COVID E CAPITALE FITTIZIO
di
Michael Roberts
Durante l'anno del Covid, la produzione,
gli investimenti e l'occupazione sono crollati in quasi tutte le economie del
mondo, poiché il lockdown, l'isolamento sociale e il crollo del commercio internazionale
hanno ridotto la produzione e la spesa.
Eppure si è verificato
il contrario per i mercati azionari e obbligazionari delle principali economie. Gli
indici della borsa statunitense (insieme ad altri) hanno chiuso il 2020 ai
massimi storici. Dopo lo shock iniziale della pandemia Covid
e dei conseguenti lockdown, quando gli indici della borsa statunitense sono
crollati del 40%, i mercati hanno poi registrato una ripresa spaventosa,
superando infine i livelli pre-pandemici. È chiaro perché ciò è successo. Era
dovuto all'iniezione di denaro creditizio nelle economie. La
Federal Reserve e le altre grandi banche hanno iniettato enormi quantità di
credito a breve termine garantito dal sistema bancario e persino direttamente
nelle società attraverso l'acquisto di titoli di stato dalle banche e
obbligazioni societarie; nonché attraverso prestiti Covid alle
imprese garantiti direttamente dal governo.
I tassi di interesse su
questo credito sono scesi verso lo zero e, con i cosiddetti "beni sicuri"
come i titoli di stato, i tassi di interesse sono addirittura diventati
negativi. Gli acquirenti di obbligazioni pagavano
gli interessi dei governi per acquistare i loro titoli di credito!
Gran parte
di questa elargizione di credito non è stata utilizzata per difendere le
retribuzioni ed i posti di lavoro o per sostenere le operazioni aziendali. Invece,
tali prestiti, essendo molto economici o quasi a costo zero, sono stati
utilizzati per speculare in attività finanziarie. Quello
che viene chiamato "margin debt"
misura la quantità di acquisti effettuati in borsa mediante prestiti. L'ultimo
livello del margin debt è aumentato
mensilmente del 7,7% raggiungendo un livello record.
Marx definiva le attività finanziarie,
azioni e obbligazioni, "capitale fittizio". Engels
propose questo termine per la prima volta nella sua prima opera economica,
l'Umrisse[1];
e Marx lo sviluppò
ulteriormente nel Volume 3° del Capitale
(capitoli 25 e 29), dove lo definì come crediti o titoli legali accumulati, sui
futuri guadagni della produzione capitalistica;
in altre parole,
pretese sul capitale "reale", cioè capitale effettivamente investito
in mezzi di produzione e lavoratori;
o capitale monetario,
fondi di liquidità. Una società raccoglie fondi per
investimenti ecc. emettendo azioni e/o obbligazioni. I
proprietari delle azioni o delle obbligazioni hanno quindi un diritto sui
futuri guadagni della società.
Esiste un mercato
"secondario" per questi crediti, vale a dire l'acquisto e la vendita
di queste azioni o obbligazioni;
un mercato per la
circolazione di questi diritti di proprietà.
Azioni e
obbligazioni non funzionano come capitale reale; sono
semplicemente un diritto sui profitti futuri, quindi "il valore capitale
di questo titolo è (...) del tutto illusorio (...) I titoli di credito sono
considerati titoli di proprietà che rappresentano questo capitale". Come
disse Marx: "Mentre le azioni delle società ferroviarie, minerarie e di
navigazione ecc, rappresentano capitale effettivo precisamente capitale
investito e operante in tali imprese, oppure la somma monetaria che è stata
anticipata dagli azionisti al fine di essere spesa come capitale in tali
imprese … questo capitale non ha una duplice esistenza, una volta di
valore-capitale dei titoli di proprietà, delle azioni, un’altra di capitale
effettivamente investito o da investire in queste imprese…”. Il capitale
“esiste unicamente sotto questa ultima forma” mentre il titolo “o l’azione non
è altro che un titolo di proprietà, pro rata (in proporzione) sul
plusvalore che verrà realizzato da questo capitale”[2].
Gli
investitori (speculatori) acquistano e vendono queste attività finanziarie nei
mercati finanziari, facendo salire e scendere i prezzi. Se
vi è disponibilità di liquidità, i prezzi delle azioni e delle obbligazioni
possono salire alle stelle, mentre le banche e le istituzioni finanziarie
inventano 'strumenti' finanziari sempre nuovi in cui investire. Come ha
affermato Marx: "Con lo sviluppo del capitale produttivo d’interesse e del sistema
produttivo ogni capitale sembra raddoppiarsi e in alcuni casi triplicarsi a
causa dei diversi modi in cui lo stesso capitale o anche soltanto lo stesso
titolo di credito appare in forme diverse in mani diverse. La maggior parte di
questo «capitale monetario» è puramente fittizio”[3].
Le banche centrali diventano i fattori
chiave per qualsiasi boom di asset finanziari. Ancora una volta, come disse
Marx circa 150 anni fa: "In quanto la Banca emette dei biglietti che non
sono coperti dalla riserva metallica nei suoi forzieri, essa crea segni di
valore che costituiscono non solo mezzi di circolazione, ma anche capitale
addizionale - sia pure fittizio - corrispondente all’ammontare nominale di
questi biglietti senza copertura. E questo capitale addizionale le apporta un
profitto addizionale"[4]. La
creazione o la "stampa" di moneta da parte delle banche centrali
fornisce la liquidità per la speculazione sui mercati azionari e
obbligazionari, come abbiamo potuto osservare nell'anno del Covid. Marx riteneva
che ciò che condiziona i prezzi del mercato azionario è la differenza tra il
tasso di interesse e il saggio di profitto complessivo. Con
l'aumento della profittabilità nel 2020, ciò che ha fatto aumentare
continuamente i prezzi sul mercato azionario è stato il livello molto basso dei
tassi di interesse a lungo termine, generato deliberatamente dalle banche
centrali, come la Federal Reserve, di tutto il mondo. In questo anno del Covid, il
"Quantitative Easing" (l’acquisto di asset finanziari con iniezioni
di credito) è raddoppiato e persino triplicato.
È stato quindi mantenuto
il divario tra i rendimenti degli investimenti nel mercato azionario e il costo
del debito. Ma
qui sta il problema. Il prezzo delle azioni di una società
deve alla fine avere una qualche relazione con i profitti realizzati o con i
profitti che potrebbero essere realizzati in un certo periodo di tempo. Gli
investitori misurano il valore di una società dal prezzo delle azioni diviso
per i profitti annuali. Se si sommano tutte le azioni emesse da
una società e le si moltiplicano per il loro prezzo, si ottiene la
"capitalizzazione di mercato" della società, in altre parole ciò che
il mercato ritiene valga la società.
Questa "capitalizzazione
di mercato" può essere 10, 20, 30 o anche più volte i guadagni annuali. Se
la capitalizzazione di mercato di una società è 20 volte gli utili e tu hai
acquistato le sue azioni, presumi che dovresti aspettare per raccogliere 20
anni di profitti sotto forma di dividendi per eguagliare il prezzo del tuo
investimento.
Con il calo dei tassi di interesse a
lungo termine, è aumentato il prezzo della capitalizzazione di mercato delle
azioni societarie rispetto ai profitti (guadagni). Attualmente,
è a livelli superati solo nel 1929 e durante il boom delle dot.com del 2000. Se
fossero i profitti a guidare i prezzi delle azioni delle società, allora ci
aspetteremmo che, quando il saggio di profitto nel capitalismo aumenta o
diminuisce, lo stesso farebbero anche i prezzi delle azioni. Per
misurarlo, possiamo ottenere una sorta di prezzo medio di tutte le azioni di
una società sul mercato azionario utilizzando un paniere di prezzi delle azioni
di una serie di società e indicizzarlo.
Questo ci dà l’indice
del mercato azionario (Borsa). Quindi sotto il capitalismo l'indice dei prezzi
sul mercato azionario aumenta e diminuisce con il saggio di profitto? La
risposta è che lo fa, sul lungo termine, vale a dire sulla lunghezza del ciclo
dei profitti, ma può durare anche 15-20 anni.
Nel breve termine,
l’andamento del mercato azionario non coincide necessariamente con l’andamento
del profitto. In effetti, i mercati finanziari
possono raggiungere livelli di prezzo estremamente elevati rispetto ai profitti
sottostanti generati nell'economia.
Il modo più
diffuso per valutare quanto il mercato azionario sia fuori linea rispetto
all'economia reale e i profitti derivati dagli investimenti produttivi è
misurare la capitalizzazione di mercato delle società rispetto agli asset reali
accumulati dalle società.
Questa misura si chiama
Q di Tobin, dal nome dell'economista di sinistra James Tobin. Si
prende la "capitalizzazione di mercato" delle società sul mercato
azionario (ad esempio, delle prime 500 società in quello che viene chiamato
l'indice S & P-500) e la si divide per il valore di sostituzione dei beni
materiali accumulati da quelle società.
Il valore di
sostituzione è il prezzo che le imprese dovrebbero pagare per sostituire tutti
i beni materiali (e "immateriali"?) in loro possesso (impianti,
attrezzature, software, ecc.).
Negli ultimi 100 anni circa, il rapporto
Q medio è in media di circa 0,78.
Il massimo del rapporto
Q era al culmine nella bolla Igh Tech del 2000, raggiungendo 2,17 - o il 174%
sopra la media storica. I minimi erano nei crolli del 1921,
1932 e 1982 intorno a 0,28, ovvero il 62% al di sotto della media. Ma,
in quest'anno di Covid, la Q di Tobin ha raggiunto il 233% sopra la media, un
nuovo record. Un'altra
misura utile del valore del mercato azionario rispetto all'economia reale è
l'indice Buffett che prende il nome dal famoso investitore finanziario
miliardario che utilizza questo indice come guida. Esso misura il valore
monetario di tutti i titoli ed azioni rispetto alla produzione nazionale
corrente nell'economia reale (Pil).
Ancora una volta,
questo mostra che nell'anno del Covid, il mercato azionario ha raggiunto
livelli record rispetto all'"economia reale".
In effetti,
gli speculatori finanziari si trovano in una totale "euforia" poiché
continuano ad aspettarsi che le banche centrali continuino sempre più ad
investire in prestiti e contanti nelle banche e nelle istituzioni finanziarie,
parallelamente ad una probabile caduta della pandemia Covid nel 2021 con la
distribuzione dei vaccini.
La convinzione è che
gli utili societari si riprenderanno drasticamente per giustificare gli attuali
massimi record del prezzo delle azioni.
Citi
Research ha un indice "Euphoria / Panic" che combina una serie di
indicatori dell'umore del mercato.
Dal 1987, il mercato ha
propriamente raggiunto il massimo quando questo indice si è avvicinato alla
linea Euphoria. Le due eccezioni erano nel boom high
tech di inizio secolo, quando trascorse circa tre anni nella zona euforica, e
giustamente ora. Questo indice di "euforia" integra le opinioni della
banca d'investimento più potente del mondo, Goldman Sachs i cui esperti
prevedono nel 2021 un altro aumento del 15% nel mercato azionario statunitense.
Ma, come ha spiegato Marx, alla fine gli
investimenti in attività finanziarie dovranno essere in linea con gli utili
dell'economia reale. Nell'anno del Covid, nella maggior
parte delle corporation i profitti sono crollati del 25-30%. Goldmans e altri
investitori speculativi sembrano convinti che i profitti quest'anno dovranno
riprendersi, per assicurarsi che il prezzo del capitale fittizio non risulti…
fittizio. Ma sembra improbabile. La pandemia di Covid-19 non è ancora terminata e la
distribuzione delle vaccinazioni durerà tutto l’anno in corso per raggiungere i
livelli della cosiddetta e necessaria "immunità di gregge", e ciò
presuppone che i vaccini possano essere efficaci anche con le nuove varianti
del Covid.
Inoltre, il
boom del mercato azionario nel 2020 è stato in realtà limitato a poche
corporation. Nell'anno del Covid, l'indice S&P
500 è cresciuto del 18,4%, ma il portafoglio di FAAAM (Facebook, Alphabet,
Amazon, Apple, Microsoft) più Netflix è aumentato del 55%. Il
contributo di quest'ultimo gruppo alla crescita dell'S & P 500 è stato del
14,35%. Quindi il resto delle società S&P
ha guadagnato solo il 4,05%. La maggior parte delle imprese nel 2020 ha perso
soldi. E ci sono molte imprese, per lo più al di fuori delle prime 500, ma non
del tutto, che sono in grossi guai.
Gli utili sono bassi o
negativi e anche con il costo del debito vicino allo zero, queste società
"zombi" non guadagnano abbastanza da coprire nemmeno gli interessi
sui debiti esistenti e su quelli nuovi.
Questi zombi
"finanziariamente disagiate" costituiscono circa il 20% delle imprese
nella maggior parte delle economie.
Anche prima
della pandemia, le società zombie contribuivano a un rallentamento
significativo dei livelli di investimento delle imprese. Così molte aziende sono in difficoltà e quest'anno vi sono prospettive di un
enorme arretramento degli investimenti e degli utili.
Le banche centrali continueranno a
garantire sempre più "liquidità" alle banche e alle società per
speculare sui mercati finanziari.
Quindi il capitale
fittizio continuerà ad espandersi - dopo tutto, come disse Engels per la prima
volta, la speculazione sui mercati finanziari è un importante fattore di contrasto
al declino della profittabilità nell'"economia reale". Ma tutte le
cose belle devono finire.
Probabilmente nella
seconda metà del 2021, i governi cercheranno di frenare le loro spese fiscali e
le banche centrali rallenteranno il ritmo della loro generosità. Quindi
è probabile che i livelli estremamente alti del prezzo delle azioni e delle
obbligazioni rispetto agli utili e al capitale materiale si invertano, come uno
yo-yo quando la corda viene riportata alla realtà di essere fissata ad un
supporto (capitale reale).
Note
1. https://www.marx-karl.com/2014/02/gli-umrisse-di-engels-appaiono-nei-deutsch-franzoesischen-jahrbuechern-di-parigi-del-1844/
2.
Il Capitale Vol. 3 Editori Riuniti
1974 pagg. 550-551.
3.
Ibidem pag. 534
4.
Ibidem pag. 634.
[Trad. it. Antonio
Pagliarone]