AUTONOMIA DELL'IMPRENDITORIALITÀ POLITICA
di
Franco Astengo
Max Hamlet Sauvage
Reazionario in collera al telefono
2021
In
pochi giorni si sono verificati alcuni fatti politici di notevole importanza
destinati a modificare un "trend" in apparenza al momento prevalente
nel sistema politico italiano: due ex-presidenti del Consiglio, Conte e Letta,
arrivano da "papi stranieri" ad assumere il comando delle operazioni
nei due soggetti politici (M5S e PD) chiamati, una volta esaurita questa fase,
a costituire (almeno nelle intenzioni di alcuni) l'asse per una nuova alleanza
di governo. Il Sindaco di Milano, Sala, con un altro atto di determinazione che
un tempo avremmo definito come volontaristica, si sta assumendo il compito di
trapiantare in Italia (fatto mai riuscito in passato) una dimensione politica
ecologista posta al di fuori delle logiche di spartizione minoritaria che fin
qui avevano accompagnato l'avventura dei Verdi nostrani.
L'idea
espressa dal Sindaco di Milano sembra quasi essere quella di una "terza
forza", nel ruolo che un tempo avevano avuto (almeno come intenzione) i
laici e i radicali. Si tratta di tre iniziative che determinano un passaggio
molto significativo nella stessa struttura del sistema.
Nel
procedere delle trasformazioni intervenute a partire dalla modifica del sistema
elettorale del 1993 e dello scioglimento della "Repubblica dei
partiti", avevamo analizzato due fenomeni che si erano progressivamente
imposti: quello della "personalizzazione della politica" e
dell'affermarsi di una modificazione profonda nel ruolo dei partiti e dei movimenti
con il passaggio dalla democrazia parlamentare a quella "del
pubblico" (con il tentativo svolto dal M5S dell'uno vale uno e della
partecipazione esclusiva attraverso il web) cui aveva corrisposto
un'accentuazione nei meccanismi di quella che avevamo definito, forse
impropriamente, "autonomia del politico".
Oggi
proprio questi tre fatti cui si faceva cenno, ci fanno pensare ad un vero e
proprio salto in avanti nel processo di distacco dell'agire politico dalla
complessità della tensione sociale. Una "tensione sociale" che si è
arricchita, con l'emergenza sanitaria, di nuove motivazioni e di diverse
espressioni di bisogno. Emergenza sanitaria che sta assumendo dimensioni
infinite, sia sul piano dello spazio occupato nella realtà (e nell'immaginario)
della vita delle persone e nella scansione temporale.
Non
si sono però verificati fenomeni di reale incidenza da parte dei movimenti via
via sorti dalle diverse insorgenze sociali verificatesi nel frattempo: anzi la
capacità di intervento di corpi intermedi associativi (a partire dai sindacati)
o frutto di aggregazioni da "single issue" (come quelle referendarie)
ha assunto piuttosto funzioni lobbistiche che non di vero movimento sociale
oppure, come si era preteso un tempo dal sindacato, di "soggetto politico".
Si sta affermando, infatti, una forma di autonomia dell'imprenditorialità
politica: gruppetti e personaggi, posti proprio in una logica imprenditoriale,
"affittano" loghi e marchi di soggetti esistenti per affermare una
propria identità e una propria presenza nel sistema politico, distaccata dal
contesto e dal possibile retroterra ideale e culturale.
Ci
troviamo di fronte all'emergere di una logica deterministica applicata alla
politica e sviluppata in forma "imprenditoriale".
Ciò
sta avvenendo per quale scopo? Forse la soddisfazione per un intreccio di
lobbies (inclusa quella ambientalista) oppure per partecipare al governo delle
strutture della tecnologia avanzata che pretendono di assumere l'egemonia
culturale nella modifica delle condizioni di vita delle persone o ancora per
realizzare una sorta di "ibernazione" di un ceto politico che ha
assolutamente bisogno di essere "coperto" mediaticamente al fine di
mantenersi competitivo nella somma delle proprie diverse articolazioni di potere.
Tra
soggetti, movimenti, lobbies più o meno mascherati lo scopo rimane quello di
affermare una propria concezione del potere come sovrapposizione di semplice
comando su di una società sfibrata dall'egemonia dell'individualismo
competitivo. Il potere è ormai inteso come partecipazione alla governabilità
quale fattore esaustivo dell'agire politico, escludendo così retroterra ideale,
partecipazione, rappresentanza politica (e articolazione della rappresentanza).
Il M5S ha rappresentato l'interpretazione più autentica di questa idea
"esclusiva e insieme sostituiva" del potere e il PD si è affrettato a
tentare di adeguarsi. È evidente come questo stato di cose abbia aperto un
varco a destra di rilevanti dimensioni. Varco che abbiamo definito
"populismo" adesso provvisoriamente coperto dal governo Draghi.
Un'operazione di provvisoria copertura che non potrà sventare i pericoli insiti
nella stessa natura della destra italiana.
In
sostanza cosa sta avvenendo:
1) affermazione
dell'autonomia dell'imprenditorialità politica in funzione lobbistica
nell'esercizio del potere;
2) sviluppo della forma di
"recitazione della democrazia".
3) Pericolo vero:
affermazione di un populismo capace di incrociare una dimensione di insorgenze
sociali al riguardo delle quali è finora mancato uno sviluppo di analisi seria
e concreta.
C'è
materia su cui riflettere attentamente, in ispecie se si intende ancora provare
a ri/costruire una sinistra politica.
Reazionario in collera al telefono
2021