48 MORTO CHE PARLA
di Paolo Vincenti
Sta
facendo il giro del mondo virtuale la notizia del morto peruviano resuscitato
dopo tre mesi. Boccaloni socialnetworkiani approvano, condividono, commentano.
Lo zombie virtuale, tale Alejandro Tanatos, morto per un infarto, si sarebbe
svegliato dopo tre mesi poiché grazie al grande freddo della capitale del Perù,
Lima, che sorge a 1200 metri di altezza, miracolosamente la sua circolazione
sanguigna si sarebbe riattivata rimettendo in moto le funzioni vitali. E il
fortunato, sia pure in avanzato stato di decomposizione, sarebbe tornato dalla
sua famiglia pronta ad accoglierlo a braccia aperte. Ma Sant’Isidoro di
Siviglia! Ci vuole molto a capire che si tratta di una bufala? Tra l’altro, chi
l’ha congegnata non ci è andato nemmeno tanto per il sottile. Lo scherzo è del
tutto grossolano, volutamente rozzo, le incongruenze macroscopiche. Intanto un
uomo morto da tre mesi, come quello ritratto in foto, anche se è schiattato per
il male peggiore, dopo la più lunga ed atroce agonia, non si riduce così in un
lasso di tempo tanto breve: scarnificato, mangiato dai vermi e con gli occhi
già infossati. Quello ritratto in foto è chiaramente uno zombie, cioè un
cadavere dissotterrato per qualche strano rito woodoo o magico della antica
religione Inca. Seconda incongruenza: la bara non era stata sigillata? Questo revenant si è alzato ed ha aperto il
coperchio ed è uscito fuori? La bara non
era stata verosimilmente tumulata? Oppure era stata lasciata fuori dal loculo
per un caso fortuito e sempre per un caso fortuito il custode del cimitero si
trovava a passare di lì proprio mentre il cadavere emetteva i suoi primi vagiti
di rinato? E poi, terza madornale evidenza: il resuscitato si chiama Tanatos di
cognome? “Morte” in greco? Ah, nomen omen,
è proprio il caso di dire. Corbezzoli, che fantasia questi creatori di false
notizie. Adesso Bufale.net, un sito che si occupa di smascherare le bufale, fa
sapere che quella stessa foto circola già da tanto in rete, su alcuni siti di
folclore “e riguarda un rito, noto come “Ma’Nene”, praticato nell’isola indonesiana di Sulawes. Con questa pratica religiosa,
piuttosto suggestiva, i nativi del posto sono soliti, una volta all’anno, riesumare un proprio caro, vestirlo e ripulirlo, per portarlo in giro del paese, in modo che la gente possa toccarlo
(esorcizzando la morte) e, nel contempo, chiedergli
l’assistenza e
la protezione per l’anno a venire. A fine evento, la salma
viene riportata nel luogo dell’eterno riposo, con la popolazione locale ormai
confortata dalla certezza che i propri avi veglieranno sulle loro sorti per
ancora un anno”. Posto che sul web è lecito dubitare di tutto, e quindi
non solo delle bufale ma anche degli smascheratori di bufale, se non si tratta
della religione dell’Indonesia, di qualche altra pratica religiosa comunque si
tratta. Si capisce anche che chi ha messo in giro la fake new sia italiano e
probabilmente napoletano. Infatti, gli anni del resuscitato sarebbero 53
(secondo altri siti 54): questo numero nella Smorfia napoletana corrisponde al
“vecchio”. Inoltre, sommando le lettere del nome dello zombi viene fuori 16,
che è “il culo”, cioè la fortuna; e che fortuna deve avere uno che muore a
risurgere! Mi
dispiace quindi deludere i beoni della rete, adoratori del falso, scopritori
dell’ovvio, cercatori della verità su Internet, mitomani compulsivi. Per il
momento, dalla morte corporale non si resuscita.
I
due fidanzatini californiani Joseph Orbeso e Rachel Nguyen vanno a fare
trekking nel parco di Joshua Tree in California e si perdono. Poi, accorgendosi
che vani sono i loro sforzi per tornare indietro, per la disperazione decidono
di farla finita e si uccidono a vicenda. Posto che la follia umana non ha
limiti, è come il pozzo di San Patrizio, le Vore di Barbarano, il mare di
Leuca, posto pure che è meglio, anzi meno peggio, che uno spostato faccia del
male a sé stesso piuttosto che agli altri, mi chiedo: questi due imbecilli non
potevano andare a fare una passeggiata sul Sunset Boulevard a Los Angeles,
invece che nel deserto della California?
Certo, sul Sunset Boulevard si corre il rischio di essere falciati da un
carro dell’Isis, perché per ogni deficiente c’è sempre un deficiente che lo è
di più, secondo la legge di Murphy, ma nel deserto senza acqua e cibo le
probabilità di tirare le cuoia sono molto più alte! Ancora c’è gente che pensa di sfidare la
natura senza esserne sopraffatto? E poi,
si regala una passeggiata nella impervia foresta ad una fidanzata per il suo
compleanno? Attraversatori di deserti, sfidatori di pericoli, fidanzati in para
col trekking, pattinatori dell’assurdo, perché non convincersi che è oltraggio
sfidare volutamente il destino e che dalla morte non si ritorna?