Cai Xia, una
dissidente cinese, e Massimo Fini sono oggi i due opposti; l’una critica del
comunismo cinese, l’altro del liberismo occidentale. Al polo finiano potremmo
aggregare due libri: il primo, proposto da Pepe Escobar, attacca l’altro
baluardo del liberismo contemporaneo, l’oligarchia tecnologica - Fini
si concentra sulla finanza; il secondo, presentato dallo stesso autore in una
intervista, si concentra sull’esperienza americana, e critica il liberismo da
destra - Trump ha contribuito al successo del libro, ma l’autore, consapevole
dei limiti del presidente, va naturalmente oltre. Che dire? La prima
osservazione è che pur da posizioni apparentemente opposte, Xia e Fini
condividono forse lo stesso ideale: un socialismo che sappia coniugare lo Stato
forte con democrazia e mercato - per il momento un’utopia. Le simpatie
socialiste di Fini sono note da tempo, come la sua critica di un’Europa alle
dipendenze dell’America, e delle sue ignobili avventure. Xia, figlia della
nomenclatura cinese, ha passato l’intera vita adulta nelle alte sfere del
partito, dove si elabora l’ideologia e la propaganda, partecipando a tutti i
tentativi di liberalizzarlo e ridurne la presa sullo Stato. Essendosi troppo esposta,
dopo aver perso le ultime speranze con Xi, lei ha ritenuto prudente rifugiarsi
in America. Il suo articolo rappresenta un boccone ghiotto per
Foreign Affairs, e rivela al tempo stesso la sua visione ingenua degli Stati
Uniti. I due libri hanno invece gli Stati Uniti nel mirino, ed essendo gli
autori due accademici, la loro critica tocca necessariamente questioni epocali:
per esempio, liberismo, con o senza neo, e liberalismo sono la stessa cosa? Il
marcio è già in Locke, o si accumula via via? Non essendo accademici, ci si può
limitare a osservare che sia che si chiami liberalismo, sia che si chiami
liberismo, lo sbocco è sempre lo stesso: uno Stato più o meno apertamente
autoritario al servizio di monopoli e oligopoli. La storia italiana, tanto disprezzata, rappresenta
un paradigma: la classe dirigente liberale, di fronte a problemi, interni e
internazionali per i quali si sente inadeguata, non trova niente di meglio che
affidarsi a Mussolini. Hayek e Friedman troveranno più tardi in Pinochet il loro
uomo. L’America prova a difendere le apparenze con un uomo debole
e compromesso - significativo è che non ci sia niente di meglio per un
compito così ingrato - ma presto getterà la maschera, anzi la mascherina.