Ho letto volentieri gli articoli su
Giorgio Galli, specie quello di Riolo, e per esempio quanto sarebbe attuale
oggi la evidenziazione di Galli dell'assistenzialismo riservato dallo Stato al
capitalismo italiano, proprio quando oggi il mainstream depreca il presunto
Sussidistan! Chissà se Galli si è in qualche modo espresso sul fenomeno M5S,
lui che si avvaleva di categorie sociologiche per interpretare la politica;
dissento ad esempio dalla tesi di Astengo che il M5S avrebbe portato il
trasformismo a livelli “lirici”, perché a mio modesto avviso non di
trasformismo si tratta, ma di pragmatismo, e questo sì è stato esasperato alla
cieca, poiché un programma per obiettivi che non sia emanazione di una vera
strategia, risulta alla lunga fallimentare. Ma ad Astengo (ma forse più in
generale a Odissea) sembra sfuggire una linea di continuità del M5S con il
radicalismo internazionale (non solo col primo movimento radicale italiano) e
con le aspirazioni libertarie di una democrazia partecipativa dal basso; sfugge
ad es. perché il movimento della decrescita (vedi Latouche) abbia appoggiato il
M5S, così come sfugge il primato del diritto ad essere protagonisti in prima
persona della politica sulla pur auspicabile competenza; e sfugge anche quanto
(per la gran parte) il M5S abbia cercato di non lasciarsi coinvolgere dalle
lobbies che invece finanziano e orientano i partiti tradizionali. Ecco, chissà
se Galli si è espresso su quello che a mio avviso è (stato) un fenomeno sociologico
prima ancora che politico. Se così fosse, lo leggerei con grande interesse,
come una voce fuori dal coro. Un caro abbraccio Gabriella Galzio