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venerdì 9 aprile 2021

LETTURE
di Gabriele Scaramuzza

 


 
Durs Grünbein a Milano

  
È ancora Rosalba Maletta - come già ha fatto per Walter Benjamin - a guidarci in compagnia nella recente visita Milano di Durs Grünbein: “Un poeta che, come nella migliore tradizione della poesia europea, da Eliot a Valéry, da Rilke a Pound, vede l’espressione poetica come esercizio di pensiero, vero inscindibile legame, per riprendere la definizione valeriana, di suono e senso” - così scrive Elio Franzini nella sua nota introduttiva a Il bosco bianco. Coinvolgono il lettore le originali notazioni di Grünbein sulla Stazione Centrale, sul Duomo (il “bosco bianco” cui è dedicata appunto la poesia Der weisse Wald, scritta per l’occasione), sulla Galleria; con tutta la vita che fa loro da contorno, nello spazio e nel tempo. Le parole, i reperti, le immagini di Grünbein non si arrestano infatti al presente: recano traccia del passato, proiettano la Milano di oggi verso una Milano che non è più, e verso una Milano che temiamo sarà. Si mescolano cartoline di oggi e di ieri raccolte nell’archivio del poeta; la menzione di Stendhal si accompagna a quella di Silone, di Gadda, di Milo De Angelis, di Alda Merini, di Anna Maria Carpi. Sono presenti film di Antonioni (Cronaca di un amore, La notte) e di Pasolini (Teorema); gli echi riflessi su Milano di eventi presenti e trascorsi: la nascita a Milano del fascismo, la caduta del Muro. Eventi intrecciati si riflettono l’uno sull’altro nel “Discorso di Milano” pronunciato da Grünbein nell’Aula Magna dell’Università degli Studi, in occasione del conferimento della pergamena dalla Città di Milano, il 24 ottobre 2019, nel trentennale appunto della caduta il Muro di Berlino.
Ma è Rosalba Maletta, e con lei siamo noi che seguiamo Grünbein, con gli occhi pieni del nostro oggi. Qualcosa torna qui di A Milano con Benjamin. Soglie ipermoderne tra flânerie e time lapse (1912-2015), Mimesis, Milano 2015; una fotografia di Benjamin è presente non a caso in Il bosco bianco. Riprendendo parole della mia recensione di A Milano con Benjamin (dicembre del 2015 su “Odissea”), il testo vaga con lo sguardo vigile, e con nessun cedimento a toni celebrativi o nostalgici, tra luoghi diversi che sono anche tempi diversi. I tempi talora si distendono nella lentezza del nostro svagato passeggiare, talaltra si contraggono in sguardi d’attesa, si proiettano ansiosi nel domani, fino al nostro oggi. Questa doppia prospettiva afferra alla gola: è la realtà del nostro vagare tra il passato ancora bruciante che “dice”, e l’attualità dei nostri passi convulsi. Questa oscillazione del tempo è il nostro presente. La nostra vita non si svolge in un tempo uniforme e continuo, vive di questi strappi, di queste proiezioni; e qualcosa permane.
Tanta storia scorre nei versi di Durs Grünbein, la prima poesia del libro si intitola Il 23 agosto 1939, il giorno funesto del patto Ribbentrop-Molotov. Tutte le altre poesie, inedite anche in tedesco e per la prima volta tradotte in italiano da Maletta, contengono una straordinaria ricchezza di temi e di riferimenti, del tutto coinvolgenti per noi lettori; e che testimoniano di un impegno etico che non si può che condividere. Un panorama attento e completo di esse, e un penetrante commento, ci sono offerti da Maletta nella sua ricca Postfazione: Poesia e discorso civile. Leggere la contemporaneità con Durs Grünbein; sua è anche un’utile e snella Presentazione. Tra le mie scarse letture su questo poeta segnalo insieme la Prefazione di Anna Maria Carpi (la sua maggior traduttrice in italiano) a: Durs Grünbein, A metà partita. Poesie 1988-1999 (Einaudi 1999). E anche la sua breve Postfazione a un altro testo che ha curato, di Durs Grünbein, Della neve, ovvero Cartesio in Germania (Einaudi 2005).
È superfluo qui ripercorrere il testo che presentiamo: lo ha già fatto magistralmente, con competenza e sensibilità per me inarrivabili, Rosalba Maletta. Queste brevi righe valgano come invito alla lettura del libro, certo, senza tuttavia tralasciare quanto in esso ha scritto. Voglio piuttosto concludere con parole dello stesso Grünbein in “Postilla su me stesso”, l’ultimo dei saggi pubblicati in I bar di Atlantide (trad. di Giulia Cantarutti, Einaudi 2018): “Nella strada della poesia moderna io sono entrato dalla sua fine estrema, là dove lasciava il posto alle disadorne e tristi zone periferiche, presso i capolinea dei tram, gli ingressi in autostrada. Ciò che vidi per la prima volta furono muri grigi, spazi vuoti tra case, fisse lungo la strada, terra squarciata e rovesciata”. Inoltre: “scrivere poesie è innanzitutto un esercizio di radicale autoesplorazione. È rivolto contro le generalizzazioni”, “educa colui nel quale si desta a opporre permanente resistenza al fatalismo dei fatti”.


La copertina


Durs Grünbein
Il bosco bianco. Poesie e altri scritti
Nota introduttiva di Elio Franzini
a cura di Rosalba Maletta
Mimesis, Milano 2020
Pagg. 104, € 12,00
Testo tedesco a fronte