Brutte notizie dall’Europa. Pier Virgilio
Dastoli riferisce che il Consiglio di venerdì ha bloccato sul nascere
l’iniziativa della Von Der Leyen per una politica comune in materia di Covid.
Marzio Galeotti e Alessandro Lanza riferiscono che il Consiglio del 15 ottobre,
approfittando della divergenza tra Commissione e Parlamento relativamente
all’obiettivo di riduzione delle emissioni entro il 2030, ha rimandato di due
mesi la decisione in proposito. Infine Wolfgang Streeck elenca tutte le
questioni in attesa di soluzione, da Brexit ai tempi e modi di erogazione del
Recovery Fund, per poi concentrarsi sull’intervista di Conte alla FAZ, presa
come esempio delle cose che non vanno in Europa. Per Streeck, Conte parla
infatti da tecnocrate, e questo suo limite riflette i limitati orizzonti della
politica europea di austerità (e, si potrebbe aggiungere, dell’appartenenza
alla NATO). Dell’intervista il sito del governo non riporta né il testo, né la
traduzione (troppi costi); negli stessi giorni - siamo all’inizio di ottobre -
il presidente del Consiglio ha tuttavia scritto per “il Riformista” un articolo
che in qualche modo ricalca il resoconto di Streeck. Il primo punto in comune è
che non si parla di sanità - nell’articolo la si liquida in due righe, dalle
quali essa appare come una questione del passato o di un imprecisato futuro -
ossia del settore che più ha sofferto della politica di austerità, e che più ha
bisogno di correzioni e investimenti; il secondo è che la politica è concepita
come un elenco di cose da fare - un approccio che piacerà molto ai lombardi, ai
milanesi in particolare, che senza andare tanto in profondità nella storia,
dovrebbero semplicemente riflettere sul fatto che se, come diceva ieri
Agnoletto, la Lombardia fosse oggi uno stato, sarebbe quello che ha la peggiore
performance mondiale nel contrasto del Covid. L’idea che l’aumento della
produttività del sistema Italia, e in particolare della pubblica
amministrazione, richieda una classe dirigente, non pare albergare insomma
nella mente di Conte. Vi alberga invece l’idea di velocità, che a Streeck
ricorda la stagione del futurismo.