Questo libro è un atto di accusa.
Un atto di accusa collettivo perché dentro ci sono le vittime della pandemia da
Coronavirus, le migliaia che non potranno più parlare. Ci sono le vite
distrutte dei loro familiari (coniugi, fratelli, figli, nipoti…) che si sono
visti portar via persone amate, morte disperate e in solitudine, lasciando, a
loro volta, disperazione e solitudini incolmabili. Uomini e donne portati via
come stracci, come scarti; spesso di nascosto, come fossero vergogne da
nascondere. C’è il dolore di una nazione ammutolita, sgomenta, attonita, che si
chiede come sia potuto accadere in queste proporzioni, e chi non ha posto un
argine al disastro. Diciamolo subito: il libro di Vittorio Agnoletto (Senza
respiro), e di chi vi ha collaborato (Cora Ranci, Alice Finardi, i
Comitati, le Associazioni, i lavoratori, gli organi di stampa da cui si è
attinto, i medici, le interviste, le innumerevoli voci che hanno parlato,
testimoniato, denunciato, fatto sapere…), è uno straordinario documento che
prende appunti sulla verità, allineando una enorme quantità di date e fatti
incontrovertibili. La magistratura, anzi, le varie magistrature, se non l’hanno
ancora fatto, dovrebbero acquisire agli atti questo libro: tornerà loro di
particolare utilità. Altrettanto dovrebbero fare quanti si sono costituiti in
giudizio o si costituiranno: associazioni dei familiari delle vittime in
primis. Perché di domande il libro ne pone parecchie, e molte risposte dovranno
venire dalle aule dei tribunali. Sia chiaro: dovranno essere risposte perentorie,
inequivocabili, perché non tollereremo che finisca come Piazza Fontana, come
Viareggio. Vedremo, se almeno questa volta, la giustizia eviterà di coprirsi di
ignominia.
L’inchiesta rigorosa e dettagliata di
Agnoletto (medico scrupoloso e da sempre attivo nell’ambito delle battaglie in
favore della sanità pubblica come bene comune), non è però solo una vibrante e
sacrosanta denuncia. Il suo lavoro prende in esame una quantità considerevole
di questioni inerenti alla pandemia e alla sua sconsiderata gestione, dai
livelli apicali: Organizzazione Mondiale della Sanità, Governo, Ministero della
Salute, Regioni, Ats, Asl, Asst, Sindaci, direttori Sanitari, Protezione
Civile, Comitato Tecnico Scientifico, fino ai datori di lavoro, alla
Confindustria, ai responsabili delle Rsa, e si allarga al Sistema Sanitario
pubblico nel suo insieme, ai suoi becchini. A come è stato falcidiato,
spolpato, consegnato come una gallina dalle uova d’oro alla sanità privata; a
come è stato mercificato da decenni di politiche dolosamente distruttive; a
come è stato impoverito. Non solo non è stato attuato il piano pandemico che ci
avrebbe messo al riparo dalle stragi (padiglioni predisposti e attrezzati per
tempo, macchinari necessari, dispositivi di sicurezza, personale medico e
paramedico debitamente formato, strutture di stoccaggio…), ma non ci si è
preoccupati minimamente di favorire una industria pubblica di supporto in caso
di calamità devastanti, come era doveroso fare, visto che le epidemie possono
essere ricorrenti ed inaspettate. Dipendiamo in tutto e per tutto dall’estero:
che siano guanti o mascherine, reagenti, camici o letti. Se, come recita
l’articolo numero 32 della nostra Costituzione: “La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”,dovrebbe essere la
Repubblica ad attuare una strategia di prevenzione a tutti i livelli
(ambientale, lavorativo, alimentare, educativo, sociale) e non permettere la
trasformazione della salute in una merce, a vantaggio di ciniche lobbies che
hanno di mira solo il guadagno. È la Repubblica che dovrebbe dotarsi di una “sua”industria sanitaria
e rendersi autonoma rispetto agli interessi puramente mercificatori e di
profitto del settore privato. Perché se questa pandemia ha prodotto la strage
che abbiamo sotto gli occhi, i responsabili hanno nomi e cognomi e siedono
nelle istituzioni sia politico-amministrative che sanitarie-manageriali.
Ebbene sì, dobbiamo
avere il coraggio di dirlo chiaro e forte, le conseguenze stragiste di questa
pandemia sono dovute in larga misura alle scelte politiche che una aberrazione
neoliberista ha imposto ad uno dei servizi sanitari più avanzati e inclusivi al
mondo, com’era quello del nostro Paese. La saldatura che si è andata formando
fra le destre leghiste, le lobbies affaristico- sanitarie (con lauti tornaconti
per gli escrementi politici che li hanno agevolati), il largo ventaglio dei
partiti dell’arco costituzionale di destra, di sinistra e di centro, presenti e
scomparsi (con rare eccezioni), ha fatto strame della sanità pubblica. L’ha
orientata forzosamente verso la privatizzazione selvaggia, tagliando risorse
economiche, posti letto, maestranze, competenze, chiudendo ospedali, sguarnendo
interi reparti, abolendo prestazioni necessarie, ambulatori. In questo modo ha
reso un girone infernale le prenotazioni nel pubblico; ha dilatato in maniera
spaventosa i tempi di attesa per una visita, un esame, un ricovero. Nella città
dove sono cresciuto hanno soppresso persino il reparto di maternità,
costringendo le partorienti a recarsi in luoghi lontani chilometri. La
burocrazia criminale delle regioni è riuscita a far scomparire dalle carte di
identità dei nuovi nascituri, il nome della loro città autentica. Un crimine
che andrebbe denunciato alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo.
La sanità privata ha potuto, grazie a queste scelte, soprattutto nella
forzista-leghista Lombardia, fare affari d’oro. Chi non vuole o non può
attendere i tempi biblici della sanità Lombarda spacciata per “efficiente”,
per “eccellente”, corre ad ingrassare i privati. È a questa sanità che
dobbiamo i circa 30 mila decessi e che sta devastando la nostra regione.
Nel libro di
Agnoletto troverete molta sostanza: capitoli su un’altra sanità possibile,
riflessioni sul futuro, sull’importanza della medicina territoriale, sulle Case
della salute, la cancellazione delle Rsa così come le abbiamo conosciute, i
capisaldi di un Manifesto nazionale, la fine di quell’insulto chiamato intramoenia.
Soprattutto sulla lezione che ci viene da questa pandemia e sull’urgente
necessità di riappropriazione pubblica della sanità. Su questo non dobbiamo
transigere. Dobbiamo far sentire sul collo del governo il nostro fiato. E, se
occorrerà, la nostra rabbia.
La copertina del libro
Vittorio
Agnoletto Senza
respiro Come
ripensare un modello di
sanità pubblica. Altreconomia
Edizioni 2020 Pagg.
240 € 12,00