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martedì 6 aprile 2021

LA POETA
Dubbio di genere
 

Pablo Picasso
"Il poeta" 1904

Non è facile scrivere di questo argomento e l’insidia di essere fraintesa, scatenando un putiferio, è una certezza. E allora, si potrebbe obiettare, perché farlo? Semplicemente perché ho l’impressione che siamo a un passo dallo scadere nel ridicolo, con questa "femminilizzazione" a oltranza di qualsiasi termine. Mi considero una donna al di sopra di ogni sospetto quanto a scelte: ho svolto una professione tradizionalmente maschile qual è il veterinario; al momento di scegliere la specialità, che avrebbe condizionato il mio futuro, sapevo che occuparsi di cavalli avrebbe significato incamminarsi su un campo minato di diffidenze e preconcetti nel migliore dei casi, di sottili e allusivi o magari aperti sfottò nel peggiore.
Ne sono uscita indenne proseguendo per la mia strada e facendo conto sulla capacità e l’impegno serio, che poi fossi “la” veterinaria o “il” veterinario non mi è mai importato. Sarebbe cambiato qualcosa ai fini delle diagnosi e delle conseguenti terapie che giustamente si aspettavano da me? Un articolo non poteva certamente fare la differenza.
Quanto ai miei libri, mi irrita che qualcuno parli di “scrittura al femminile”.
Si scrive e basta. C’è chi lo sa fare e chi no, chi lo fa bene e chi no, maschio o femmina che sia. Che poi, il genere al quale, e mi reputo fortunata a esserlo, appartengo mi porti a vedere le cose da una prospettiva femminile, questo è semplicemente un riflesso della natura. E mentre scrivo mi vengono in mente gli occhi di un cane femmina rispetto a quelli di un maschio, sfido chiunque a non cogliere la diversità dello sguardo.
Oggi ironizziamo giustamente sui neologismi commissionati a D’Annunzio per difendere l’italianità dalla lingua delle democrazie plutocratiche e reazionarie dell’Occidente. Ne vennero fuori forzature di ogni genere.
Non è che questa “femminilizzazione forzata della lingua” ci esporrà allo stesso ridicolo, quando questa moda avrà fatto il suo tempo?
Anna Lina Molteni