La Guerra delle Mele Isola
di Pasqua, periodo di Natale del 1492.
La
quarta caravella, la Sant’Antonio da Ariéte, approdò. Gli isolani la misero in
quarantena per ottanta giorni. I Pirati della Malesia furono i primi ad avvertire
i pasqualini che girava una barca con gente sospetta e con un carico di piante
mai viste. Mele. Tante piante di mele grasse e grosse. Era
la nave apparentemente mai partita di Cristoforo Colombo. Una ciurma
selezionata, tutti aragonesi e un reatino. Un mago della coltura delle mele.
Mele da mezzo chilo di tre varietà diverse: Verdine 1870 che anticiparono il
futurismo e l’agriturismo; Bianchette ma non tanto bianche come anticipazione
del bianchetto e della pecorina, due vini che diverranno un cult; e le Rossine
che ispireranno decine di musicisti. Si
scelse l’Ottantena perché i pasqualini non usavano le mezze misure e neppure le
quarte. O uno o il suo doppio. Attesero 80 giorni con l’acquolina in bocca,
quasi una beffa per il Popolo dei Pasqualini. Intanto, pure Colombo, si era
perso chissà dove e chissà perché, chissà! “Parli
anche pasqualino?” chiesero al primo che scese dalla barca. “Sì”
rispose il Mago.
I
pasqualini impazzirono quando videro quelle mele così giganti e appetitose. I
vari clan dell’isola s’incominciarono ad azzuffare, chi la voleva rossa, chi la
voleva bianca, chi la voleva verde, e c’era anche chi la voleva così cruda e
intera. Rissa generale, anche se a Pasqua non amavano i soldati e neppure le
guerre. Siccome, però, era il periodo di Natale, fu un’eccezione, così
raddoppiarono anche le botte: bibotte a volontà! Di botte tranquille senza
bottiglie rotte. Da
quel giorno in poi nessuno tra il Popolo dei Pasqualini disse più “Cogli la
prima mela”. E
tante frasi ancora: “Vuoi un po’ di mela?”, e soprattutto non dissero più
“Mangia una mela al giorno che toglie il medico di torno”. Giovanni
Lodi [Scritto
per l’Odissea di Natale 2020]