Il
rischio spaventoso di una guerra nucleare sta
diminuendo o ancora aumentando? Quando
si ha occasione di discutere con qualche ambasciatore dei 9 Stati dotati di
armi nucleari, ad esempio durante le Conferenze di revisione del TNP (Trattato
di Non Proliferazione), e che si sottolineano le conseguenze spaventose sul
piano umanitario di una possibile guerra nucleare, allora la risposta è del
tipo: “È proprio per questo che la dissuasione nucleare funziona!” Ciò
mostra tutta l’importanza di affrontare il tema del rischio che una guerra
nucleare possa invece scoppiare, indipendentemente da qualsiasi forma di
‘dissuasione nucleare’ da parte dei paesi dotati di queste armi mostruose,
tanto intenzionalmente, quanto per errore, per incidente, o per sabotaggio
(cyber attacchi). Ora, questo rischio ha già una sua storia che si trova
criticamente analizzata e visualmente rappresentata nel cosiddetto “Orologio
dell’Apocalisse” (Doomsday Clock) degli ‘Scienziati Atomici’. Questa équipe,
con base all’Università di Chicago, e con la collaborazione di una quindicina
di Premi Nobel di diverse discipline, sintetizzano, con scadenza annuale, la
conclusione delle loro analisi in un certo numero di minuti che ‘mancano a
mezzanotte (cioè simbolicamente alla fine del Mondo)”, come appare nel grafico
sottostante, a partire dall’anno 1947.
Mentre
durante la Guerra fredda questo tempo era sceso due volte sino intorno a 2 - 3
minuti, attualmente, dal 2019, si trova a meno di 2 minuti. Da qui la domanda:
perché il rischio attuale è ancora maggiore che durante gli anni peggiori della
Guerra fredda? Più
fattori concorrono a determinare questo alto livello di rischio, vediamo di
individuarne i principali: 1) nonostante che il numero
di bombe nucleari nei vari arsenali sia globalmente diminuito da 70 000 a circa
14 000, esse sono comunque in grado di eliminare 10 volte ogni forma di vita
sulla Terra. Inoltre
circa 2000 di queste bombe (ciascuna in media 30 volte più potente di quella di
Hiroshima) si trovano in stato permanente di massima allerta, pronte ad
essere lanciate nel giro di 15 minuti su ordine di un Capo di Stato. 2) La continua
modernizzazione di questi armamenti (bombe, missili, basi di lancio,
sottomarini). 3) La creazione o
progettazione di nuovi tipi di missili: telecomandati, furtivi, a propulsione
nucleare. 4) La produzione o
progettazione di “mini-nukes” cioè di bombe nucleari di relativamente
più bassa potenza, particolarmente pericolose perché più adatte ad essere usate
sui campi di battaglia (ad esempio le prossime bombe USA/NATO B61-12 a potenza
regolabile, che possono essere usate anche come ‘mini-nukes’ da 0,3 Ktons). 5) La dissoluzione di
Trattati che limitavano il potenziale di una parte di questi armamenti o del
rischio di usarli nei conflitti, come il ritiro degli USA, nel
febbraio 2019, dal Trattato INF (Intermediate-range Nuclear
Forces) del 1987 (Gorbačëv-Reagan) di eliminazione dei missili di
portata intermedia (tra 500 Km e 5500 Km), che aveva consentito di eliminare
circa 2600 missili della Guerra fredda. Ritiro seguito anche da parte della
Russia. Il rischio, se nessun altro trattato analogo viene rapidamente a
sostituirlo, è quello di una nuova escalation a base di una versione più
moderna di ‘euromissili’: vi ricorda qualcosa? Ed
inoltre il più recente analogo ritiro da parte USA e Russia dal Trattato
‘Open-skies’ (‘Cieli-aperti’) che consentiva un controllo reciproco dei movimenti
militari e delle installazioni strategiche. 6) Le ‘tensioni’ crescenti
sul piano geopolitico: tensioni ‘globali’ Est-Ovest, in Medio Oriente, tra
India e Pakistan (entrambe dotate di armi nucleari), ed intorno all’Oceano
Artico, come conseguenza del riscaldamento climatico, causa questo anche, in
prospettiva, di migrazioni in massa. 7) Lo sviluppo accelerato
del potenziale informatico, e particolarmente dell’Intelligenza Artificiale
(IA), che, data la sua valenza duale, i militari la stanno integrando nelle
concezioni di nuovi tipi di armamenti (droni, armi autonome, killer-robot) ed
anche, in prospettiva, nei loro sistemi di Comando e controllo: si può
immaginare quale ne sarebbe l’impatto nel settore delle armi nucleari!
Certo,
vi sono anche degli elementi positivi, come il cambiamento di presidenza negli
USA, e, su di un altro piano, l’entrata in vigore, il 22 gennaio scorso, del Trattato
di Proibizione delle Armi Nucleari (TPAN), che ha reso illegali queste
armi mostruose nel quadro del Diritto Internazionale, e che le ha stigmatizzate
per sempre. Ora
si tratta di passare dal piano giuridico a quello dell’eliminazione effettiva
di tali armi e a questo scopo occorre concepire anche delle nuove strategie, ma
per questo rimando, ad esempio, ad un mio articolo (il 10° di una serie) pubblicato
sull’Agenzia di stampa internazionale Pressenza: “Entrata
in vigore del Trattato di Proibizione delle Armi Nucleari: quali prospettive?” [Luigi Mosca, Dottore in Fisica - Fisica delle
Particelle Elementari - Campi di ricerca: interazioni forti, fisica del
neutrino, decadimento del protone, materia oscura, nei laboratori di Saclay
(CEA/Francia), CERN (Ginevra), Serpukhov (Russia), e LSM (Fréjus Laboratory).
Ex Direttore del LSM “Laboratoire Souterrain de Modane” (CEA-CNRS). Attivista
per il disarmo nucleare nell'Associazione “Abolition des Armes Nucléaires”, membro
di ICAN]