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venerdì 9 aprile 2021

SAFFO A PRESIDIO DI ERDOGAN
di Gabriella Galzio

A destra il rozzo boia
 
L “incidente” diplomatico occorso di recente in Turchia, che ha visto protagonisti Von der Leyen, Michel e Erdogan, merita una seria riflessione plurima. Primo che non è stato un incidente, ma un premeditato atto di sfregio da parte di Erdogan nei confronti di una donna prima ancora che dell’istituzione europea che questa rappresenta. Una conferma, del resto, della decisione di ritirare il sostegno della Turchia alla lotta contro la violenza sulle donne. In tal senso il ritiro dai trattati e la violazione dei cerimoniali diplomatici (che in precedenza avevano già visto la compresenza di tre figure istituzionali uomini accomodate su tre poltrone in pari dignità) attestano da parte di Erdogan una volontà di affermazione e sopraffazione della più arretrata civiltà patriarcale islamica su quella ebraico-cristiana occidentale. Perché va detto: quella islamica e quella occidentale sono entrambe civiltà patriarcali, ma quella occidentale ha fatto significativi passi avanti rispetto al suo passato e rispetto a quella islamica, sua sorella abramitica. E sulle distinzioni bisogna esercitare vigilanza, perché è risultato evidente che la misoginia non è soltanto un fatto grave in sé, ma è il campanello d’allarme che l’intera società sta volgendo in senso reazionario, autoritario, bellicista, omofobo, sessista dove alla cancellazione dei diritti civili all’interno corrisponde l’espansionismo militare all’esterno, dove aggressione, violenza, prevaricazione stanno alzando le loro bandiere! Ecco che la risposta di un Michel è stata oltre che miserabile, ottusa, nella sua connivenza con il patriarca Erdogan; incapace di contrastare la sua stessa misoginia latente, ha finito per avallare un cerimoniale di sottomissione della stessa Unione europea e di una intera civiltà anni luce più evoluta; anziché farsi trainante di un processo progressista e liberatorio di tutta la compagine umana, Michel ha preferito ripiegare (forse persino segretamente compiaciuto) a fanalino di coda di una forza politicamente e socialmente reazionaria e pericolosa. Ho raccolto finora testimonianze di indignazione da parte di uomini di destra e di sinistra, ed è tutto dire, e non posso non ripensare a mio padre, certamente più tardo-paternalista che femminista, il quale sicuramente avrebbe ceduto il posto a una signora. Segno che per Michel e gli uomini come lui, è tramontato persino quel romantico beau geste, certamente di segno maschilista, ma per lo meno ancora memore di più nobili ideali di cavalleria. E allora l’invito rivolto a uomini e donne è di interrogarsi sul loro stato di interiore misoginia che spesso inconsciamente irraggia i propri comportamenti, per stanare il nemico interno pronto a soggiacere al dominio del più rozzo e più violento. E per associazione d’idee un esempio illuminante: chi avrà visitato il museo di Heraklion a Creta, avrà sicuramente notato l’eleganza slanciata delle figure minoiche, e di contro la rozzezza delle successive e tozze “ceramiche barbariche” impostesi con le invasioni doriche! E come non ricordare la “veneranda” Saffo che alla vista della rozzezza trasale! “Quale rozza ti incanta la mente/ indossando una veste rozza/ incapace d’alzare sulla caviglia i suoi cenci?” Qui il canto di Saffo ci giunge come metafora di civiltà. E la storia dovrebbe esserci di monito di come facilmente possano essere sradicati brutalmente o sbiadire mestamente i valori di una civiltà che proprio Saffo ancora impartiva nel suo tiaso: l’amore per il buono e il bello, la gioia, la grazia, l’eleganza, lo splendore, la musica, la danza, il canto, la poesia… Valori che un Erdogan, e a ruota un Michel, pare aver dimenticati alla luce sinistra della guerra! Quando, insieme agli ideali di cavalleria è tramontato un modello di virilità, e ancora non se ne scorge uno nuovo ispirato a criteri più pacifici ed egalitari, bisogna stare all’erta, che in questo vuoto non si insinui il verme della regressione, ma nell’incertezza prevalga la saldezza dello sguardo in avanti. Michel avrebbe avuto almeno due modi per spiazzare il suo volgare ospite: cedere la poltrona alla signora o sedersi accanto a lei sul divano. Persino un qualunque marito non avrebbe “tradito” la sua signora. Michel non l’ha fatto, e l’Unione europea dovrebbe chiedergli simbolicamente di fare un passo indietro rassegnando le dimissioni dalla carica che, insieme a quella della Von der Leyen, ha oltraggiato - a scanso di equivoci e perché non si ripeta.