Caro
Francesco, in
Versi Sfusi (Francesco Curto, Versi
sfusi, Morlacchi Editore, 2021, pp.77 € 10.00) ritrovo il poeta che
conoscevo, il poeta di sempre, con tutte le tematiche che lo hanno sempre
tormentato; oggi sono più intense o più dolenti, raramente più pacate o
rassegnate, o forse no, sono solo rivisitate e rimodulate alla luce di un
inevitabile equilibrio, dovuto, ohimè, al tempo ormai volato via. Alla
maturità. Ti ritrovo con la sensibilità di sempre e, testardo e speranzoso, con
la mano ancora protesa affannosamente verso l'uomo imperfetto, per scoprirne
potenzialità rigenerate, rispetto a quelle del passato e con atteggiamenti meno
voraci ed egoistici nei confronti del mondo. Il tuo approccio è ancora docile e
benevolo, la tua attesa una speranza di risposta amorevole, il tuo fine un
impegno nuovo e costruttivo da parte di un umano pentito, ma nonostante il tuo
sperare lungo ormai cinquant'anni, tanti sono gli anni della tua attività
poetica, i sogni sembrano affievolirsi e le speranze svanire. Preservi con
nostalgia gli amori e i luoghi dei tempi spensierati, per il resto sembri
deciso a tacere con rassegnazione, ma rassegnato non sei e, quando meno te lo
aspetti, riesplodi con tutta la voce che hai per gridare e accusare i potenti,
che continuano ad abusare della terra e nel termine "abuso" da te
usato, leggo tutte le violenze consumate, oltre che ai danni della terra,
contro la sensibilità di persone, quale tu sei, dall'interiorità prorompente ma
ferita. Dunque il passato continua a farti sognare, i ricordi ti acquietano, le
voci dell'adolescenza ti confortano, quelle del presente ti rassicurano; i tuoi
versi volano e raggiungono luoghi lontani con il tormento di sempre, perché i
cambiamenti del genere umano sembrano essere stati pochi! Spesso ti rimetti in
linea con il presente, fingi di non sentire quel che ti scombussola dentro,
sembri affrettarti, ma poi rallenti, vedi breve il futuro, responsabile il
crepuscolo della vita, che abbatte l'umano in maniera direttamente proporzionale
alla sua sensibilità e ti rattristi. Le poesie dedicate a Lorenzo esprimono
energia e si rivelano spazi di tempo in cui dimentichi le tue pene. Nel bel
"Canto per Lorenzo" ti confidi con il piccolo e gli affidi i tuoi
tormenti, come fosse già capace di cogliere le sciagure del mondo, e poi nell'ultima
sublime poesia, sempre dedicata a Lorenzo, scrivi un vero e proprio testamento,
con la confessione liberatrice del tuo modo di essere. E proprio nei versi che
io definisco "testamento" preferisco sottolineare due essenze della
tua poesia: amore per la vita, nonostante tutto, (...) ti lascio tuttoil
tempo di una vita/ che ti regala emozioni e gioie infinite...] e
ricerca spasmodica di Dio (...non so se scollinando l'orizzonte/ troverai
dio, questonon potrò garantirtelo). Peccato averlo sempre cercato
lontano da te quell'Essere misterioso e averlo considerato solo "scoglio
dove naufragare"! Capisco che non ti dispiacerebbe che Lorenzo lo
trovasse, potrebbe essere un'ancora per lui. Peccato averlo cercato sempre
altrove, ripeto, perché dal tuo lungo percorso di poeta, da me amorevolmente
seguito, ho avuto sempre un forte presentimento, a volte anche certezza, che
quel Dio con cui ti sei sempre scontrato irrimediabilmente perché non ti
soccorreva e non ti alleviava dai tormenti della vita, era ben riposto nel
profondo del tuo cuore e se cercava di parlarti tu lo soffocavi, fuggivi dalla
sua voce. Credo che sia ancora lì. Prova ad indagare! Franca
Azzarelli Julia