Il titolo di un libro è come l’etichetta
su una bottiglia di vino: ci mette sull’avviso, ci fornisce, magari per via
allusiva, le prime indispensabili informazioni sul conto dell’opera. Soffermiamoci,
allora, su quello scelto da Angelo Gaccione per i suoi testi. Non c’è bisogno
di essere dei botanici o dei biologi provetti per sapere che le “spore” sono delle
cellule riproduttive capaci di generare, in condizioni favorevoli, nuovi
organismi e di resistere per tempi anche lunghissimi, in uno stato di vita
latente, in situazioni ambientali avverse. Il paragone con le spore suggerisce
almeno due caratteristiche delle poesie di Gaccione: anzitutto, sul piano
strutturale, la brevità epigrammatica, la concentrazione di un motivo civile o
sapienziale in pochi o pochissimi versi, che racchiudono il nucleo narrativo o
drammatico di tante possibili vicende; e in secondo luogo, sul versante dei contenuti,
la preservazione di valori umani, pubblici e privati, destinati, prima o poi, a
germinare nelle coscienze più sensibili e avvertite, attraversando la nequizia
dei tempi, perché, come scrive il poeta, «nessun gesto è inutile» e «prima che
fosse palla, / la neve era un semplice fiocco».
La copertina del libro
Angelo
Gaccione Spore Interlinea
Ed. 2020 Pagg.
90 € 12,00 Introduzione
di Alessandro Zaccuri Con
una nota di Lella Costa