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mercoledì 9 dicembre 2020

SPUNTI PER UNA RIFLESSIONE
di Franco Continolo
 


Ferruccio De Bortoli premette che la scuola deve formare la cittadinanza, e che la metafora dell'investimento serve solo a mettere in luce quanto poco essa sia considerata. In realtà dall’articolo esce solo l’idea che la scuola sia un investimento economico; ciò che si potrebbe aggiungere è che più questa idea si afferma, anche con l’aiuto dell’UE, più la scuola, così come la sanità, va a rotoli (fatte salve le debite eccezioni dovute a ciò che resta di buono, e al valore e all’impegno dei singoli insegnanti). La storia del dopoguerra è quella di una scuola alla ricerca dell’identità perduta; riforma è la parola con la quale ad ogni legislatura si è cercato di rispondere a questo bisogno - una parola che nel periodo post-sessantottesco ha assunto colori via via più stravaganti, man mano che si affermava l’ideologia liberistica con la sua esaltazione del mercato e del privato, funzionali a una società meritocratica. È degno di nota il fatto che questo declino è contestuale all’esaurimento della classe dirigente: a quella liberale sopravvissuta al fascismo, e a quella formatasi nella lotta antifascista è infatti succeduto il vuoto, anzi con Berlusconi si è scesi sotto lo zero. La nota non è casuale perché il sottoscritto, che non è stato sessantottino, è convinto che la scuola debba formare la classe dirigente che è una cosa molto diversa dalla meritocrazia - una “crazia”, questa, alternativa a quella del popolo. Anche la classe dirigente è ovviamente un’élite, ma un’élite colta che ha al centro dei propri pensieri l'interesse pubblico e una missione storica. Si dirà: ma la scuola non può produrre solo dirigenti. È vero; resta il fatto che l'educazione civica, appiccicata a una scuola che pensa ad altro, non forma il cittadino. In altre parole, la cittadinanza si forma soltanto in una scuola pubblica e gratuita che ha l’ambizione di produrre classe dirigente. E l’impulso a questo fine non può che venire da un movimento politico che voglia innanzitutto ridare senso a concetti come sovranità, indipendenza, onore, senza i quali non si fa neppure l’Europa.