Pagine

giovedì 22 ottobre 2020

IN MEMORIA DI ROBERTO CARUSI
di Daniela Airoldi Bianchi*

Roberto Carusi
 
Seguendo le orme di Don Milani - figura importante per il mondo del cosiddetto cristianesimo del dissenso, di cui Carusi faceva in qualche modo parte - Roberto aveva preferito alla carriera universitaria il dedicarsi agli studenti della scuola dell’obbligo. E per 40 anni insegnò, con una passione e una competenza rara, in tutte le periferie di Milano: Quarto Oggiaro, Comasina, Via Padova. È stata una figura caleidoscopica, impossibile da racchiudere in un’unica vocazione: scrittore, intellettuale finissimo, è stato uomo di teatro fin dal 1973 - partecipò alla fondazione del Teatro Tascabile di Bergamo con Renzo Vescovi - fu e poi accanto a Padre David Maria Turoldo curando molti allestimenti teatrali delle opere turoldiane. Con il Teatro Officina iniziò a collaborare come drammaturgo curando spettacoli dedicati a Padre David - da: Lo scandalo della speranza (1997) fino a I volti della povertà (2011) - e a Papa Giovanni XXIII - da Come gli uccelli dell’aria (2004) fino a E venne un uomo chiamato Giovanni (2014). Recensore per la rubrica Teatro del mensile “Rocca” di Assisi, aveva per il teatro una passione pari a quella per la poesia (fu fra i fondatori de La casa della Poesia, al Parco Trotter). Ha insegnato teatro per trent’anni al centro anziani di via Mozart e collaborato, spesso dando la propria voce, con la Compagnia marionettistica Carlo Colla. Instancabile animatore del quartiere dove abitava lo si trovava impegnato ovunque: dal doposcuola della Parrocchia di S. Gabriele alla presentazione di libri al bar Ligera di via Padova, dalla biblioteca rionale alle riunioni del Municipio 2. In ottobre è stato ospite al Pio Albergo Trivulzio per un percorso di riabilitazione motoria a seguito di un lungo allettamento ospedaliero e si è scoperto ricoverato in un padiglione dedicato proprio a Turoldo. Salvo che girando per i corridoi e le sale non trovava - con sua grande costernazione - nessuna targa, nessuna scritta che spiegasse chi fosse Turoldo. Ha posto il tema ad una dottoressa che lo aveva in cura e insieme hanno creato delle targhe con foto di Padre Turoldo e una breve descrizione della sua testimonianza, ora affisse sui muri di quel Padiglione. Questo è l’ultimo atto che Roberto ha fatto nella sua vita, dedita alla memoria di David Maria Turoldo: il giorno dopo si è spento.
Non c’è retorica alcuna nel dire una verità che tutti coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo possono testimoniare: mai un conflitto con nessuno e un sorriso, sempre, per tutti. Roberto era così: un galantuomo d’altri tempi, che ha vissuto la sua vita con grazia lieve e limpido rigore.
 
[*Responsabile progetti del Teatro Officina di Milano]