LIBRI E POETI
Alessandra Paganardi
La poesia di
Alessandra Paganardi sbarca in America
In questa raccolta bilingue di
Alessandra Paganardi, titolata in inglese A Dream or Words,
troviamo una eccezionale capacità immaginativa, espressa attraverso versi
incisivi e allo stesso tempo distillati. Versi che nascono da una trasognata,
ma intensissima disposizione onirica: anche da qui il connubio, nel titolo di
questo libro, fra Verbum e Somnium). Troviamo
anche l’intimo desiderio di scandagliarla, questa disposizione, fino in fondo,
come a voler ricercare un bonum, attraverso le parole, quasi si avesse
paura di perderle da un momento all’altro e si volesse fermarle nel loro attimo
fuggente, forse per dar loro una più consistente “esistenza”.
Alessandra Paganardi sembra come essere alla ricerca di una
nostalgia perduta nel tempo che però, attraverso la poesia, lei cerca di
interrogare fin nelle radici, come a volerla iscrivere per sempre nella propria
anima. Anche da ciò deriva, forte e suggestiva, la dimensione metaforica, che
si sposa, a tratti, con quella cosmologica, nella quale l’uno, il singolo si
intreccia con gli altri, fra gioia e dolore, fra aspettativa e trepidazione.
Poesia, dunque, come catarsi e ricerca di un io profondo.
Irene Marchegiani
La copertina del libro |
Rosa
Hai sfogliato la rosa nel bicchiere.
Ogni giorno ne recidevi un petalo,
tagliavi un po’ di stelo a quella morte
che non appare.
È bocciolo di nuovo, ma con una
storia, nei suoi sinceri tacchi bassi.
Il tempo è sempre ciò che sa restare
dopo tutto, l’applauso a scena chiusa.
***
È stato il vento a conquistare tutto.
Vento di contrabbando, risentirlo
nel cielo rosicchiato dalle stelle
nella polvere amara sulle mani.
Quella persiana chiusa sopra i muri
di calce ripeteva la frontiera.
Anche i sentieri cambiano, si tendono
più in là della montagna indifferente -
corpi di donna a sfidare la notte
per scommettere il sole.
Vento di poche parole - domani
saranno altri sentieri.
***
(Per Cesare Pavese)
Era scura di sale la terra
ce n'era un poco anche sui trapezi
dei miei occhiali appesi al viso
come in attesa di un funambolo.
Le rughe, quelle sì le amavo
le mappe sagge dei pensieri
portavano diritto alla sorgente
del male. Ma tutto era svelato,
chiara la fonte come una ferita.
Non più segreti. Non più parole.
Era rossa d'amore la terra
ma per trovare il caldo di un
abbraccio
dovevo farmi radice, scendere
fino al centro del fuoco.