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martedì 10 novembre 2020

IL DOPO TRUMP
di Franco Continolo


Per chi, come noi italiani, è passato attraverso il quasi ventennio berlusconiano, le ansie e le preoccupazioni dei democratici americani (quelli con la d minuscola) di fronte alle incognite della transizione, sono più che comprensibili. Nel nostro caso l’esito liberatorio è giunto improvviso, frutto, si dice, delle pressioni internazionali e della BCE. Non è chiaro in questa spiegazione quanto abbiano pesato gli interessi personali, i soldi, così come non è chiaro oggi quanto essi, insieme alle vicende giudiziarie, possano contare nel caso di Trump - il tema lo propone un analista citato nell’articolo in oggetto. Anche i personaggi più votati all’accumulo e alla difesa del proprio patrimonio possono infatti mostrare “debolezze” inaspettate; per esempio non è da escludere che su Berlusconi abbia influito la demoralizzazione conseguente all’essersi prestato ad un’operazione, l’attacco alla Libia, contraria agli interessi del paese, e ignobile da tutti i punti di vista. Se così fosse egli, dimettendosi, seppure con la scusa delle pressioni esterne, avrebbe mostrato più senso di dignità di un uomo politico ritenuto da molti virtuoso come Napolitano che condivise la decisione NATO. Il problema di oggi è che in Trump questo senso dell’onore, se c’è, può portarlo su un sentiero pericoloso - meglio, sebbene rischioso solo per lui, sarebbe stato se egli l’avesse mostrato nel portare avanti con decisione il suo programma originario di politica estera. Gli americani hanno ragione di sentirsi offesi da un presidente che non paga le tasse, che disprezza la scienza, che incoraggia il razzismo, che scende al livello dei social; essi dovrebbero tuttavia riflettere anche su un’opposizione che, con l’appoggio degli apparati e dei media - qui sta una differenza importante con Berlusconi -, non ha saputo fare altro che delegittimarlo - e con lui le istituzioni - e irretirlo con accuse incredibili ex ante e infondate ex post, e mettergli i bastoni tra le ruote quando si è trattato di rendere effettivo il programma di ritiro delle truppe dai vari fronti. Essi dovrebbero inoltre tenere ben presente che Trump è l’unico presidente del dopo-guerra-fredda che non ha iniziato una nuova guerra. La riflessione servirebbe, se non altro, a non farsi illusioni sul ritorno alla normalità, e a non farsi impressionare da articoli come quello segnalato da Cesare Massarenti, che escono direttamente dalle fucine della CIA.