“Why
two identical tombstones here?” Le stavo fotografando entrambe le lapidi con il
telefonino, e la domanda poteva suonare legittima. Ma si trattava di una coppia
di stranieri, e l’inglese non è la mia lingua. Sarebbe stato molto difficile
impelagarmi in una spiegazione esaustiva su una delle pagine più sanguinose e
buie della storia recente di Milano e dell’intera Nazione. Come spiegare a
degli stranieri, e in poco tempo, l’infame strage del dicembre del 1969 in
Piazza Fontana, proprio in quella banca dietro alle nostre spalle, e le trame
per assassinare la nostra precaria, giovane democrazia? Mentendo ho risposto:
“I don't' know”, e mi sono cavato d’impiccio. Già, perché due lapidi identiche
una accanto all’altra e nel medesimo luogo? Quella domanda ha cominciato a
frullarmi nella testa: chissà se in tutti questi anni se la sono fatta anche i
milanesi attraversando la piazza, mi sono domandato anch’io. Due lapidi per una
sola città, per un solo tragico sanguinoso evento. Non poteva bastarne una?
Quella che porta la firma degli Studenti e dei Democratici milanesi e che,
collocata nell’aiola quasi subito dopo i fatti, non lascia dubbi di sorta. E annovera
Pinelli nel conteggio complessivo delle vittime: la diciottesima. “Ucciso
innocente nei locali della Questura il 15 dicembre”, dice la scritta. Anni più
tardi ne è stata sistemata una seconda quasi attaccata all’altra, e porta
impresso lo stemma del Comune della città. “Innocente morto tragicamente nei
locali della Questura”, recita la dicitura. In entrambe compare l’aggettivo innocente;
in quella dell’Amministrazione Comunale c’è un rafforzativo dovuto all’avverbio
tragicamente, che rende ancora più perturbante e sgomento colui che si
ferma a leggere lo scritto. Se un uomo è innocente perché muore tragicamente
dentro una Questura? E che ci faceva un innocente dentro una
Questura? Possibile che gli estensori del testo di questa seconda lapide non si
siano resi conto che usando un aggettivo e un avverbio così perentori avrebbero
suscitato nei lettori molti più interrogativi di quelli contenuti nella formula
linguistica della prima? Questioni di pura semantica per letterati come me
fissati sul significato delle parole e il loro peso? La prima lapide di dubbi e
di interrogativi non ne suscita nessuno, la seconda ne suscita troppi. E allora
la voglia di chiedere, di fare domande, diventa pressante. Come la legittima
curiosità della coppia di stranieri: “Why two identical tombstones here?” “I’m
sorry, è un po’ complicato: si tratta di semantica”.