La lista elettorale riprodotta in questo suo
articolo da Astengo, è oltremodo significativa. La degenerazione dei
partiti di sinistra, nel corso del tempo, è che a dirigerne le sorti sono
vieppiù intervenuti ceti sociali, che con le aspirazioni dei lavoratori e della
loro emancipazione, non hanno nulla a che vedere. I professionisti della
politica hanno fatto il resto. Mi viene in mente quel verso di Brecht che dice:
“(…) molti non sanno che i nemici marciano alla loro testa”. [A. G.] Nell'occasione
dei 100 anni della scissione di Livorno, con l'intento di non cadere nella
trappola del "aveva ragione questo" o "aveva ragione
quello" e della semplicistica retorica della "dannazione" delle
scissioni della sinistra mi limito a pubblicare un elenco, quello dei candidati
del Partito Socialista alle elezioni comunali di Savona del 1920. Il
Partito Socialista conquistò il Comune e, nel gennaio del 1921, il Sindaco
Mario Accomasso (già spartachista a Berlino e consiliarista in Baviera) assieme
alla gran parte della giunta e dei consiglieri aderì all'appena costituito
Partito Comunista d'Italia. La lista del 1920 era composta pressoché integralmente
da operai: compagni che compivano un duro lavoro e cercavano di studiare in
condizioni che è impossibile descrivere dalla nostra situazione di assoluta comodità
di vita. Studiavano,
soprattutto studiavano da autodidatti nelle Università Popolari (scriveva
Gramsci: “Occorre
persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con
un suo speciale tirocinio, oltre che intellettuale, anche muscolare-nervoso: è
un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche
la sofferenza”). e lottavano per migliorare la condizione della propria
classe: mentre cominciava a farsi strada la violenza fascista. Oggi
a cent'anni di distanza quasi tutta la cospicua produzione giornalistica e
letteraria che è stata generata per ricordare l'evento di Livorno di un secolo
fa, è incentrata sulle logiche di vertice e la descrizione delle mosse dei
grandi capi del socialismo e del comunismo da Mosca a Milano e a Roma. Invece
non si può e non si deve dimenticare come, concretamente, era composto, in
carne e ossa, il partito socialista e - di conseguenza - come andasse
socialmente formandosi il partito comunista. La
fatica del lavoro, la vita difficile, la violenza politica non costituivano in
allora mere rappresentazioni di facciata: le donne e gli uomini lottavano per
il riscatto della loro condizione sociale, per accrescere la loro cultura, per
fare in modo di conoscere una parola in più del padrone, e stavano subendo la tremenda
reazione dell'avversario. Come
ho cercato di ricordare anche qualche giorno fa rammentando l'esito del
plebiscito fascista del 1929 con i 135.000 voti contrari per la metà
concentrati nel triangolo industriale, ci troviamo di fronte alle storie delle
prove di coraggio e di abnegazione del proletariato: poi verrà tutto il resto,
il congresso di Lione, l'antifascismo, la svolta di Salerno, la Resistenza, il
grande partito di massa, l'inopinato scioglimento, la quasi cancellazione della
sinistra dal sistema politico italiano e dalla stessa coscienza del Paese. Un
Paese, l'Italia di oggi, nel quale le idee di solidarietà e di uguaglianza
sembrano essere quasi scomparse e la politica ridotta al trasformismo
individualista e alla volgare immediatezza dell'egoismo populista. In
origine però ci stavano la fatica del lavoro e della conoscenza; senza alcun
richiamo, beninteso, al romanticismo deamicisiano ma con la piena
consapevolezza di cosa rappresentasse in allora la durezza della lotta di classe:
Il 25 Aprile a Savona
Accomasso
Mario, fucinatore Andrea
Aglietto, aggiustatore Nicolò
Aschero, tubista Andrea
Astengo, operaio chimico Pietro
Baldessari, calderaio Luigi
Bertolotto, elettricista Giuseppe
Crotta, macchinista ferroviario Nicolò
De Benedetti, fuochista Giovanni
Edro, operaio chimico Giuseppe
Gabrielli, montatore elettricista Antonio
Gamalero, organizzatore Umberto
Gazzaniga, trapanista Cesare
Ivaldi, piastrellista Giuseppe
Maffei, portuale Giulio
Maggetti, operaio ferroviario Giovanni
Battista Olivieri, meccanico Gaetano
Odera, fonditore Giovanni
Pio, magazziniere Arturo
Poggioli, conduttore capo Giovanni
Battista Ratti, tranviere Bartolomeo
Repetto, aggiustatore Giuseppe
Robutti, macchinista ferroviario Giovanni
Rossello, elettricista Ferrante
Scarabelli, cameriere Francesco
Schiappapietra, dipendente comunale Giuseppe
Scotti, ex-segretario della Camera del Lavoro Giuseppe
Scotto contadino, presidente della Cooperativa Contadini Francesco
Sivori, tracciatore Carlo
Sugherini, fonditore Filippo
Tessitore, calzolaio Angelo
Vercelli, operaio ferroviario Rinaldo
Villa, motorista