Pagine

lunedì 31 maggio 2021

RIPENSARE LA CITTÀ
di Giannozzo Pucci


Un momento della maratona civile
a Firenze

Costa San Giorgio e identità
 
Generalmente si è portati a pensare, anche i politici, che si governa con le leggi, i progetti, i piani urbanistici, i grandi interventi che “lasciano il segno” nella memoria della città, in realtà il segno più importante si lascia con la concezione di governo, che guida le tante piccole o grandi scelte politiche che spingono o meno i cittadini a fare il bene comune nelle loro attività.
Negli anni ’60, col nuovo piano regolatore, si confrontarono due visioni opposte, quella di La Pira, che voleva una città circolare, con una reinterpretazione fedele della sua storia sia in centro che nei nuovi insediamenti, come si può vedere oggi nel vecchio Isolotto. Vinse invece la visione di Detti, l’estensore del piano, il quale, a seguito delle idee moderniste di Le Corbusier, voleva una Firenze che togliesse dal centro storico tutte le sue funzioni per i fiorentini per trasferirle in gran parte verso la piana di Nord-Ovest, mentre il centro, come salotto buono, doveva essere consegnato al turismo e alla rappresentanza.
Questa concezione, contrastante con l’identità profonda di Firenze è stata seguita, salvo qualche rara eccezione, da tutte le giunte susseguitesi per 60 anni. Il motivo è che chiunque, anche senza nessuna cultura della nostra città, può praticarla quasi passivamente, seguendo la corrente.
Lo sport urbanistico più diffuso è stato quindi l’esportazione di funzioni anche storiche, come la giustizia, dal centro e per tutti i vuoti che si sono formati nella politica sono apparse fra i decisori solo e sempre le stesse idee: 1) un museo; 2) un albergo o residenze turistiche.
Verso la fine degli anni ’80, Pierluigi Cervellati che da assessore all’urbanistica è riuscito a mantenere la vitalità moderna e tradizionale nel centro di Bologna, commentò: “Il centro storico di Firenze è il più vuoto e il più ingorgato d’Italia.” Ingorgato perché, qualunque svuotamento si faccia, continuerà ad attrarre con la sua bellezza e magnetismo tantissime persone: giovani dalle province nelle notti dei fine settimana, turisti usa e getta o danarosi, ma tutti consumatori della storia dei fiorentini, i quali in massima parte sono costretti a vivere altrove. La degenerazione della cultura politica traspare dalla mancanza di memoria, ad esempio che la nostra creatività spunta anche ora fra persone che vivono o lavorano in centro e che conoscendolo per quotidiana consuetudine sono più capaci di proteggerlo.
Una classe politica con un minimo di grazia di stato, sapendo che quel luogo straordinario corrispondente all’ex scuola di sanità militare a Costa San Giorgio è in vendita, dovrebbe per prima cosa assicurarsi che almeno dopo i 99 anni torni alla città e poi cambiare i vincoli di destinazione urbanistica solo a condizione di garantire una quota sensibile e a basso prezzo per attività tipiche dell’identità di Firenze e assicurarsi che il tipo di traffico veicolare sia consono alle strade e alle destinazioni per cui si concede la funzione d’uso.