Questa lettera di Giovanna Ioli è troppo importante
perché resti confinata nell’archivio della mia posta. Ho deciso di pubblicarla
su “Odissea” senza chiedere il permesso all’autrice. So che mi perdonerà, certo come sono del suo affetto.
Caro Angelo, la sincronicità cara a Jung si manifesta in varie forme. A volte è il sale
delle amicizie scaturite nei primi sessanta secondi di un incontro. Sono quelle
destinate a restare nel tempo, de lonh, ma salde. Indizi che lo confermano
possono scaturire anche da un articolo, dal rendiconto di un viaggio che ha
fatto scattare moti dell’anima gemelli. Anche io ho fatto il tuo stesso viaggio
con gli stessi intenti, quello per amore nel buio del museo di Kafka e quello
dell’orrore che ho provato nel tremendo museo di Dachau, dove lo sgomento si
manifesta prima ancora di raggiungerlo. Ricordo tutti i volti di quelle donne,
uomini, giovani o anziani ai quali mi sono rivolta per chiedere indicazioni.
Sguardi vuoti, freddi, infastiditi. Voci, che dopo mezzo secolo dicevano di non
sapere dove fosse quel museo, “come se una cosa comequesta / ci
fosse mai stata nella Storia”, come se non sapessero che sotto la terra dei
loro giardini ci fossero sei milioni di innocenti. L’atrocità di metterciuna pietra sopra. Ancora adesso, dopo tanti anni, non riesco a
controllare il tremito e lo sgomento. Fermate il mondo. Voglio scendere! Con un abbraccio. Giovanna