VECCHIE E NUOVE MALATTIE VECCHI E NUOVI SFRUTTAMENTI
Opera di Vinicio Verzieri
Riflessioni di una Pasqua coatta in zona rossa Anche durante la pandemia
la ricerca del massimo profitto non si è mai fermata. Oltre agli infortuni e ai
morti sul lavoro causati dalla violazione delle norme di sicurezza e
dall’esposizione alle vecchie nocività mai risolte, con il covid, si sono
aggiunte nuove malattie e morti. Approfittando della pandemia i padroni hanno
affinato lo sfruttamento e l’organizzazione capitalistica del lavoro
penalizzando ulteriormente alcuni lavoratori, in particolare le donne. Il telelavoro (nome più “moderno” del lavoro a
domicilio), o smart working, dove il dipendente deve lavorare, senza legami
sociali con i compagni, in un ufficio di società private o pubblico, o in un
magazzino, a un posto e a un orario fisso è decantato dai padroni come una
forma di “libertà”. Una “libertà” che pesa soprattutto sulle donne che, oltre
al lavoro domestico, con le scuole chiuse hanno dovuto badare ai figli per la
lezione online e, nello stesso tempo, lavorare da casa per il padrone. Oggi il
lavoro a domicilio, ancor più che in passato, è divenuto un "reparto
esterno della fabbrica, della manifattura o del magazzino di merci", un
decentramento degli uffici pubblici con spese a carico del lavoratore, una
forma di lavoro che incrementa e comporta un aumento del profitto per il
capitale e risparmio per lo stato. Il telelavoro, spacciato come una prevenzione dal
covid, una liberazione e dalla pericolosità del contatto con l’altro, è in
realtà una forma di lavoro a domicilio, di divisione della classe proletaria. Anche
se con un nome nuovo inglese “smart working” con il lavoro a domicilio degli
albori del capitalismo non ha in comune solo il nome. Dietro l’apparente
progresso nasconde una forma più raffinata di sfruttamento. Isolati ognuno a
casa propria, i lavoratori perdono la nozione di cosa sono, una classe unita
dagli stessi interessi. Muore così il concetto di collettività, d’interessi di
classe. E muore anche il concetto di organizzazione collettiva per opporsi allo
sfruttamento. Lo sfascio della sanità e la crisi economica, iniziate
ben prima dell’apparizione del Covid-19 rendono i padroni ancora più “cattivi”
e impazienti di rimettere in moto il meccanismo dello sfruttamento adeguandolo alle
mutate condizioni perché il profitto prima viene sempre prima di tutto anche se
a scapito della salute della collettività. Da qui i continui accordi fra Confindustria
e sindacati confederali. Dopo il “patto sulla fabbrica” sottoscritto con
l’accordo interconfederale del 9 marzo 2018 tra Confindustria e Cgil, Cisl, Uil
per incrementare la competitività delle imprese, un nuovo patto è stato
raggiunto fra padroni governo e sindacati. Il 10 marzo scorso, in nome
dell’emergenza nazionale stato firmato il "Patto per l'innovazione del
lavoro pubblico e la coesione sociale" con il Presidente del Consiglio,
Mario Draghi, e il Ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta. È
crollato anche un altro “mito”. I sostenitori del libero mercato, delle privatizzazioni,
del “meno Stato e più mercato”, quelli che invocavano “la mano invisibile del
mercato”, che fino a ieri criticavano l’intervento dello Stato nell’economia,
oggi sono in prima fila a chiedere a gran voce aiuti economici dallo Stato e
agevolazioni per salvaguardare i loro profitti nella concorrenza
internazionale. Il Covid-19 non colpisce le classi sociali nello
stesso modo. I ricchi borghesi possono accedere alle migliori cure negli
ospedali privati (di cui spesso sono proprietari o azionisti) lasciando i
poveri, i proletari negli ospedali pubblici intasati e nei pronto soccorsi per
i tagli da loro fatti alla sanità pubblica a favore di quella privata. Sulla
pelle dei lavoratori della sanità pubblica, di tutti i lavoratori e sulle
disgrazie della popolazione come sempre c’è chi arricchisce in modo vergognoso
come sta succedendo ai padroni delle multinazionali dei vaccini che dopo aver
ricevuto ingenti finanziamenti pubblici per la ricerca, versano nelle loro
tasche enormi profitti ricavati sulla pelledei cittadini. Anche durante la pandemia i profitti delle grandi
multinazionali (non solo quelle dei vaccini) continuano a salire mentre le
perdite sono socializzate: così i lavoratori sono doppiamente colpiti perché al
danno della perdita del posto di lavoro, del peggioramento delle condizioni di
vita e di lavoro si aggiunge la beffa di pagare con le loro tasse presenti e
future i “ristori” dei loro padroni. Per controllare il disagio, la rabbia e la ribellione
crescente, il potere economico-politico mette in campo tutti i soggetti sul suo
libro paga: governo di unità nazionale o larghe intese, finti partiti
d’opposizione, sindacati e associazioni filo padronali. Più del Covid-19 i
padroni e il sistema capitalista temono un altro virus che per loro può essere
fatale, quello della ribellione organizzata, dell’insubordinazione sociale, un
virus che può scuotere dalle fondamenta il modo di produzione capitalista
trasformando in incubi i sonni tranquilli della borghesia. Il virus e l’acuirsi
della crisi economica e sociale dimostrano ogni giorno di più il fallimento di
questo sistema capitalista basato sulla ricerca del massimo profitto.
Michele
Michelino Centro
di Iniziativa Proletaria “G.Tagarelli”