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mercoledì 26 maggio 2021

48 MORTO CHE PARLA
di Paolo Vincenti

 
Sta facendo il giro del mondo virtuale la notizia del morto peruviano resuscitato dopo tre mesi. Boccaloni socialnetworkiani approvano, condividono, commentano. Lo zombie virtuale, tale Alejandro Tanatos, morto per un infarto, si sarebbe svegliato dopo tre mesi poiché grazie al grande freddo della capitale del Perù, Lima, che sorge a 1200 metri di altezza, miracolosamente la sua circolazione sanguigna si sarebbe riattivata rimettendo in moto le funzioni vitali. E il fortunato, sia pure in avanzato stato di decomposizione, sarebbe tornato dalla sua famiglia pronta ad accoglierlo a braccia aperte. Ma Sant’Isidoro di Siviglia! Ci vuole molto a capire che si tratta di una bufala? Tra l’altro, chi l’ha congegnata non ci è andato nemmeno tanto per il sottile. Lo scherzo è del tutto grossolano, volutamente rozzo, le incongruenze macroscopiche. Intanto un uomo morto da tre mesi, come quello ritratto in foto, anche se è schiattato per il male peggiore, dopo la più lunga ed atroce agonia, non si riduce così in un lasso di tempo tanto breve: scarnificato, mangiato dai vermi e con gli occhi già infossati. Quello ritratto in foto è chiaramente uno zombie, cioè un cadavere dissotterrato per qualche strano rito woodoo o magico della antica religione Inca. Seconda incongruenza: la bara non era stata sigillata? Questo revenant si è alzato ed ha aperto il coperchio ed è uscito fuori?  La bara non era stata verosimilmente tumulata? Oppure era stata lasciata fuori dal loculo per un caso fortuito e sempre per un caso fortuito il custode del cimitero si trovava a passare di lì proprio mentre il cadavere emetteva i suoi primi vagiti di rinato? E poi, terza madornale evidenza: il resuscitato si chiama Tanatos di cognome? “Morte” in greco? Ah, nomen omen, è proprio il caso di dire. Corbezzoli, che fantasia questi creatori di false notizie. Adesso Bufale.net, un sito che si occupa di smascherare le bufale, fa sapere che quella stessa foto circola già da tanto in rete, su alcuni siti di folclore “e riguarda un rito, noto come “Ma’Nene”, praticato nell’isola indonesiana di Sulawes. Con questa pratica religiosa, piuttosto suggestiva, i nativi del posto sono soliti, una volta all’anno, riesumare un proprio caro, vestirlo e ripulirlo, per portarlo in giro del paese, in modo che la gente possa toccarlo (esorcizzando la morte) e, nel contempo, chiedergli l’assistenza e la protezione per l’anno a venire. A fine evento, la salma viene riportata nel luogo dell’eterno riposo, con la popolazione locale ormai confortata dalla certezza che i propri avi veglieranno sulle loro sorti per ancora un anno”. Posto che sul web è lecito dubitare di tutto, e quindi non solo delle bufale ma anche degli smascheratori di bufale, se non si tratta della religione dell’Indonesia, di qualche altra pratica religiosa comunque si tratta. Si capisce anche che chi ha messo in giro la fake new sia italiano e probabilmente napoletano. Infatti, gli anni del resuscitato sarebbero 53 (secondo altri siti 54): questo numero nella Smorfia napoletana corrisponde al “vecchio”. Inoltre, sommando le lettere del nome dello zombi viene fuori 16, che è “il culo”, cioè la fortuna; e che fortuna deve avere uno che muore a risurgere! Mi dispiace quindi deludere i beoni della rete, adoratori del falso, scopritori dell’ovvio, cercatori della verità su Internet, mitomani compulsivi. Per il momento, dalla morte corporale non si resuscita.
I due fidanzatini californiani Joseph Orbeso e Rachel Nguyen vanno a fare trekking nel parco di Joshua Tree in California e si perdono. Poi, accorgendosi che vani sono i loro sforzi per tornare indietro, per la disperazione decidono di farla finita e si uccidono a vicenda. Posto che la follia umana non ha limiti, è come il pozzo di San Patrizio, le Vore di Barbarano, il mare di Leuca, posto pure che è meglio, anzi meno peggio, che uno spostato faccia del male a sé stesso piuttosto che agli altri, mi chiedo: questi due imbecilli non potevano andare a fare una passeggiata sul Sunset Boulevard a Los Angeles, invece che nel deserto della California?  Certo, sul Sunset Boulevard si corre il rischio di essere falciati da un carro dell’Isis, perché per ogni deficiente c’è sempre un deficiente che lo è di più, secondo la legge di Murphy, ma nel deserto senza acqua e cibo le probabilità di tirare le cuoia sono molto più alte!  Ancora c’è gente che pensa di sfidare la natura senza esserne sopraffatto?  E poi, si regala una passeggiata nella impervia foresta ad una fidanzata per il suo compleanno? Attraversatori di deserti, sfidatori di pericoli, fidanzati in para col trekking, pattinatori dell’assurdo, perché non convincersi che è oltraggio sfidare volutamente il destino e che dalla morte non si ritorna?