Per chi, come noi italiani, è passato
attraverso il quasi ventennio berlusconiano, le ansie e le preoccupazioni dei
democratici americani (quelli con la d minuscola) di fronte alle incognite
della transizione, sono più che comprensibili. Nel nostro caso l’esito
liberatorio è giunto improvviso, frutto, si dice, delle pressioni
internazionali e della BCE. Non è chiaro in questa spiegazione quanto abbiano
pesato gli interessi personali, i soldi, così come non è chiaro oggi quanto
essi, insieme alle vicende giudiziarie, possano contare nel caso di Trump - il
tema lo propone un analista citato nell’articolo in oggetto. Anche i personaggi
più votati all’accumulo e alla difesa del proprio patrimonio possono infatti
mostrare “debolezze” inaspettate; per esempio non è da escludere che su
Berlusconi abbia influito la demoralizzazione conseguente all’essersi prestato
ad un’operazione, l’attacco alla Libia, contraria agli interessi del paese, e
ignobile da tutti i punti di vista. Se così fosse egli, dimettendosi, seppure
con la scusa delle pressioni esterne, avrebbe mostrato più senso di dignità di
un uomo politico ritenuto da molti virtuoso come Napolitano che condivise la
decisione NATO. Il problema di oggi è che in Trump questo senso dell’onore, se
c’è, può portarlo su un sentiero pericoloso - meglio, sebbene rischioso solo
per lui, sarebbe stato se egli l’avesse mostrato nel portare avanti con
decisione il suo programma originario di politica estera. Gli americani hanno
ragione di sentirsi offesi da un presidente che non paga le tasse, che
disprezza la scienza, che incoraggia il razzismo, che scende al livello dei
social; essi dovrebbero tuttavia riflettere anche su un’opposizione che, con
l’appoggio degli apparati e dei media - qui sta una differenza importante con
Berlusconi -, non ha saputo fare altro che delegittimarlo - e con lui le
istituzioni - e irretirlo con accuse incredibili ex ante e infondate ex post, e
mettergli i bastoni tra le ruote quando si è trattato di rendere effettivo il
programma di ritiro delle truppe dai vari fronti. Essi dovrebbero inoltre
tenere ben presente che Trump è l’unico presidente del dopo-guerra-fredda che
non ha iniziato una nuova guerra. La riflessione servirebbe, se non altro, a
non farsi illusioni sul ritorno alla normalità, e a non farsi impressionare da
articoli come quello segnalato da Cesare Massarenti, che escono direttamente
dalle fucine della CIA.