IN MEMORIA DI ROBERTO CARUSI di
Daniela Airoldi Bianchi*
Roberto Carusi
Seguendo
le orme di Don Milani - figura importante per il mondo del cosiddetto
cristianesimo del dissenso, di cui Carusi faceva in qualche modo parte -
Roberto aveva preferito alla carriera universitaria il dedicarsi agli studenti
della scuola dell’obbligo. E per 40 anni insegnò, con una passione e una
competenza rara, in tutte le periferie di Milano: Quarto Oggiaro, Comasina, Via
Padova. È stata una figura caleidoscopica, impossibile da racchiudere in
un’unica vocazione: scrittore, intellettuale finissimo, è stato uomo di teatro
fin dal 1973 - partecipò alla fondazione del Teatro Tascabile di Bergamo con
Renzo Vescovi - fu e poi accanto a Padre David Maria Turoldo curando molti
allestimenti teatrali delle opere turoldiane. Con il Teatro Officina iniziò a
collaborare come drammaturgo curando spettacoli dedicati a Padre David - da: Lo
scandalo della speranza (1997)fino a I volti della povertà (2011)
- e a Papa Giovanni XXIII - da Come gli uccelli dell’aria (2004)fino
a E venne un uomo chiamato Giovanni (2014).Recensore per la
rubrica Teatro del mensile “Rocca” di Assisi, aveva per il teatro una passione
pari a quella per la poesia (fu fra i fondatori de La casa della Poesia, al
Parco Trotter). Ha insegnato teatro per trent’anni al centro anziani di via
Mozart e collaborato, spesso dando la propria voce, con la Compagnia
marionettistica Carlo Colla. Instancabile animatore del quartiere dove abitava
lo si trovava impegnato ovunque: dal doposcuola della Parrocchia di S. Gabriele
alla presentazione di libri al bar Ligera di via Padova, dalla biblioteca
rionale alle riunioni del Municipio 2. In ottobre è stato ospite al Pio Albergo
Trivulzio per un percorso di riabilitazione motoria a seguito di un lungo
allettamento ospedaliero e si è scoperto ricoverato in un padiglione dedicato
proprio a Turoldo. Salvo che girando per i corridoi e le sale non trovava - con
sua grande costernazione - nessuna targa, nessuna scritta che spiegasse chi
fosse Turoldo. Ha posto il tema ad una dottoressa che lo aveva in cura e
insieme hanno creato delle targhe con foto di Padre Turoldo e una breve
descrizione della sua testimonianza, ora affisse sui muri di quel Padiglione.
Questo è l’ultimo atto che Roberto ha fatto nella sua vita, dedita alla memoria
di David Maria Turoldo: il giorno dopo si è spento. Non
c’è retorica alcuna nel dire una verità che tutti coloro che hanno avuto la
fortuna di conoscerlo possono testimoniare: mai un conflitto con nessuno e un
sorriso, sempre, per tutti. Roberto era così: un galantuomo d’altri tempi, che
ha vissuto la sua vita con grazia lieve e limpido rigore. [*Responsabile progetti del Teatro Officina di
Milano]