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venerdì 4 dicembre 2020

ANCORA SU: PER IL LOBO D’ORO
di Cataldo Russo

     


Già dalla lettura della prima pagina ci si rende conto che il lungo racconto Per il lobo d’oro del poeta e professore universitario Tomaso Kemeny è un piccolo scrigno, che racchiude tanti piccoli pezzi di un puzzle raccontati con garbo, maestria e grande ritmo narrativo. Innanzi tutto siamo di fronte a un racconto di memorie, narrato in terza persona, quasi l’autore voglia prendere le distanze dal proprio io, e dove il protagonista, Tamas, diventa un comprimario e non il personaggio assoluto che emargina e mette all’angolo gli altri. Per il lobo d’oro ripercorre quasi sessatt’anni della vita dello scrittore, dall’accupazione della sua amata Ungheria, prima da parte dei nazisti e poi da parte dell’esercito russo che, presentatosi come liberatore evidenzia con il passare dei giorni la propria natura autoritaria e repressiva, e culminerà nel 1978 con la soffocazione nel sangue della rivota del popolo. Gli eventi tragigi del paese inducono la mamma di Tamas, Edith, ad affidare il bambino, orfano del padre caduto sul fronte russo, alla tata Maria affinché possa porlo al sicuro fuori da Budapest, dove la vita s’è fatta difficile perché la citta si trova ad essere teatro di vendette di due concezioni imperialiste di intendere i rapporti del mondo. Fra imprevisti, colpi di scena il racconto ripercorre la vita avventurosa di Tamas, dagli anni trascorsi a Budapest e nei paraggi agli anni di Chicago, dove conosce Joe Luis, uno dei più grandi pugili americani e fa una significativa, seppur breve,  esperienza pugilistica, fino alla venuta in Italia dove può dedicarsi alle sue passioni vere: la poesia e l’insegnamento della lingua e della letteratura inglese. Su tutto il racconto aleggiano due fatti importanti: il crollo delle illusioni a causa della rivolta del popolo ungherese soffocata nel sangue dall’Unione Sovietica, e l’incontro con un libraio, grande appassionato ed esperto di libri e non solo venditore, con cui l’autore intrattiene spesso piacevoli ed interessanti conversazioni. Per il lobo d’oro oltre ad evidenziare la grande cultura del professore Kemeny, perché sono frequenti i rimandi sia alla cultura classica sia a quella più vicina a noi, mostra l’infinita passione che l’autore ha per la bellezza, la poesia e la scrittura.