La
possibile crisi di governo sta mettendo in evidenza una complessiva fragilità
del sistema politico, fenomeno del resto ben rilevato in un intervento di Carlo
Galli pubblicato da “la Repubblica” domenica 3 gennaio. A
completamento di quell’analisi è bene però cercare di riassumere lo stato di
cose in atto attraverso una ricostruzione (sia pure sommaria) delle tappe più
recenti nel corso delle quali si è evidenziata questa condizione di difficoltà.
Ricapitolando
in pillole: 1). L’attuale governo nasce
sulla base di una operazione esclusivamente trasformista, avvenuta con il
passaggio da un’alleanza tra un partito di estrema destra seminante nel Paese
odio razzistico stipulata e un partito o Movimento rappresentativo dell’antipolitica
e ancora di maggioranza relativa in Parlamento, a un’alleanza da parte dello
stesso partito o Movimento con soggetti auto dichiaratisi di centro-sinistra,
fra i quali una forza (Le U) parzialmente frutto di una scissioneavvenuta formalmente “a sinistra” del PD. Scissione
nella quale erano confluiti una parte dei maggiori dirigenti provenienti dalle
varie sigle succedutesi alla liquidazione del PCI (PDS, DS). Obiettivo
dell’operazione trasformistica attraverso la quale si è formato il governo
attualmente in carica: fermare l’estrema destra revanscista il cui leader, al
momento dei fatti (estate 2019), stava chiedendo i pieni poteri comiziando da
varie spiagge. Pieni poteri che sarebbero serviti soprattutto a chiudere i
porti a navi sulle quali erano imbarcati i protagonisti di una assolutamente
ipotetica invasione di migranti. Invasione inventata esclusivamente a uso
propaganda. L’operazione di fermare questa destra pericolosa è riuscita ma a
quale prezzo? Tornando alla ferragostana formazione del governo deve essere
ricordato come preliminare, da parte delpartner di governo direttamente proveniente dall’alleanza con la destra,
sia stata la richiesta al partner presuntivamente di centro-sinistra di ridurre
la rappresentatività politica e il ruolo del Parlamento attraverso una
riduzione “lineare” nel numero dei componenti le Assemblee legislative, come
confermato poi dal referendum del settembre scorso. Un’operazione di
limitazione dei diritti costituzionali sulla quale è ancora necessario porre l’attenzione
di tutti; 2). Elemento centrale di
questa operazione trasformistica è stata la perfetta continuità nella figura
del Presidente del Consiglio. Lo stesso personaggio (mai eletto in alcuna
assemblea legislativa) che aveva ricoperto lo stesso ruolo nell’alleanza imperniata
sull’estrema destra ha svolto identico compito nell’alleanza tra l’antipolitica
(nel frattempo trasformatasi in una perfetta macchina da politique d’abord)
e il presunto centrosinistra. Su questo punto Galli nel suo articolo fa
osservare che questa capacità “trasversale” (fatta rilevare anche da Diamanti
in un altro intervento pubblicato il 4 gennaio) rappresenta un dato di forza
del Presidente del Consiglio e di debolezza da parte dei partiti di coalizione.
Da aggiungere che lo stesso Presidente del Consiglio si sta accingendo, nel
caso (in questo momento remoto) di elezioni anticipate a capeggiare una sua
lista (che i bookmaker danno tra il 10 e il 15%) o a impadronirsi della
leadership del partito ex-vessillifero dell’antipolitica. Partito che, sulla
carta, rischia di uscire fortemente ridimensionato da una eventuale
competizione elettorale da svolgersi in tempi brevi e che cercherà comunque di
aggrapparsi a questa leadership resa mediatica dall’emergenza sanitaria (quindi
sicuramente transeunte perché collegata a un occasionale voto d’opinione);
3). Il governo, nel
frattempo, si è trovato di fronte ad una emergenza straordinaria e inedita
affrontata con una forte dose di contraddittorietà (oggettivamente non
evitabile) nel corso delle quali è avvenuto quello spostamento di
concentrazione di potere verso il presidente del consiglio ben segnalato
proprio nell'articolo di Galli. Concentrazione di potere che si è cercato di
trasferire ben oltre i confini dell'emergenza per investire settori molto
delicati dell'attività di governo come quelli riguardanti i servizi e la
sicurezza; 4). Nel frattempo si
segnalano periodiche diaspore dai gruppi parlamentari del Movimento ancora di
maggioranza relativa: i protagonisti di queste diaspore si orientano
indifferentemente di volta in volta a destra come a sinistra oppure
indefinitamente verso il gruppo Misto. Si è così aperto un ampio terreno di
caccia per i più vieti opportunismi. Un segnale di grande debolezza per quella
che dovrebbe essere (e non è) una nuova classe dirigente; 5). Nel frattempo si è nuovamente
verificata una scissione nel PD. Questa volta la scissione è stata orientata
verso destra. Quella attuata, infatti, dall’ex-segretario ed ex-presidente del
Consiglio ha portato via soltanto una parte dell’ex- “giglio magico” che ha
retto partito e governo nel biennio 2014 – 2016, fino all’esito negativo di un
disgraziato referendum causato dal tentativo di conferma di una legge che
intendeva stravolgere la Costituzione Repubblicana; 6). Il nuovo gruppo ha votato
la fiducia al governo ma subito dopo, per ragioni anche ma non soltanto di
protagonismo soggettivo, ha assunto vesti di vero e proprio “guastatore”
mettendo in discussione l’intero impianto su cui si dovrebbe reggere l’alleanza
di governo e adesso sta assumendo la funzione di vero e proprio
"giustiziere" almeno del governo, se non della legislatura; 7). Intanto una serie di
elezioni regionali, hanno segnato complessivamente un risultato negativo per la
nuova alleanza di governo. L’unico esperimento di presentazione in una alleanza
organica è stato occasione, in Liguria, di una sconfitta molto netta.
8). La tensione tra il
gruppo dell’ex “Giglio Magico” e il governo è salita attorno a provvedimenti –
simbolo proprio della fase di emergenza che stiamo attraversando, in
particolare per quel che riguarda la progettualità di utilizzo dei fondi
europei. Non va trascurata, ovviamente, la questione riguardante la delega ai
servizi e il tema della cyber- sicurezza). In ogni caso l'oggetto del
contendere riguarda temi di grandissima complessità (come quelli relativi
all'utilizzo dei fondi e dei prestiti europei) sui quali l'ex "Giglio
Magico" ha sicuramente trovato sponda in diversi settori parlamentari,
politici, dei settori economici e dell'opinione pubblica. 9). Nel frattempo, a
indebolire la credibilità del sistema, si sono succeduti quattro sistemi
elettorali: Mattarellum, Porcellum, Italicum (mai utilizzato), Rosatellum, due
dei quali dichiarati incostituzionali dall’Alta Corte e tutti caratterizzati
(almeno parzialmente) dalla presenza di liste bloccate. Liste bloccate corte o
lunghe a seconda dei casi sulle quali, così come stilate in partenza, elettrici
ed elettori non hanno mai avuto la possibilità di intervenire. Si è sempre
trattato di prendere o lasciare. E molte/i, nel frattempo, hanno “lasciato”
constata l’impossibilità di scegliere i propri rappresentanti. Così come si è
tentato di ridurre drasticamente il ruolo dei corpi intermedi cercando di
annullare qualsiasi possibilità di mediazione sia sul piano politico, sia su
quello sociale. Conta ormai soltanto la “governabilità” a qualsiasi prezzo con
l’esercizio della politica ridotto all’apparizione del potere; 10). Si sorvola, per esigenze
di economia del discorso, sui dati dell’economia del Paese resi ancor più
drammatici dallo stato di emergenza; 11). Si evita anche di
approfondire il dato della totale inesistenza di una politica estera. Elemento
ben messo in evidenza dalla totale assenza di capacità di intervento nella
gravissima crisi libica. Un’assenza di politica estera che rappresenta un
elemento di continuità caratteristico ormai di molti governi succedutisi negli
ultimi anni; 12). Sul piano istituzionale
il ruolo del Parlamento è stato sempre più svilito, al di là del tema relativo
alla composizione numerica. Scarsissima la produzione legislativa (non è detto
che sia un male) riduzione a ruolo di semplice ratifica, livello quasi
inesistente di confronto politico;
13). Si è aperta una forte
discussione sul tema dell’autonomia delle Regioni, constatando il fallimento
della modifica del titolo V della Costituzione e la nocività democratica
dell'elezione diretta del Presidente. Poco o nulla si discute dell’aumento del
divario tra il Nord e il Sud e quasi inesistente è l’analisi circa il mutamento
di funzioni dell’Ente Regione. Un mutamento progressivamente verificatosi con
il passaggio da funzione legislativa a una funzione quasi esclusiva di nomina e
di spesa. Un elemento apparso in grande evidenza nel corso della già più volte
citata emergenza e che rappresenta un vero e proprio punto di estrema debolezza
del sistema. 14). A questo punto indagini
di opinione compiute da istituti particolarmente autorevoli ci dicono che
esiste nel Paese una massiccia maggioranza che pensa “all’uomo solo al
comando”.
In
conclusione: Così
un sistema fragile, segnato profondamente dal trasformismo, finisce con
l’arroccarsi su logiche di distruttiva autoconservazione. I
rischi per la democrazia italiana, a questo punto, risultano molto alti: al di
là dell'esito possibile dell'annunciata crisi di governo appare proprio il caso
di lanciare un vero e proprio allarme per la credibilità di un sistema
profondamente malato nel quale sembrano ormai possibili rischi di scorrerie
autoritarie.