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martedì 27 aprile 2021

SUL 25 APRILE
di Carmine Scavello
 


Pensieri sulla Festa della Liberazione.
 
Il primo impegno dell’uomo libero è quello di difendere la propria libertà; non è mai concessa per grazia ricevuta, ma si conquista anche a costo della vita. Solo Dio lo sa quante persone sono morte per la sua conquista; colui che si batte per essa, piuttosto che essere soggiogato, preferisce dare in cambio la vita. Non è vita vivere in catene ed essere limitato nei movimenti, nel pensiero e nella parola. Il 25 aprile fa parte della storia del popolo italiano che festeggia la Liberazione, anche se sulla storia ci sarebbe da dire: c’è quella dei vincitori e quella dei vinti. Gli storici sono uomini e come tali sono condizionati dalle proprie idee e dai committenti; raccontare la verità sarebbe un dovere morale, ma anche sulla moralità ci sarebbe da dire: è più soggettiva che oggettiva.
Dimenticare il passato c’è il rischio che i misfatti si possano ripresentare con più gravi conseguenze; la libertà vive sul filo del rasoio ed è facile passare dall’oppressione all’indipendenza. I nostri padri che hanno combattuto o subito la dittatura hanno affermato senza ombra di dubbio che è meglio vivere sotto la più imperfetta delle democrazie che sotto la migliore dittatura.
Non essere liberi a casa propria è come il cane che viene preso a pedate, eppure rimane accanto al suo padrone, che di padrone ha solo il potere di disporre della sua vita e di non rispettarlo e riconoscergli il suo ruolo di amico. Un lupo, anche se è trattato con i guanti, rifocillato e con una cuccia confortevole e dorata, ha sempre la faccia rivolta verso la foresta. Appena potrà, scapperà e andrà incontro al suo futuro; se pur tra mille difficoltà, non rimpiangerà le coccole del padrone e preferirà vivere libero tra i suoi simili.
Sulle colonne di marmo dei monumenti ai caduti sono incisi nel marmo i nomi di coloro che sono periti in nome della Patria e della libertà. Li chiamiamo eroi, ma sono solo esseri umani, uomini e donne, che hanno preferito morire per assicurare la libertà alle generazioni, che si sono succedute. Fermarsi un attimo e leggere quei nomi fa venire la pelle d’oca; hanno avuto solo il torto di essere nati e vissuti nel periodo sbagliato. Solo grazie alla lotta di quei combattenti, oggi, noi contemporanei stiamo vivendo un periodo di pace lunga decenni.
La libertà va difesa in tempo di pace con le unghie e con i denti; difenderla in tempi di guerra vorrà dire che è stata minacciata ed ora si combatte per difenderla. È come la salute: è meglio prevenire che curare. Se gli Americani hanno da festeggiare il 4 luglio e i Francesi il 14 dello stesso mese come feste nazionali, a noi Italiani è riservato il 25 aprile. Se mettiamo a sventolare il tricolore sui balconi non facciamo altro che ricordare che siamo un popolo unito nell’orgoglio e nell’appartenenza senza rivendicare divisioni, polemiche e reminiscenze storiche che fanno più male che bene e ricordano rancori e ferite mai rimarginate. Viviamo continuamente e senza saperlo una Resistenza in stile più moderno a difesa della libertà. Ci sono tanti attentatori che tentano a dividerci per meglio controllarci; solo restando uniti, abbiamo la certezza di essere forti; perciò, oggi difendiamo moralmente il grande dono della libertà, che è come l’aria che respiriamo; apprezziamola e godiamocela come un bene primario al pari del pane.