esaminiamo
qualche dato dei 9 comuni andati al ballottaggio domenica 4 e lunedì 5 ottobre
(Matera, Andria, Reggio Calabria, Bolzano Lecco, Chieti, Arezzo, Crotone,
Aosta). Elettrici
ed elettori aventi diritto 601.122 Voti
Validi al primo turno: 379.491 pari al 63,13% Voti Validi al secondo turno:
301.078 pari al 50,08% con una flessione del 13,05%. Si
può quindi pensare a una partecipazione che al secondo turno ha subito un calo
fisiologico e quindi di un sistema che perlomeno “ha retto”. I
candidati del centro-sinistra hanno ottenuto al primo turno 126.179 voti; al
secondo turno (esclusi a Matera e Crotone) con 7 comuni a disposizione su 9
hanno ottenuto 136.282 voti, con un incremento di 10.683 voti. I
candidati del centro-destra hanno ottenuto al primo turno 115.724 voti scesi al
secondo turno (mancando Andria e Aosta) a 110.302. I
candidati del M5S hanno ottenuto al primo turno 56.844 voti, dei quali 9.525 al
candidato Bennardi a Matera, voti poi saliti a 18.830 al ballottaggio nel quale
è stato eletto sindaco. I
candidati delle liste civiche che sono arrivati al ballottaggio (Crotone,
Aosta) hanno avuto al primo turno 15.984 suffragi saliti a 20.415 nel secondo
turno. Gli
altri candidati esclusi dal secondo turno hanno avuto 58.927 voti. Esaminiamo
allora qualche dettaglio. A
Matera il candidato del centro destra Sassone, in testa dopo il primo turno con
10.460 voti ne ottiene al ballottaggio 9.050, con una flessione di 1.410 voti. Il
fenomeno della perdita di voti da parte del centro destra tra il primo turno e
quello di ballottaggio appare quasi una costante, un vero e proprio passo del
gambero. Oltre
a Matera: Reggio Calabria: candidatura Minicuci da 31.820 (primo turno) a
31.438 (ballottaggio); Lecco candidatura Ciresa da 11.800 (primo turno) a
10.947 (ballottaggio); Chieti candidatura Di Stefano da 11.159 (primo turno) a
9.806 (ballottaggio); Arezzo candidatura Ghinelli da 23.638 (primo turno) a
23.620 (ballottaggio), Crotone candidatura Manica da 13.787 (primo turno) a
9.265 (ballottaggio). Fa
eccezione Bolzano, candidatura Zanin dal 15.735 a 16.176. Il
centro sinistra incrementa ad Andria candidatura Bruno da 20.037 a 21.717 nel
ballottaggio; a Reggio Calabria, candidatura Falcomatà da 35.109 a 44.069 al
ballottaggio; a Bolzano candidatura Caramaschi da 16.124 a 21.611; a Lecco
candidatura Gattinoni da 10.096 a 10978; a Chieti da 6.183 a 12.403
(ballottaggio); ad Arezzo candidatura Ralli da 17.618 a 19.723 (ballottaggio);
ad Aosta candidatura Nuti da 5.765 a 6.361. Si
può dunque affermare che tra un turno e l’altro il centro sinistra ha
dimostrato capacità di aggregazione nell’elettorato al contrario del centro
destra che, in quasi tutti i casi, non è riuscito a richiamare tra un turno e
l’altro tutti i propri elettori. Si
tratta soltanto di 9 comuni capoluogo ma anche di un “trend” ben individuato
sul quale dovranno riflettere gli addetti ai lavori. Si
è parlato, inoltre di “fusione” tra l’elettorato 5 stelle e quello del centro-sinistra:
questo fatto è avvenuto sicuramente a Matera dove i 6.903 voti ottenuti al
primo turno dalla candidatura Schiuna hanno composto il grosso dell’aumento
realizzato dalla candidatura Bennardi al ballottaggio per il M5S (un incremento
di 9.305 voti per il quale ha sicuramente concorso anche una parte
dell’elettorato di centro destra il cui candidato, come già ricordato più
sopra, è arretrato di 1410 suffragi). Per contro il M5Stelle ha ricevuto
sicuramente il sostegno dell’elettorato del centro destra nello sfortunato
ballottaggio di Andria dove il suo candidato Coratella ha incrementato il
proprio pacchetto di voti tra un turno e l’altro di 4.269 unità con il
candidato del centro destra Scamarcio escluso dal secondo turno per poche
centinaia di voti e la candidata del centro sinistra (eletta) che risale
soltanto di poco più di 1.000 voti. Considerato
che negli altri capoluoghi l’apporto dei voti ottenuti dai candidati del M5S
esclusi non poteva che essere altro che marginale: solo per fare degli esempi a
Reggio Calabria Foti ottiene 2.270 voti e Falcomatà incrementa di 8.960;
l’incremento di Caramaschi a Bolzano è sicuramente da attribuire ad una
confluenza di voti dall’SVP; il raddoppio della candidatura Ferrara a Chieti
(da 6.183 voti a 12.403) è da attribuire all’apparentamento con la candidatura
Di Cesare che al primo turno aveva ottenuto 3.627 voti mentre il candidato del
M5S si era fermato a 1938. In
conclusione è possibile affermare quindi che scrivere di “fusione” tra
l’elettorato PD e quello 5 Stelle appare in questo momento abbastanza
azzardato: nelle due occasioni più importanti di questa tornata nelle quali il
M5S è riuscito a portare un proprio candidato al ballottaggio l’interscambio è
stato in duplice direzione: a Matera dal centro sinistra, ad Andria dal centro
destra, almeno all’apparenza dei flussi confermando così il “né di destra, né
di sinistra” o, forse meglio, il continuum dell’andreottiana “politica dei due
forni”. In
ogni caso, anche rispetto agli altri comuni con popolazione superiore a 15.000
abitanti, è necessario considerare al meglio il peso degli specifici fattori
locali.