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giovedì 8 aprile 2021

LETTERA A CURTO


Caro Francesco,
in Versi Sfusi (Francesco Curto, Versi sfusi, Morlacchi Editore, 2021, pp.77 € 10.00) ritrovo il poeta che conoscevo, il poeta di sempre, con tutte le tematiche che lo hanno sempre tormentato; oggi sono più intense o più dolenti, raramente più pacate o rassegnate, o forse no, sono solo rivisitate e rimodulate alla luce di un inevitabile equilibrio, dovuto, ohimè, al tempo ormai volato via. Alla maturità. Ti ritrovo con la sensibilità di sempre e, testardo e speranzoso, con la mano ancora protesa affannosamente verso l'uomo imperfetto, per scoprirne potenzialità rigenerate, rispetto a quelle del passato e con atteggiamenti meno voraci ed egoistici nei confronti del mondo. Il tuo approccio è ancora docile e benevolo, la tua attesa una speranza di risposta amorevole, il tuo fine un impegno nuovo e costruttivo da parte di un umano pentito, ma nonostante il tuo sperare lungo ormai cinquant'anni, tanti sono gli anni della tua attività poetica, i sogni sembrano affievolirsi e le speranze svanire. Preservi con nostalgia gli amori e i luoghi dei tempi spensierati, per il resto sembri deciso a tacere con rassegnazione, ma rassegnato non sei e, quando meno te lo aspetti, riesplodi con tutta la voce che hai per gridare e accusare i potenti, che continuano ad abusare della terra e nel termine "abuso" da te usato, leggo tutte le violenze consumate, oltre che ai danni della terra, contro la sensibilità di persone, quale tu sei, dall'interiorità prorompente ma ferita. Dunque il passato continua a farti sognare, i ricordi ti acquietano, le voci dell'adolescenza ti confortano, quelle del presente ti rassicurano; i tuoi versi volano e raggiungono luoghi lontani con il tormento di sempre, perché i cambiamenti del genere umano sembrano essere stati pochi! Spesso ti rimetti in linea con il presente, fingi di non sentire quel che ti scombussola dentro, sembri affrettarti, ma poi rallenti, vedi breve il futuro, responsabile il crepuscolo della vita, che abbatte l'umano in maniera direttamente proporzionale alla sua sensibilità e ti rattristi. Le poesie dedicate a Lorenzo esprimono energia e si rivelano spazi di tempo in cui dimentichi le tue pene. Nel bel "Canto per Lorenzo" ti confidi con il piccolo e gli affidi i tuoi tormenti, come fosse già capace di cogliere le sciagure del mondo, e poi nell'ultima sublime poesia, sempre dedicata a Lorenzo, scrivi un vero e proprio testamento, con la confessione liberatrice del tuo modo di essere. E proprio nei versi che io definisco "testamento" preferisco sottolineare due essenze della tua poesia: amore per la vita, nonostante tutto, (...) ti lascio tutto il tempo di una vita/ che ti regala emozioni e gioie infinite...] e ricerca spasmodica di Dio (...non so se scollinando l'orizzonte/ troverai dio, questo non potrò garantirtelo). Peccato averlo sempre cercato lontano da te quell'Essere misterioso e averlo considerato solo "scoglio dove naufragare"! Capisco che non ti dispiacerebbe che Lorenzo lo trovasse, potrebbe essere un'ancora per lui. Peccato averlo cercato sempre altrove, ripeto, perché dal tuo lungo percorso di poeta, da me amorevolmente seguito, ho avuto sempre un forte presentimento, a volte anche certezza, che quel Dio con cui ti sei sempre scontrato irrimediabilmente perché non ti soccorreva e non ti alleviava dai tormenti della vita, era ben riposto nel profondo del tuo cuore e se cercava di parlarti tu lo soffocavi, fuggivi dalla sua voce. Credo che sia ancora lì. Prova ad indagare!
Franca Azzarelli Julia