Pagine

mercoledì 9 dicembre 2020

UNA BRUTTA STORIA
di Lisa Mazzi


Complici o imbecilli? Quando il fine non giustifica tutti i mezzi
 
Berlino. La notizia della sentenza, emessa dal Tribunale Regionale di Francoforte sul Meno, che permette dunque di mantenere ad una pizzeria francofortese il nome di Falcone & Borsellino con tanto di megafoto (quella famosissima di Tony Gentile), ma questa volta in chiave di lettura alla Don Camillo e Peppone (con tutto il rispetto comunque dovuto anche a Fernandel e Gino Cervi), si è diffusa sui media a macchia d’olio in Germania e in Italia suscitando indignazione di fronte all’ignoranza e all’arroganza che caratterizzano questa brutta storia.
La pizzeria in questione, situata nel famoso quartiere di Sachsenhausen, si è voluta dunque presentare come espressione di una Mafia-Romantik con foto gigante nella sala di Marlon Brando ovviamente nel suo famoso ruolo di Don Vito Corleone nel film “Il Padrino” e con fori di pallottole all’ingresso per attirare l’interesse degli avventori. Atmosfera da saloon in odore di Cosa Nostra.
Già alcuni anni fa Associazioni italiane impegnate nella lotta alla mafia come la berlinese “Mafia, nein danke!” avevano pregato di bandire dalle pizzerie italiane qualsiasi riferimento alla Mafia negli arredi e nel Menu come esempio classico di folclore italiano, proprio perché contribuiva a cementare il connubio Mafia-Italia e vedere in ogni italiano un potenziale mafioso, stereotipo purtroppo molto diffuso in Germania.
La scelta scriteriata di abusare del nome dei due giudici che hanno dato un contributo fondamentale alla lotta contro la criminalità organizzata, presente peraltro anche in Germania, pagando con la loro vita, quella dei loro cari e della scorta, è stata notata da un avvocato italiano che lo ha riferito alla sorella del magistrato Maria Falcone, presidente dell’omonima Fondazione. Da qui il processo intentato contro la pizzeria per abuso del nome, oltraggiando così la memoria di due famosi giuristi, che si possono definire eroi.
Il tribunale di Francoforte non ha voluto interpretare in senso lato il § 12 del Codice civile tedesco e, adducendo come motivazione che “essendo la memoria dei due ormai sbiadita e che molti avventori non sanno nemmeno chi siano, la dignità del nome non è stata lesa”, ha respinto la richiesta di Maria Falcone. È intervenuta ovviamente l’Ambasciata italiana a Berlino con profonde parole di rammarico in una nota ufficiale e molte associazioni di italiani in Germania hanno intenzione di scrivere lettere di protesta.
Stando ad informazioni dell’autorevole quotidiano “Süddeutsche Zeitung”, pare che il nome sia stato tolto, anche se sembra ancora reperibile nella pagina Internet della pizzeria. Trovo davvero deprecabile che un giudice in carica non si sia informato abbastanza sulla portata storica di Falcone e Borsellino e con questa sentenza, decisamente miope, anche se formalmente ammissibile, abbia riaperto una ferita nei loro congiunti e in tutti i connazionali che da tanti anni o anche solo da poco si impegnano per abbattere le strutture mafiose in Italia, in Germania e nel resto del mondo.