Dopo
aver letto un libro come questo di Gratteri e Nicaso, viene spontaneo
domandarsi se la storia dell’ascesa e della ramificazione delle mafie abbiano
insegnato qualcosa alle istituzioni democratiche e agli Stati nazionali, o se,
al contrario, non siano gli Stati, o ragguardevoli pezzi di essi, ad essersi
fatti mafia. E allora il grido dei giovani del movimento delle Agende rosse, di
Libera, delle tante associazioni che le mafie le hanno in orrore e a cui in
tante occasioni pubbliche ho unito anche il mio: Fuori la mafia dallo Stato,
non sia l’unica verità di cui prendere atto. Ossigeno illegale e il suo
lungo occhiello riportato su tre file in alto in copertina: Come le mafie
approfitteranno dell’emergenza Covid-19 per radicarsi nel territorio italiano,
ci dice dell’ennesima emergenza, in continuità con le tante emergenze storiche
del nostro Paese che il libro ripercorre ed analizza: terremoti, alluvioni,
dissesti ambientali, colera, rifiuti, in cui le organizzazioni mafiose hanno
potuto sguazzare come vermi nell’acqua marcia e mosche sulla merda, consapevoli
che quella merda era, come è sempre stato, una torta preziosa fatta di una
montagna di soldi. Partecipare con gli appalti, i subappalti, le ditte, le
forniture, i materiali, le estorsioni, ecc. com’è avvenuto, a questi lauti
banchetti, sfruttando le giuste “entrature” e le complicità, quelle emergenze
si sono rivelate un ossigeno prezioso per potere ingrassare e prosperare.
Per trasformarsi da cosche rurali o circoscritte a capitalismo mafioso, ad
imprenditoria mafiosa, a finanza mafiosa internazionale.
Nicola Gratteri
Gratteri e Nicaso con
il loro libro ci mettono in guardia preventivamente, ora che l’emergenza
pandemica metterà in moto una valanga di miliardi qui da noi, dove le mafie
sono già abbondantemente e territorialmente ben radicate e diffuse. Ma se
consideriamo che la pandemia ha investito tutto il mondo, è facile immaginare
come le mafie globali (il libro ne dà una panoramica ampia ed inquietante)
stanno già fregandosi le mani di gioia al pensiero delle cifre che ogni nazione
metterà a disposizione per risanare le economie. Forme indegne di corruzione
per mascherine, guanti, ossigeno, presidii ospedalieri, farmaci, ecc., hanno già
più volte in questi mesi guadagnato il disonore delle cronache. Aziende in
difficoltà o “decotte”, così come alberghi, ristoranti, locali di ogni tipo,
mutui, sono la via maestra non solo per ripulire la massa immensa di liquidità
che le mafie hanno a disposizione facendo prestiti ad usura, ma per
impossessarsene direttamente a prezzi “stracciati”. Agli scettici ed agli
ignavi il libro ricorda che negli Stati Uniti durante la grave crisi degli anni
Ottanta dovuta all’insolvenza dei mutui, sono stati i capitali liquidi delle
organizzazioni criminali ad evitare il tracollo delle banche. Se volete
rinfrescarvi la memoria, la pagina 50 fa al caso vostro: “La lista delle banche
accusate negli anni di aver riciclato denaro comprende istituzioni importanti
come la Deutsche Bank tedesca, la HSBC inglese, la Citibank e la Bank of
America”. E ancora: il Dipartimento del Tesoro americano ha messo sotto accusa
la Banca Wachovia colpevole “di aver riciclato 378 miliardi di dollari
provenienti dal traffico di droga”.
La Cattedrale di Gerace
Questo per dirvi la potenza di fuoco… pardon,
di denaro, che le mafie possono mettere in pista ovunque nel mondo; il loro
potere di penetrazione, gli intrecci ad alto livello, le complicità e le
coperture. Il comandamento delle mafie e delle organizzazioni criminali è fare
soldi, e di soldi ne hanno fatti tanti (e continuano a farne) nei modi e nei
settori più diversi. Si rimane però allibiti nel leggere al capitolo XII,
quello dedicato all’Europa, che “L’ultimo rapporto di Europol ammette
l’incapacità europea nell’aggressione dei patrimoni mafiosi” e che viene
confiscato solo “l’1,1 per cento di beni e imprese riconducibili alla
criminalità organizzata”. Avete
capito che razza di capacità di sicurezza sono in grado di mettere in essere
ben 27 nazioni dell’Unione? E mentre le mafie si globalizzano e muovono risorse
pari a bilanci statali, l’Europa non è in grado (o non vuole) di dotarsi di una
legislazione unica, di approntare misure uguali per tutti, provvedimenti
drastici e seri su estradizione, segreto bancario, paradisi fiscali,
riciclaggio; né ha finora voluto equiparare una serie di reati economici gravi,
al reato di mafia. Così, se vi eravate fatta l’idea che la ’ndrangheta sia un
fenomeno calabrese e con ramificazioni nelle sole regioni del Nord opulento,
siete completamente fuori strada. Il libro si incarica di farvi sapere che “la
Germania è il paese dove c’è il maggior numero di locali di ’ndrangheta, dove
la mafia italiana più ricca e potente ha investito molte delle proprie
risorse”. Ma l’elenco non risparmia quasi nessuno Stato europeo: dai Paesi
Bassi a quelli scandinavi; da Malta all’Austria, dai paesi dell’Est europeo
all’ex blocco sovietico… fino alla nostra linda e segreta San Marino.
Molti di questi paesi funzionano da paradisi fiscali, da vere enclave
del malaffare, ed il denaro delle mafie e i loro traffici alimentano le loro
economie. Ci siamo limitati all’Europa, ma il libro vi racconta di America
Latina, di Canada, di Oriente e di altri emisferi.
Antonio Nicaso
Il
giudice Falcone suggeriva di seguire le tracce del denaro per scoprire chi c’è
dietro. Perché quanto il denaro ha assunto le dimensioni di una montagna, non
lo si può interrare come i 5 zecchini di Pinocchio nel Campo dei Miracoli. Più
prosaicamente ha bisogno di muoversi, di circolare, di essere investito, di
entrare nell’economia legale, perché il denaro crea potere e il potere, a sua
volta, crea denaro. Trattandosi di denaro criminale, sporco, insanguinato - per
alcuni non c’è tipo di denaro che non grondi sangue - (Balzac ha scritto che
dietro ogni grande fortuna c’è il delitto), la sua prima necessità è di essere
ripulito. Le banche sono le più efficienti lavanderie, le migliori centrifughe.
Ma può questa massa enorme di denaro muoversi da sola da un capo all’altro del
mondo senza una fitta rete di complicità e di protezione e finire nell’economia
“legale” degli Stati? Ad alimentare il Pil? Domanda volutamente retorica e
risposta secca: no. Senza la commistione con apparati governativi, uomini
politici, abili raffinati e insospettati professionisti (“i colletti bianchi”
su cui il libro insiste), banche compiacenti, settori delle istituzioni a vari
livelli: da ambasciatori a militari, da finanzieri a giuristi, da ingegneri a
telematici; giù giù fino ad imprenditori disonesti, politicanti corrotti e
farabutti, a semplici prestanomi, a teste di legno, a fantocci dalle fogge
differenti, muovere quella montagna di denaro ed investirla non sarebbe
possibile.
Una veduta di Caulonia
Come
fare in questo intricato labirinto a seguire il denaro secondo il consiglio di
Falcone? Come aprire delle brecce ed arrivare a privare le mafie degli ingenti patrimoni
che le tengono in vita, con tali intrecci e così potenti interessi? “Stati
e mafie sono diventate la stessa cosa”, mi sono sentito dire più di una volta,
precipitando nello sconforto. Per non capitolare del tutto devo pensare allo
sforzo immane di uomini come Nicola Gratteri, a questa meravigliosa figura di
magistrato di Gerace che con le sue inchieste ha restituito non solo alla mia
terra calabrese, ma alla Nazione intera, dignità ed onore. Devo pensare ai
tanti oscuri operatori e funzionari, che sono la faccia migliore del nostro
Paese, al loro imperterrito non tirarsi indietro in questa ìmpari lotta,
nonostante il boicottaggio aperto, il tradimento, la viltà. Devo pensare ad
Antonio Nicaso, storico e studioso delle organizzazioni criminali, calabrese
anche lui, di Caulonia, coautore di questo necessario e documentato libro. Devo
pensare a tanti uomini e donne, alle loro fatiche e alle loro intelligenze, ai
giovani e meno giovani come me che ritrovo in piazza, per tornare a dirmi che
la rivolta morale di quanti non si rassegnano è necessaria. Che è necessaria
una rivolta di popolo ancora più ampia e diffusa sull’intero territorio
nazionale come lo fu la Resistenza al nazi-fascismo. È necessaria sul Vecchio
Continente come in altri luoghi del mondo: prima che delle già fragili
democrazie resti in piedi un pallido simulacro, e le economie criminali non le
avranno inquinate del tutto.