Più si torna a rileggere i
classici greci e latini, più si rimane sorpresi dalle strette consonanze di
vicende e comportamenti etico-politici con la nostra epoca. Per alcuni aspetti
sembrerebbe davvero che la storia resti immutabile. Prendiamo ad esempio la
pratica della concentrazione di cariche e funzioni nelle mani di una sola
persona: ciascuno di noi ha in mente, qui in Italia e altrove, soggetti che di
cariche ne rivestono a iosa, tanto che ci si domanda come sia possibile
svolgerle tutte, e se non siano per davvero dotati di facoltà ubique.
Evidentemente devono essere personalità sul cui capo si è posata la mano
benigna di Dio o di sant’Antonio e hanno ricevuto il privilegio dell’unzione.
Che io sappia, ma potrei sbagliarmi e chiedo lumi, solo Dio e sant’Antonio
possiedono il dono dell’ubiquità e possono trovarsi in cielo, in terra e in
ogni luogo nel medesimo istante. Se si va a controllare i curricula di banchieri,
economisti, alti funzionari e presidenti di varie istituzioni interne ed
internazionali, si rimane stupefatti e ammirati della sfilza di cariche e di
incarichi che li riguarda. Ma questo vale anche per alcuni docenti
universitari: insegnano in quattro o cinque atenei spesso dislocati in luoghi e
nazioni diverse. Da noi ha fatto scalpore la concentrazione esagerata di tutta
una serie di funzioni nelle mani di Domenico Arcuri, commissario straordinario
per l’emergenza Covid. Niente di nuovo sotto il sole. Tornando ai classici,
basta sfogliare i Consigli politici, il trattato con cui Plutarco si
incarica di edurre Menemaco, prossimo ad assumere incarichi politici, per
averne la prova. Ecco i versi di cui si serve Plutarco per stigmatizzare l’uso
e l’abuso di cariche: “Metioco comanda l’esercito, Metioco cura le
strade, Metioco sorveglia il pane, Metioco controlla la farina. Tutto
dipende da Metioco, Metioco avrà adolersene”. Sono le parole
di un autore antico rimasto sconosciuto. Ma quanto straordinariamente attuali!