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giovedì 19 novembre 2020

BACH E L’ITALIA



Conferenze. 22-28 novembre 2020
JSBach.it
 
Quando si considerano i numerosi personaggi di rilevanza della storia dell’umanità, ci si chiede spesso se non sia la stessa storia a creare le grandi personalità, o siano le personalità a fare la storia. Lungi dal rispondere in modo definitivo e inutile alla domanda, è bello considerare come per Johann Sebastian Bach valgano entrambe le affermazioni - come per i più grandi geni esistiti, d’altronde.
Bach è impensabile al di fuori del proprio ambiente, tedesco, luterano, piccolo-borghese; e al tempo stesso l’Europa musicale e musicologica è impensabile senza Bach: uno dei pochi pilastri, delle poche certezze che non sono mai venute meno nell’identità occidentale, una delle poche rocce salde che si afferrano quando il resto intorno vacilla. Non solo. Bach scrive tutta la sua musica soli Deo gloria, e la centralità del Dio cristiano nella sua vita e nella sua epoca sembrerebbe fissare un punto di forte lontananza dall’epoca moderna, da un tempo, come quello che viviamo, in cui non solo quel tipo di spiritualità non ci appartiene più, ma nessun livello di spiritualità sembra appartenere alla frenesia, al consumo, alla produzione. Scrive Francesco Lamendola, docente di filosofia che riflette spesso sull’opera di Bach: «Un secolo e mezzo dopo di lui un altro tedesco, Nietzsche, avrebbe fatto dire al suo Zarathustra che Dio è morto: quel Dio che per la generazione di Bach era la fonte e il destino di ogni cosa, la ragione stessa del suo comporre, il suo orizzonte esistenziale. Noi, figli di Nietzsche e di Dostoevskij - o, per restare nell'ambito italiano, di Montale e di Pavese - abbiamo perso quel centro spirituale unificatore e vaghiamo sulle strade del caso. Pure, una nostalgia di esso è ancor presente sotto la nostra tranquilla disperazione, e s’infiamma quando l’organo spande le note possenti e magnifiche della Toccata e fuga in Re minore: per un istante, intravediamo il cielo stellato al di fuori della buia caverna dove, come nel mito platonico, viviamo inconsapevolmente prigionieri.» (accademianuovaitalia.it)
Di questo l’Associazione Noema vorrebbe essere fortemente provocatrice: di una nostalgia dello spirito, del rimpianto della spiritualità, qualunque sia l’energia o il dio cui si voglia indirizzarla. Attraverso la straordinaria sintesi artistica e umana che dell’Occidente ha saputo realizzare la grande musica, venga curata, venga fatta crescere, venga tenuta viva e presente in ciascuno di noi, come le lampade delle vergini della parabola evangelica, perché il nulla non colga l’umanità di sorpresa, come vediamo può improvvisamente e facilmente accadere.
Nella forza dell’opera di Bach hanno fortemente creduto anche Chiara Bertoglio e Maria Borghesi, che ne hanno studiato la concreta presenza in Italia - per ricerche, esecuzioni, edizioni, studi - e hanno fondato su questa presenza un progetto ampio e articolato, JSBACH.IT: una comunità interdisciplinare focalizzata sulla ricezione di Bach in Italia, un portale che ne manifesti le migliore forze e che raccolga contributi in essere e nuove proposte per la più autentica divulgazione dell’opera bachiana.
Dal 22 al 28 novembre 2020 queste intenzioni diventano concreto incontro - online, date le necessità - di decine di studiosi da tutta Europa, esperti in differenti ambiti musicali e musicologici ma con un unico focus: Bach e l’Italia.
L’accesso al convegno è totalmente gratuito e accessibile attraverso i canali YouTube e Facebook (clicca per il collegamento diretto).
Sul sito www.jsbach.it l’intero programma in dettaglio.
Buon ascolto!
Giuditta Comerci  - Direttore artistico -