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lunedì 18 gennaio 2021

PER FRANCO LOI


Franco Loi

La mia solitudine diventa sempre più difficile da sopportare come una punizione del destino: Franco Loi se n’è andato. Pochi lo sapevano, ma noi ci conoscevamo da circa ottanta anni. Abitavamo io al numero 1 e lui al numero 7 di via Salieri. Una strada ampia che unisce una piazza alberata con la stazione di Lambrate. Franco veniva spesso a giocare a casa mia. Una volta mi disse che si ricordava di mia mamma. Visti da bambini erano anni di una loro felicità. Con la guerra persi di vista Franco. Lo ritrovai decenni dopo alla Fondazione Corrente. Lui poeta ormai celebre, io professore all’Università: ci ritrovammo subito, come fossero passati un giorno o due. Abbracci, confidenze, progetti comuni, sconfiggevamo il tempo. La poesia era il nostro argomento. Lui affettuoso, sensibile, dolce, capace di sortire un verso da uno sguardo, dal sonno del tempo, da un oggetto in penombra. Io con la danza dei miei concetti. Eppure il giardino si assomigliava. Non chiedete a un filosofo che cosa è la morte. Lo sa dire in mille modi. Tutti sbagliati.
Fulvio Papi