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domenica 25 ottobre 2020

PENSIERI OZIOSI DI UN OZIOSO
di Paolo Maria Di Stefano


Opera di Vinicio Verzieri
 
Dunque, pare ci risiamo e - sempre pare - anche alla grande, più o meno come a febbraio. Con una cosa in più: la quasi certezza che il dover stare chiusi in casa, stando anche attenti a chi si riceve e con quanti si entra in contatto, sia divenuto un imperativo categorico, poiché la ripresa del virus si dice  è dovuta in gran parte alla non obbedienza di chi ha pensato che il lavarsi le mani come l’indossare la mascherina e il rispettare le distanze sociali siano obblighi insopportabili e costituiscano l’inizio di una dittatura che certamente porterà noi e il nostro Paese a cadere in un baratro che cancellerà ogni segno di libertà e di democrazia.
Con in più il rischio di fare degli italiani un popolo riconoscibile anche dalla sporcizia, dalla scarsa igiene e dal disordine degli incontri a casa e fuori, oltre che dal rumore e dalle grida che da sempre contraddistinguono gli assembramenti umani di ogni genere e ai quali, a dire il vero, sembra essere stata applicata una specie di sordina.
Perché credo sia innegabile che una sorta di pace svogliata riempia gli spazi: non che sia diminuito il traffico, per esempio, praticamente almeno in città congestionato come un tempo: è diminuito il rumore del traffico, come se automobilisti et similia cerchino di passare inosservati.
In questo, forse, i monopattini hanno portato un contributo, come a farsi perdonare della ulteriore invasione dei marciapiedi sia quanto si muovono - i monopattini - che quando sono parcheggiati in gruppi quasi inestricabili, forse contando sulla agilità dei pedoni.

Opera di Vinicio Verzieri
 
Il “quasi silenzio” è in qualche modo la sola cosa che ha segnato un momento - più lungo del previsto - del quale la prima clausura si è nutrita, forse anche perché la voglia di far rumore si è come vergognata di sé, apparendo stonata alle circostanze correnti. Non che le strida, le proteste, le critiche siano scomparse. Ma certamente si sono come assopite, non ostante le grida dei negazionisti e della opposizione ai quali non è rimasto che il discutibile piacere di criticare l’azione del Governo: la cosa più facile del mondo anche e soprattutto per l’assoluta mancanza di alternative e di suggerimenti concreti e praticabili, oltre che per l’evidente procedere a tentoni.
Sull’argomento potrebbe scriversi un trattato, voluminoso quanto denso di argomentazioni tutte più o meno valide. Basti pensare che tutti promettono vaccini quasi miracolosi, ma per la prima volta a Milano non si è riusciti - sembra - a disporre neppure dei normali vaccini antinfluenzali, che pure un effetto sia pur limitato sembra possano averlo e che sono stati oggetto di rutilanti inviti a prenotarsi e comunque a ricorrere alle farmacie, almeno, ed ai medici di famiglia.
Io, qui, vorrei fare solo qualche annotazione, neppure determinante.


Caterina Peduto

La prima: alla fine del febbraio scorso, le sere di Milano ammutolirono; tacque la tromba jazz di Caterina Peduto, insegnante di musica, laureata con lode, profonda conoscitrice dello strumento, della sua storia e delle sue possibilità, capace di raccogliere attorno a sé un pubblico appassionato ed attento e di chiudere la serata in piazza Scala, a Brera, negli altri luoghi simbolo della città tra gli applausi, così aprendo ogni notte dovunque fosse possibile.
La tromba volava nella sera incipiente, non di rado anche accompagnata dal danzare di qualcuno degli ascoltatori, quelli più nostalgici.
Poi, più nulla.
Il che quasi in automatico così come ha segnato il nascere della pandemia segnerà la sua fine, dando una risposta certa a chi non sa né se e neppure quando il virus sparirà, se non altro che perché glielo racconterà il suono di quella tromba.  
Perché tutti attendiamo che la pandemia scompaia, come è nella natura di tutti i prodotti: proprio perché anch’essa un prodotto, ha un ciclo vitale ed è destinata a morire. È una certezza, e quindi anche una luce di ottimismo, seppure nessuno sia in grado di fare previsioni più precise.
Ma disporre di una certezza con i tempi che corrono è molto, e questa è l’unica alla quale possiamo aggrapparci: il virus perderà la sua forza e morirà. E le sere di Milano di nuovo saranno aperte dal suono della tromba jazz. Non conosciamo la data del prossimo concerto, ma una data ci sarà e la cosa più certa sarà proprio l’esibizione del Maestro Peduto.


Caterina Peduto

Sì, Maestro,
anche se quasi nessuno la chiamerà mai così e, anzi, più di qualcuno sosterrà che, essendo la strumentista una signora, il titolo di “maestra” sarebbe più appropriato. Che è poi lo stesso che sostenere che un giudice donna debba essere chiamata “giudicia”, così come puristi di chiara fama della lingua di Dante insistono perché un sindaco donna venga appellata “sindaca”: che sarà anche vero, ma quanto è brutto!

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MUSICA

Caterina Peduto

Caterina Peduto, oggi in arte Katia Grey, fin da piccola ha avuto una spiccata sensibilità per la musica, sensibilità che con il tempo è andata sempre più crescendo e maturando, attraverso l’approccio e lo studio di diversi strumenti musicali. Durante gli anni del liceo ha suonato il basso in diversi gruppi musicali, nel contempo frequentava una scuola privata per lo studio del clarinetto, e strada facendo scopre che la sua vera passione è suonare la tromba. lo strumento tra i tanti che alla fine l’ha ammaliata e conquistata. Dopo essersi laureata in “Relazioni Internazionali e Diplomatiche” presso l’Università Orientale di Napoli, arriva ad un bivio e a questo punto con molta determinazione decide di riprendere il percorso musicale interrotto e seguire la strada per la musica, sognando di diventare una brava trombettista. Comincia così un nuovo percorso di studi musicali, si trasferisce a Torino, dove si iscrive presso Centro di Formazione Musicale di Torino, e successivamente al Conservatorio, e tra studio, lavoro e intense lezioni private di strumento con il maestro trombettista Gianni Bosso, consegue il Diploma Triennale in Tromba Jazz. In quegli anni collabora con l’orchestra TJFO, diretta dal sassofonista Valerio Signetto e con l’Orchestravagante, diretta dal pianista Antonino Salerno, con le quali ha avuto opportunità di esibirsi in svariati eventi e concerti. Instancabile nello studio e desiderosa di ampliare i suoi orizzonti musico-culturali, si iscrive all’Università Statale di Milano e il 31 Marzo 2020 consegue la Laurea Magistrale in Scienze della musica e dello spettacolo, riportando la votazione di 110 con aggiunta della lode. Con il padre Angelo Grey, artista-cantante, notoriamente conosciuto per la sua lunga carriera artistica e per il suo inconfondibile timbro vocale, ha formato un duo, che si è esibito in svariati concerti nella zona di Capaccio e paesi limitrofi.