Assumere più personale sanitario? No, meglio le forze armate contro il Covid-19 In un post del 22 ottobre
2020, il medico ed ex europarlamentare Vittorio Agnoletto, uno degli esperti
più accreditati nel campo delle politiche sanitarie pubbliche, ci fa sapere di
una riunione organizzata a Roma tra alcuni Ministeri e le Regioni per valutare
l’opportunità di lanciare un bando della Protezione Civile per l’assunzione di
2.000 persone per potenziare l’esecuzione dei tamponi. Giustamente Agnoletto
rileva e lamenta come “nessuno abbia ragionato su queste assunzioni e su quelle
di medici e infermieri assolutamente necessarie (ed in numero ben maggiore di
2.000) qualche mese fa per prepararsi all’autunno”. Probabilmente le innumerevoli omissioni e inefficienze
a cui abbiamo assistito in questi mesi e che hanno seriamente minato gli
interventi di prevenzione e contenimento della seconda ondata della pandemia da
Covid-19 non sono casuali, ma al contrario potrebbero rispondere alla volontà
di accelerare il processo di ristrutturazione autoritaria della sfera pubblica
e di ipermilitarizzazione della società e del sistema sanitario nazionale. Mentre nella capitale si discute ancora se, come e
quando bandire un concorso per ampliare il numero del personale sanitario
preposto ai tamponi, il Ministero della Salute ha formalizzato un accordo con
il Ministero della Difesa per attivare sin dalla prossima settimana su tutto il
territorio nazionale “200 Drive-through” con 1.400
militari interforze per effettuare 30.000 tamponi al giorno. L’intervento, riproducendo perfettamente
le logiche di funzionamento militare, è stato battezzato dallo Stato Maggiore
della difesa “Operazione Igea”. “I team delle 200
Drive-through-Difesa (DTD) saranno composti da 1 medico, 2 infermieri, 2
autisti e 2 Carabinieri o personale del corpo della Polizia di Stato, ed
assicureranno il corretto svolgimento delle attività e il mantenimento
dell’ordine pubblico, attivandosi con preavviso di 24-48 ore dal momento in cui
il Ministero della Salute indicherà le località”, riferisce il ministro della
Difesa, Lorenzo Guerini. “La Difesa è in campo dall’inizio di questa
emergenza e ha messo a disposizione da subito tutte le sue capacità e mezzi.
Anche in questa fase, gli uomini e le donne di tutte le Forze Armate
continueranno ad operare al servizio dei cittadini con impegno e determinazione”. “La Sanità Militare - ha aggiunto Guerini - ha
dimostrato in questi mesi la sua importanza e il valore strategico e questo
ulteriore supporto, in collaborazione con il Ministero della Salute, consentirà
di poter garantire un controllo ancora più capillare sul territorio”. Senza
giri di parole, salute, ordine pubblico e controllo del
territorio diventano sinonimi, proprio come ai tempi delle dittature in
Sud America negli anni ’70 e ‘80 del secolo scorso. Sempre il Ministero della Difesa, nella nota del 21
ottobre, annuncia che entro la fine del mese, “al fine di incrementare anche le
capacità di analisi dei tamponi, saranno 12 i laboratori
della Difesa che verranno messi a disposizione, in grado di eseguire
circa 19.000 test settimanali, oltre a quelli già disponibili oggi presso
l’ospedale militare Celio di Roma, l’Istituto di Medicina
Aerospaziale dell’Aeronautica Militare (IMAS) di Roma, il Centro Medico
Ospedaliero (COM) di Milano e il Dipartimento di medicina legale (DMML) di
Padova”. Diventeranno così operativi i laboratori presso il
Centro Ospedaliero Militare di Taranto, l’infermeria presidiaria della Marina
Militare di Augusta (Siracusa) e presso i presidi medici di La Spezia,
Cagliari, Messina, Ancona, Napoli e Milano. Forze armate super-efficienti dunque e
onnicomprensive: dai controlli ultrasicuritari di porti, aeroporti, stazioni
ferroviarie, piazze e strade ai blitz anti-assembramento degli studenti agli
ingressi di scuole e asili, agli screening di massa che già in tanti chiedono
che diventino obbligatori per tutte e tutti. Complottismo o livore antimilitarista il nostro?
Proprio no. Ci preoccupano l’enfasi pro-militari e il clima emergenziale che si
respira in ogni settore istituzionale. Per martedì 27 ottobre, ad esempio, il
Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo
di Difesa per trattare il tema - al primo punto dell’ordine del giorno - delle
“conseguenze dell’emergenza sanitaria sugli equilibri strategici e di sicurezza
globali, con particolare riferimento alla NATO e all’Unione Europea”. Proprio in questi giorni a Bruxelles è in corso il
vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza Atlantica. Tra le questioni
chiave affrontate nei lavori c’è proprio quella della lotta al Covid-19.
“Questa pandemia continua a rappresentare per noi una sfida”, ha dichiarato il
Segretario Generale della NATO, Jens Stoltenberg, nel suo intervento. “Quando
giungerà la seconda ondata di Covid-19, le nostre forze militari saranno in
grado di rispondere meglio. La NATO sostiene questi sforzi, noi li
coordiniamo, aiutiamo a trasportare l’attrezzatura medica e i pazienti e a
realizzare gli ospedali da campo. Sono molti gli esempi di come i nostri
militari stanno aiutando gli sforzi dei civili a far fronte a questa pandemia.
Abbiamo pure stabilito un Piano Operativo. Abbiamo realizzato un apposito
deposito per far fronte agli interventi. E tutto ciò può ulteriormente
rafforzare gli sforzi della NATO e dei nostri militari in supporto dei servizi
sanitari civili”. L’Alleanza Atlantica über alles, un gradino più in alto
dell’OMS e della stessa comunità politica internazionale.