Gianni Ferrara. Un militante della Costituzione. Prima di lasciarci Gianni
Ferrara (Casal di Principe 1929 - Roma 2021) ha chiesto di essere ricordato “solo”
come professore emerito della Sapienza di Roma e deputato della IX e della X
legislatura, dal 1983 al 1992, prima nel gruppo della Sinistra indipendente,
poi in quello comunista. In realtà nella sua vita Gianni ha ricoperto anche
altri incarichi, ha avuto più ruoli e svolto diverse funzioni. Ma quelle due
rappresentano l’essenza della sua vicenda professionale, politica e umana. In
lui non vi era distinzione tra l’uomo politico e l’eminente professore
universitario. In entrambi i ruoli Gianni lavorava per contribuire a rafforzare
la coscienza democratica e civile nel nostro paese. Come lui stesso si definì -
in un discorso tenuto al Senato nell’ottobre del 2018, in occasione della
presentazione del volume dei discorsi parlamentari di Leopoldo Elia - era un militante
della Costituzione. Per questo fino agli ultimi giorni della sua vita, Gianni
ha promosso e partecipato a tutte le battaglie civili e democratiche contro i diversi
tentativi di sconvolgere il testo costituzionale e di affossare le regole della
democrazia parlamentare, da ultimo pronunciandosi apertamente per il No al
referendum sul taglio dei parlamentari. Ma la sua non fu solo una lotta difensiva dei principi
costituzionali e democratici. Il suo lavoro ha arricchito e sviluppato in
avanti il sapere giuridico. Egli è stato uno dei protagonisti del rinnovamento
in senso democratico della scienza giuridica italiana e più specificatamente
delle discipline costituzionalistiche. Gianni Ferrara ha dimostrato, con il suo
lavoro di giurista e di docente, che si doveva abbandonare quel ruolo puramente
conservativo dell’esistente, mascherato da una presunta scientificità, così
diffuso nel mondo giuridico, come ha giustamente osservato Luigi Ferrajoli. Il
tenace lavoro teorico di Ferrara ha mostrato che i principi contenuti nella
Costituzione possono, anzi devono orientare politicamente la critica del
diritto esistente e progettare le linee del diritto futuro che deriva
dall’applicazione integrale della Costituzione. Infatti per Ferrara il testo
costituzionale non si esaurisce nelle norme scritte. È una cosa viva che
contiene in sé, se attuato correttamente e pienamente, le premesse per uno
sviluppo positivo della società e conseguentemente del pensiero giuridico. Per
questo motivo la nostra Costituzione è oggetto di continui tentativi distorsivi
da parte delle forze più retrive. La critica alla falsa neutralità del giurista si sposava
perfettamente in lui con l’intensità della partecipazione alla vita politica
del paese. E, a sua volta, la politica era da lui intesa come continua tensione
verso la trasformazione del presente e degli iniqui rapporti sociali. Quando
nel Psi prevalse la linea craxiana, la sua critica fu acuta e inflessibile,
così come coerente fu l’abbandono di quel partito. Gianni Ferrara è stato un
uomo di sinistra, coerente e radicale, capace di mettersi in connessione con i
nuovi movimenti reali che hanno caratterizzato la nostra società, mentre si
veniva consumando la crisi della politica e della sinistra. Era ben conscio di
condurre una lotta difficilissima. Non ci troviamo infatti in una piega
favorevole della storia. Il senso della realtà non lo ha mai abbandonato,
connesso con quello spirito ironico che lo teneva al riparo da facili o
inconsistenti entusiasmi e allo stesso tempo gli permetteva di non porre mai la
parola fine - che non fosse quella naturale - alla sua attività nei diversi
campi in cui la esercitava con intelligente passionalità. Non potrei concludere questo breve ricordo, senza citare
le righe conclusive del suo libro “Riflessioni sul diritto” (La scuola di
Pitagora editrice, Napoli 2019). Il suo “ultimo libro”, come mi disse con voce
ferma, appena velata da un’interiore tristezza, quando me ne fece omaggio
arricchito da un’affettuosa dedica: “La ‘rivoluzione passiva’, scatenando le
guerre di posizione che stiamo vivendo, riversa sul Beruf dei costituzionalisti compiti aggravati. Sono quelli di
attiva partecipazione alla lotta per il diritto, il diritto costituzionale. Più
in generale e più specificatamente è la difesa del valore e dell’essenza del
costituzionalismo che incombe. Perché è un patrimonio di civiltà, giuridica,
politica, sociale. Va salvaguardato e difeso nella sua integrità”. È precisamente, caro Gianni, quello che cercheremo di
fare, proprio perché, in tutta la tua vita, ci hai fornito gli strumenti indispensabili
per poterci riuscire.