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venerdì 20 novembre 2020

LETTERA APERTA



Pubblichiamo volentieri questa lettera aperta di Danilo Reschigna, anche se ne individuiamo i limiti. Parlare genericamente di “giovani” è fuorviante come parlare genericamente di “anziani”, di “donne”, di “intellettuali” e così via. Ci sono intellettuali servi, stronzi e disimpegnati, come ci sono giovani servi, stronzi e disimpegnati e così continuando. Che la gran massa dei giovani di questi luridi anni abbia in testa solo il divertimento, lo sballo, la discoteca, è indubitabile. Che la gran parte di loro (ma non solo loro) siano i migliori clienti delle mafie acquistando droghe e frequentando i locali alla moda che le mafie gestiscono, è altrettanto indubitabile. Che di giovani se ne vedono pochissimi in tutte le occasioni in cui sarebbe necessario, è anche questo indubitabile. Morta quella che una volta si chiamava “coscienza di classe”, trasformatisi i ceti popolari in un’orda di piccoli borghesi arrivisti e dalla cultura individualista (mi arrangio come posso, mors tua vita mea, chi se ne frega della dignità…), il risultato non poteva essere che questo. Il tradimento delle classi dirigenti, il disgusto suscitato dai partiti, l’ignominia di una borghesia corrotta e vorace, il degrado di istituzioni il cui prestigio è naufragato, il pessimo esempio da ogni parte: arricchirsi costi quel che costi, l’impunità dei potenti, l’inefficacia delle leggi, la saldatura tra finanza, banche, mafie, lo sperpero di denaro pubblico che ha devastato la Nazione, una stampa nella sua quasi totalità compiacente, hanno precipitato il nostro Paese nel risentimento individuale e nell’abulia. Sono pochi, molto pochi i giovani che resistono e si mobilitano? Verissimo. Ma un appello generico ai “giovani” è perfettamente inutile. La stragrande maggioranza di loro è da anni indifferente come lo è la stragrande maggioranza degli “anziani”, delle “donne” e di tante e tante altre generiche categorie sociali.
[Angelo Gaccione]   

 
Non vi stimo, non vi amo, mi fate paura e rabbia.


Carissimi giovani,
Goffredo Mameli, che ha composto il nostro inno nazionale che voi non conoscete, ha sacrificato la sua vita per difendere la Repubblica Romana nel 1849 alla giovanissima età di ventidue anni. Tanti giovani hanno immolato la loro esistenza in montagna come partigiani per donarvi una patria democratica e libera e voi se potete manifestare il vostro giusto dissenso è appunto per merito di questi giovani che diventati anziani stanno morendo per colpa del virus. Nella Firenze dell’alluvione del quattro novembre millenovecentosessantasei, moltissimi ragazzi della vostra età e di tutto il mondo, si sono rimboccate le maniche, e non solo quelle, per salvare la cultura storica di questa importante città. I famosi angeli del fango. Ho sempre ammirato la vostra esuberanza di voler cambiare questa società e la vostra generosità nell’aiutare il terzo mondo, i disabili, i poveri e altre attività umanitarie. Avete lottato con decisione e fervore appassionante per le grandi battaglie civili: la chiusura dei manicomi, la battaglia sul divorzio e l’aborto, le marce per la pace e contro le armi nucleari. Ma ora non vi riconosco più: molti di voi marciano contro il governo perché non credono alla pandemia e naturalmente lo fanno senza distanza e senza le mascherine. Anche se anch’io sono d’accordo che i politici hanno fatto degli errori ma chi non fa niente non sbaglia mai. Voi non siete angeli del fango ma demoni incoscienti che non si interessano di cultura della vita e non indossano le mascherine. Voi, invece di aiutare il terzo mondo non tollerate chi scappa dalla propria terra per fame e guerra: invece di soccorrere chi soffre aiutate, non avendo la mascherina, a uccidere i vostri cari e tutta l’umanità: siete degli assassini da scaraventare in galera. Voi non vi rimboccate le maniche per salvare la cultura ma vi compiacete della vostra ignoranza con assembramenti da gregge inebetito per bere il vostro agognato aperitivo e dialogare con altri sordi che non vi vedono ma costantemente senza mascherina. Molti di voi mi diranno che tanti giovani non sono come li ho descritti e fanno anche del bene e la storia umana è sempre stata, purtroppo, questa: è vero ma partendo da questo cataclisma che modificherà probabilmente il nostro futuro possiamo iniziare una nuova era rinascimentale che riguarda ognuno di noi. È anche vero che numerosi giovani non sono quelli che ho “demolito” ma questo è l’eccezione che conferma la regola.
[Danilo Reschigna]