Domenica 25 ottobre si è tenuto presso la grande
Sala del camino all'interno del Museo Bagatti Valsecchi di Milano il terzo
concerto organizzato dall'Associazione “Omaggio al clavicembalo”. In programma
le Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach (1685-1750) eseguite dal
clavicembalista e organista Riccardo Villani. Nell'occasione è stato utilizzato
un clavicembalo costruito negli anni Ottanta da William Dowd di Boston (USA),
copia di uno strumento francese del Settecento. La sala, alla quale il pubblico
ha potuto accedere solo su prenotazione e osservando le norme sul
distanziamento, era al massimo della capienza. Il pubblico ha seguito il
concerto con interesse ed attenzione; alla fine della manifestazione ha
tributato all'artista unanimi consensi.
Villani al clavicembalo
Le Variazioni Goldberg
rappresentano una delle più importanti opere pensate e scritte per il clavicembalo.
Composte da Bach fra il 1741 ed il 1745 e pubblicate a Norimberga dall'editore
Balthasar Schmid, consistono in un'Aria con 30 variazioni che, nel loro
sviluppo, seguono un rigido schema logico e formale. L'opera si compone di 32
brani costituiti dall'Aria, da trenta variazioni divise in gruppi da tre
variazioni, e dalla ripresa finale dell'Aria. Ogni gruppo di variazioni è
costituito da una forma di danza, un brano in stile toccatistico, un canone che
per ogni successivo gruppo di variazioni aumenta la distanza fra dux e comes di
un grado. Si parte da un canone all'unisono, poi alla seconda, alla terza, alla
quarta, alla quinta, alla sesta, alla settima, all'ottava ed infine alla nona.
L'ultimo gruppo di variazioni è concluso da un Quodlibet, ossia un brano che
prevede il contrappunto di melodie, in questo caso due melodie popolari: “Ich
bin so lange nicht bei dir g'west, ruck her” e “Kraut und Rüben haben mich
vertrieben” (“Troppo son stato lontano da te” e “Cavoli e rape rosse mi hanno
stufato”). Risulta evidente che Bach intendesse il Quodlibet quasi come uno
scherzo; ancora oggi molti ascoltatori riescono a cogliere l'aspetto ludico
nella musica bachiana. Alcuni ritengono che il nome delle melodie utilizzate in
quest'ultima variazione non sia affatto casuale, ossia che la chiave dello
scherzo siano le stesse variazioni e che "da te" sia un riferimento
al tema, all'Aria, considerando quindi il Quodlibet come anticipazione del
ritorno all'Aria. La riproposizione finale dell'Aria, oltre ad essere coerente
con la forma del tema e variazioni, aggiunge simmetria all'opera e suggerisce
una natura ciclica della stessa, come fosse un magnifico viaggio di andata e
ritorno.