Si ricorda
che il grembo materno è il luogo del fare, dove si realizza la creatura, è il
luogo dell’arte e delle arti. È il luogo dove si acquisisce la forma: μορφή (morfé), dove si dà la forma: πλάσσω (plasso) ecc.
I greci si
avvalsero della radice (prag) πραγ(fa dallo scorrere, durante l’incubazione, il
generare) per coniare πράσσω: faccio, opero, compio,
aggiungendo il delta, con il significato di legare, che si assibilò. Da πράσσω furono dedotti: (praxis) πράξις: l’opera (ciò che è stato realizzato), il
modo di agire (per prassi), (pragma) πράγμαπράγματος: fatto, realizzazione, opera;
da πράγμα fu coniato: pragmatico, nel senso di uomo
di azione e/o operativo e, quindi, l’astratto pragmatismo.
Dall’aggettivo verbale: πρακτός, che indica chi ha fatto
furono dedotti pratico e pratica, che è ciò che si acquisisce facendo,
realizzando opere. Da pratico si ebbe anche praticone, che
è una sorta di dispregiativo. Oggi, per giovani che hanno conoscenze solamente
teoriche è prescritto il tirocinio, da tiro tironis: recluta,
ricalcato dal greco (tiron) τίρωντίρωνος.
Bernardo Strozzi
I greci, inoltre, coniarono: (peira) πεῖρα: tentativo, prova, conoscenza
acquisita, in quanto pensarono all’inseminazione come tentativo o
prova per ingravidare e dal risultato l’acquisizione di conoscenze.
I significati acquisiti da πεῖρα sono il risultato della seguente perifrasi: fa
dal generare lo scorrere l’andare a legare, ad indicare che il periodo
del legare (della creatura nel grembo) è il tempo della realizzazione,
della creazione, che, talvolta, è anche un modo per fare delle prove, da cui
ricavare delle conoscenze. Da πεῖρα furono dedotti: (empeiros) ἔμπειρος: pratico, esperto, ma
anche: (empeiria) ἐμπειρία: pratica, esperienza, esperienza
in, di, cognizione di, scienza, verificata da esperimenti.
Quindi, non si tratta di un sapere puramente teorico, ma validato dai
risultati. Pertanto, nel fare le prove si acquisiscono abilità ed
esperienza, ma, soprattutto, conoscenza verificata o comprovata.
Da ἐμπειρία fu dedotto empirico, che è sicuramente colui
il quale acquisisce abilità attraverso un fare ripetuto, ma è, in modo
particolare, colui che verifica le prove che fa, fondando le sue conoscenze sui
risultati degli esperimenti. Da questo substrato culturale ebbe, poi,
origine l’empirismo. I latini, molto probabilmente, da πεῖρα dedussero perito, che è colui che ha
acquisito conoscenze, esperienza, attraverso prove ed esperimenti; da perito
furono ricavati: perizia e imperizia.
Artemisia Gentileschi
Da πεῖρα, inoltre, il pastore latino coniò il verbo
deponente experior, experiris, expertus sum, experiri,ad indicare che cosa nasce per lui quando fa quelle determinate prove: provo,
ricerco, sperimento, imparo a conoscere e a riconoscere.
Il pastore, a differenza del contadino, ha una mentalità innovativa e osserva
attentamente cosa succede nelle ibridazioni di razze, come fare per
migliorare la specie dei suoi capi, come evitare malattie ereditarie, come
evitare contagi, come trovare cure efficaci per tanti morbi e, soprattutto, per
evitare le epidemie o le morie. Poi, con experior dedusse che, attraverso le
puntuali osservazioni e annotazioni, acquisiva l’occhio clinico, imparando a conoscere
e a riconoscere ecc. Dal calco del participio presente: esperiente (da
colui che prova) fu, poi, dedotta l’esperienza, che è tutto il bagaglio
di conoscenze acquisite con il fare, che tornano utili in altri contesti e in
altre situazioni. Dal calco del participio passato fu dedotto esperto,
che è colui che ha accumulato esperienza. Inoltre, da experior, gli
italici, dedussero (e)sperimento, sperimentazione, che è
alla base della scienza moderna e dell’acquisizione di nuove conoscenze. L’omologo latino di πεῖρα è proba (per modificazione fonetica in
italiano divenne: prova), che, oltre al significato di prova,
acquisisce anche quello di saggio e, quindi, di saggiare. Da proba
fu dedotto probo probas: saggio, esamino, esperimento,
riconosco come buono, anche perché c’è un rimando a probus: buono,
onesto. Poi da probatus: riconosciuto buono, valido,
i giuristi dedussero elemento probatorio, probatio: esame
ispezione, dimostrazione e probatoria come certificato di
capacità. Quindi da prova furono dedotti: comprovo, approvo,
disapprovo e, in italiano, anche rimprovero. Gli italici
ricordarono che non basta una sola prova, per cui bisogna riprovare e,
nel mio dialetto, essere riprovato significa non aver superato la prova. Per concludere, da proba, che qui,
specificatamente, è da collegare a quella prova,i latini
dedussero probabile: che ha possibilità di verificarsi, verisimile,
credibile e, quindi, probabilità e probabilmente.
Pertanto, le moderne scienze si avvalgono del calcolo delle probabilità per
indicare in quali condizioni un fatto si può verificare o per quantificare, con
un numero, la possibilità che un evento accada.